Una città - anno V - n. 40 - aprile 1995

di idee della sinistra B Mentre in Europa si discuteva su come le élites potevano guidare gli oppressi alla conquista del potere, gli anarchici americani discutevano di antitrust, di voto alle donne, di diritti e poteri dei consumatori, di difesa della proprietà individuale, di copyright. L'odio per uno stato liberticida e il principio della sovranità dell'individuo non sono affatto patrimonio esclusivo del liberalismo. Intervista a Pietro Adamo. nalità, ma è un sistema che si fonda sul principio della protezione del più debole, quindi si fonda sulla sovranità del consumatore e nella difesa del consumatore deve trovare il suo centro. Quando sento in televisione parlare Berlusconi o Abete, con la loro idea che il sistema del libero scambio miri al potenziamento delle risorse, ho l'impressione di sentire dei marziani: sono tutte cose vere, è vero che se tu potenzi l'imprenditoria dai più lavoro alla gente, ma il problema vero è precedente, è di come intendere la vita dell'uomo, se essa debba essere incentrata solo sul lavoro e se questo debba necessariamente passare per l'imprenditore. Più o meno tutti, oggi, partono dal presupposto che il capitalismo sia un sistema che, tramite il meccanismo del male necessario -cioè del vantaggio che tu devi dare ai creativi, agli imprenditori-, porta del bene anche ad altri attraverso, ed è questo i I punto centrale, la costruzione di lavoro. E' quanto dice Abete quando sostiene che dobbiamo aiutare gli industriali, perché così gli industriali creeranno posti di lavoro ... Invece nell'America della metà dell'800 -un'America dove sorgevano villaggi nuovi ogni giorno, dove non c'erano istituti bancari, dove molto spesso questi nuovi villaggi funzionavano come delle comunità- la cosa interessante è che questi anarchici cercano di rendere l'idea centrale del capi talismo, cioè la proprietà privata e il libero scambio, portatrice di giustizia e libertà. Ed infatti, facendo la stessa operazione di Proudhon che pensava di risolvere il problema della parificazione delle opzioni individuali creando una banca popolare a carattere mutualistico, creano una proliferazione di banche. Spooner arriverà addirittura a pensare alla possibilità che ogni uomo divenga la propria banca, cioè che ognuno si stampi i biglietti che lo impegnano ad un dato debito a fronte dell'acquisto di una data merce, e se si pensa alla comunità ristretta a cui si riferiva Spooner ecco che questo paradosso diventa pensabile, ecco che non c'è più bisogno dell'intervento delle grandi banche dell'est, degli interessi, dell'usura. Ma, a parte la questione delle banche, credo che il tentativo più noto di riformulare i rapporti fra consumatore e produttore e di pensare alla questione dell'imprenditoria in altri termini, sia stato il ''Time Store" fondato a Cincinnati da Warren. Quel che è interessante in questo tentativo, ed è quello che interessava anche a Warren, è come ottenere Pietro Adamo si occupa principalmente del protestantesimo radicale e della cultura politica del/' anarchismo, sui quali ha scritto vari saggi. Sembra che il liberalismo sia attualmente l'unica tradizione politica rimasta sulla scena. Esistono però tradizioni di pensiero che potrebbero dare spunti interessanti, e fra queste l'anarchismo autoctono americano, così poco conosciuto in Italia. Da dove · deriva tale tradizione? La tradizione dell'anarchismo autoctono americano, che copre quasi tutto I' 800, è stata una corrente di pensiero originale e articolata che si è fondata principalmente sulla realtà sociale e culturale americana, con rarissimi contatti con i movimenti e i teorici che hanno costituito l'anarchismo in Eu(opa. Degli esponenti più·noti di questa tradizione -Lysander Spooner, Benjarnin Tucker, Josiah Warren, Stephen Pearl Andrews-, l'unico che conosceva bene le opere di Stimer, Bakunin, Kropotkin era Benjamin Tucker, che le fece anche tradurre o le tradusse egli stesso, ma fino a lui gli anarchici americani maturarono il loro anarchismo in modo assolutamente autoctono rispetto a quella tradizione europea (che parte da William Godwin e arriva fino a Errico Malatesta, e che comprende Stirner, Bakunin, Proudhon, Kropotkin, Reclus, Faure e tanti altri) che oggi definiamo "anarchismo classico". Questa elaborazione autonoma americana, come dicevo, durò fino a circa il 1890, quando, con l'immigrazione di italiani, tedeschi, ebrei negli Stati Uniti si ebbe l'introduzione di tematiche tipicamente europee che fecero sì che i leader del movimento anarchico americano del primo '900 -vale a dire Emma Goldman, Alexander Berkman, Johann Most, non a caso tutti immigrati- avessero come punto di riferimento non la tradizione libertaria americana, ma quella europea, essenzialmente Kropotkin e l' anarco-comunismo. E mentre l'anarchismo di matrice europea è figlio soprattutto dell'illuminismo francese e del populismo russo, l'anarchismo americano autoctono è figlio del protestantesimo radicale, delle sette dissenzienti della Riforma che furono anche le matrici del liberalismo americano. Non è casuale che il punto focale di questo particolare anarchismo stia proprio nell 'estremizzazione di una forma di liberalismo tipicamente americana. Il fenomeno liberale negli Stati Uniti ebbe uno sviluppo molto diverso da quello europeo e per dare il senso della differenza è sufficiente ricordare le reazioni che i viaggiatori europei che vanno in America tra la metà del '700 e l'inizio de11'800 annotano nei loro diari. Tutti questi viaggiatori, appena sbarcati a Boston, a New York o in qualunque altro porto, notano immediatamente quanto manchi nella società americana il senso della gerarchia-lo stupore più grande è provocato dagli operai e dai lavoratori del porto che camminano tranquillamente per la strada in mezzo al "gran mondo", che apostrofano i loro padroni durante il lavoro- e non sono pochi quelli che, col massimo scandalo, scrivono che in tutta la società americana sembra esserci un forte senso di eguaglianza e di non essere trattati come si tratta un aristocratico, o un membro della classe superiore, ma al pari di tutti gli altri. Uno dei motivi per cui negli Stati Uniti il senso dell'uguaglianza era molto più forte che in Europa è certamente dovuto al fatto che gli emigranti che nel '600 andavano negli Stati Uniti dall'Inghilterra, appartenevano in genere alle classi basse e medie, mentre gli aristocratici, in linea di massima, non andavano, salvo qualcuno che faceva il governatore o simili. l'antica radice protestante del culto libertario Per questo, nell'America che nasce da questi emigranti che fuggono dall'Inghilterra per sottrarsi alla miseria e alle persecuzioni religiose, manca il senso dell 'aristocrazia, dell'autorità, e anche le classi aristocratiche che nascono nei territori dell'America del Nord si creano in un contesto dominato dal senso dell'uguaglianza. Questo contesto dai tratti egualitari segnerà poi l'intera esperienza del libertarismo americano, che avrà sviluppi diversi da quello europeo, lo stesso Stato moderno viene creato negli Stati Uniti in modo diverso da come si viene creando in Europa. E' in questo contesto di un liberalismo venato di egualitarismo, che affonda le sue radici nel protestantesimo radicale, che bisogna pensare all'esperienza e allo sviluppo dell'anarchismo americano. Il protestantesimo dei battisti, dei quaccheri, degli antinomiani, dei ranters prende infatti i concetti centrali del protestantesimo e da essi elabora una serie di teorie profondamente individualistiche, facenti perno sulla centralità e sull'autonomia dell'individuo, teorie che a loro volta diventano un solvente per il principio di autorità. Questa operazione è del tutto conseguente al protestantesimo e in un certo senso è analoga a quella fatta da La sia1re11a diunapensionientegrativa. ' . Per 111111110r1 lllltlamloul molgltl alle Agenzie IMlpol UNPOL ASSICURAZIONI I vostri valori sono i nostri valori ~ -~ . ® 6 UNA CITTA' Lutero quando scrisse il suo primo trattato sulla libertà del cristiano. Lutero fu, io credo, il primo nella storia d'Europa ad immaginare un individuo in sé, completamente staccato, autonomo dallo Stato, dalla chiesa, dalla famiglia, dalle relazioni sociali. Con un grande sforzo d'immaginazione, rielaborando in modo potente e originale quel che avevanodettosanPaoloesant' Agostino, nel 1520 Lutero disse che il cristiano è cristiano soprattutto in quanto ha una relazione privata con Dio e con questa affermazione ha dato alt' occidente i materiali da cui prenderà le mosse la modernità. Questa tendenza alla valorizzazione dell'individuo è presente in vario modo nelle elaborazioni di quasi tutti i teologi cinque-seicenteschi, scoppia nella rivoluzione inglese e viene portata negli Stati Uniti, anche se è difficile fare una descrizione, attraverso una serie lineare di autori, di come questa tradizione si sia spostata. Quello che è certo, comunque, è che per tutto il '700 abbiamo la riemersione di questi temi forti nelle esperienze liberali: non si può non pensare a un personaggio come Thomas Jefferson senza tenere presente come egli prenda dal protestantesimo quella difesa strenua della libertà degli individui che lo porterà ad affermare, lui che fu presidente degli Stati Uniti, che "il miglior governo è quello che governa meno". Il nocciolo del protestantesimo radicale è come un iceberg che viaggia sotterraneo ed ogni tanto emerge e noi possiàmo vedere come Spooner, Andrews, Warren usino costantemente temi protestanti, come li rielaborino a partire dalle idee delle tendenze radicali del Seicento. Questo non vuol dire che tutti i protestanti radicali fossero libertari, per molto tempo, anzi, molti si caratterizzarono come dei repressori e dei dogmatici e l'esempio è quello della persecuzione delle streghe. Ma a fianco di questa maggioranza esistevano tuttavia delle sette non piccole che, come ad esempio gli antinorniani, pensavano una cosa sostanzialmente anarchica, cioè che un cristiano in stato di grazia non avesse alcun obbligo di ubbidire neanche al decalogo. Loro vivevano questa contestazione radicale del principio di autorità in senso essenzialmente religioso, ma, poiché il sostegno alla vita civile, ali' associazione statale, alla famiglia, era la religione, questa affermazione comportava quasi meccanicamente il rifiuto di obbedire alle leggi fondamentali che regolavano la vita associata. Ed infatti, attorno alla metà del '600, proprio gli antinomiani faranno questa operazione e diranno "Se non devo obbedire al decalogo allora non devo neanche obbedire al giudice o al poliziotto o al parlamento". Non a caso gli antinomiani, secondo questo stesso ragionamento, saranno fra i primi a praticare l'amore libero e questo era del tutto conseguente alle loro premesse perché, una volta che ti distacchi dati' idea che la credenza in Dio sia un limite e inizi a pensare che è invece uno strumento di liberazione che ti riguarda in quanto individuo, la questione diventa quella di procurarsi i mezzi di una liberazione che non può che essere anche nel quotidiano, nella società e nella politica. Il carattere predominante dell 'anarchismo americano, cioè la difesa a tutti i costi dell'individualità (che è anche il punto di partenza della riflessione dell'anarchismo classico, non solo di Stimer, ma anche di Proudhon e persino di Bakunin), nasce da tutto questo e si innesta in una realtà sociale che fino alla metà dell' 800 non vede i grandi centri urbani europei e la forte presenza di un movimento operaio organizzato, ma grandi spazi, piccoli centri, contadini e allevatori. Quando gli anarchici americani ricercheranno i loro precursori, questi verranno trovati in Thomas Paine, in Thomas Jefferson, in Henry David Thoreau, in Ralph Waldo Emerson, cioè in quei pensatori liberalradicali che, a partire dalla loro formazione protestante, elaborano nel primo '800 teorie critiche del sistema liberale che si sta affermando. Ma centrare tutto sull'individuo non porta ad astrarsi dalla realtà? Gli esseri umani sono anche, o soprattutto, prodotto della società in cui vivono... Gli anarchici americani non pensavano la loro esperienza come una rottura, o un al di là dei nessi sociali proprio perché erano fortemente radicati nella loro realtà culturale ed in virtù di questo avevano anche una forte presa sulla loro società. Josiah Warren, che fu un po' l'iniziatore di questa tradizione, segue da presso l'esperienza dei villaggi cooperativi di Robert Owen, dà vita a dei villaggi comunitari e a degli esperimenti sociali nel tentativo di creare nuovi modelli di produzione e distribuzione che nel contempo cambino l'uomo. Stephen Andrews era invece il classico letterato newyorkese un po' bohémien, conosceva più o meno bene oltre trenta lingue ed era attivo negli ambiti più disparati. Ed infatti quelli che si occupano di spiritismo credono che Andrews sia essenzialmente uno spiritista, quelli che si occupano dello sviluppo delle comuni pensano che sia essenzialmente un sostenitore del modello comunitario, altri ancora .. ·.~ .. ~ ~~ 0Kllt;~Cilt Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236 pensano che sia un utopista, mentre non molti sanno che Andrews è stato soprattutto un teorico di questa "via americana" alt' anarchismo. Andrews, fra l'altro, nel 1872 fu sbattuto fuori, da Marx, dalla sezione americana della Prima Internazionale (insieme a Victoria Woodhall, che fu la prima donna a candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti quando le donne non potevano ancora votare), perché pare fosse un po' troppo propenso a propagandare e praticare il libero amore, ma questo era del tutto naturale per la sua personalità di frequentatore dei circoli dei liberi pensatori. stampare moneta: una possibilità per ogni cittadino E mentre Lysander Spooner, avvocato, era il classico congregazionista che applicava le lezioni pratiche e morali che aveva imparato nelle campagne della Nuova Inghilterra all'organizzazione della società, Benjamin Tucker, ultimo grande esponente di questa tradizione di pensiero, sa, ali' opposto, di vivere in una società capitalista fortemente articolata e già nel 1890 si misurava con realtà economiche, politiche e sociali che per molti versi sono simili a quelle di oggi. Quando si leggono questi autori si ha veramente la percezione di aver a che fare con dei contemporanei, con persone che stanno dibattendo problemi di cui puoi parlare anche tu. Quello che mi colpisce leggendo i classici dell'anarchismo europeo è che, una volta superate le grandi dichiarazioni di principio e le analisi, ti ritrovi con proposte di intervento e progetti di cui oggi non si sa che farsene: Bakunin postula una élite che guidi la riscossa degli oppressi attraverso sollevazioni di operai e contadini -ma oggi viene da dirsi "quali operai, quali contadini?"- ma, ancor prima di questo, c'è la questione dell' impostazione generale, cioè la necessità del rovesciamento della società capitalistica, la contrapposizione frontale ad essa, e non per nulla ancora oggi la maggior parte degli anarchici è di ispirazione fortemente socialista. All'opposto, uno degli sforzi più grandi compiuti dagli anarchici americani è quello di interpretare la loro società, è il chiedersi cosa siano il liberalismo e il capitalismo e danno una risposta inversa a quella che ancora oggi domina in Europa e in America: il capitalismo, secondo Warren, Tucker, Spooner, non è tanto il libero scambio, il mercato, non è un sistema sociale ed economico fondato sull'imprenditore e sulla sua origila giustizia nello scambio. A questo proposito c'è la sua celebre formula per cui "il costo è il limite del prezzo"; Warren, cioè, pensa che il costo di una data merce debba essere determinato soprattutto dal tempo che viene impiegato per costruirla e questo mettere l' orologio al centro del sistema di scambio, al posto della legge della domanda e dell'offerta, altro non è che un sistema per superare le ricadute negative che il capitalismo portava con sé. Lo sforzo, quasi eroico e furiosamente antisocialista, dei pensatori libertari americani è sempre stato di ricercare un sistema di finanziamento dell'imprenditoria, di scambio di prodotti, di valutazione del costo, che permettesse di superare l'antinomia tra produttore e consumatore o, meglio, che permettesse di pensare al rapporto tra produttore e consumatore non come sistema di dominio, ma come sistema di scambio che a sua volta permettesse di pensare alt' esistenza del mercato senza che questo si trasforelettrauto marzio malpezzi piazza dellavittoria forlì tel. 67077

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