Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

zetti signorili, che però non sono stati rico– struiti dopo le distruzioni della guerra. Il territorio del comune si divide, grosso modo, in una parte più alta dove si trova un pascolo degradato misto ad alcuni resi– dui di bosco di quercie, in una zona olivata a mezza costa, e in un~ terza zona a vigna e colture erbacee in basso, sotto il paese, verso la valle dell' Ausente. Nella grande maggioranza la popolazione risiede nei vari corpi del paese in alto e si reca, uomini e donne, (con l'asino, la capra e il maiale) a lavorare al mattino, rientrando al tra– monto. Ogni zona è spezzettata in parcelle piccolissime che sono state divise fino all'in– verosimile 2. E se appena in esse si vuol mutare qual– cosa si cozza contro una tecnica agraria arretratissima e contro l'assenza di qualsiasi accumulazione di capitali da reinvestire; così quando si affronta il problema del carattere di Coreno e di quello dei paesi vicini, l'evoluzione degli uni e degli altri chiede una complessa spiegazione. Poco po– co che ci si muova su questo piano si in– contrano le famiglie baronali e i briganti, le università agrarie e l'eversione della feu– dalità, i rapporti coi ducati di Gaeta, di Roma e di Napoli, gli abati di Montecassino e i conti di Traetto, i Caetani e i Carafa, i Saraceni, i Longobardi e i Bizantini e, se si volesse ancora retrocedere, gli Ausoni e i Romani, i Volsci e i Greci. Sarebbe molto facile esporre i nostri dati, scarsi o abbondanti, su ciascuno di questi capitoli, ma per cercare una via di correla– zione tra i dati del presente e la storia dobbiamo far centro su un problema e, partendo da esso, tentare la spiegazione dell'oggi con gli avvenimenti di ieri e vice– versa. Poichè moltissimo dipende dalla scelta del problema centrale, abbiamo visto la necessità di una specie di indagine « pi– lota». E per compiere questa bisogna ri– farsi ad alcune osservazioni e notizie che riguardano non solo Coreno ma anche i paesi che lo circondano, i gruppi umani che vivono nella zona e le organizzazioni poli– tico-sociali che hanno esercitato le. maggiori influenze storiche su di esso. La comunità paesana si afferma con l 'agricoltura. Confrontando Ausonia (che prima della riesumazione degli antichi nomi sj chia– mava Fratte) con Coreno, risulta chiaro che mentre nel primo paese è esistita storica– mente una comunità, a Coreno ci si trova davanti soprattutto a un agglotp.erato di famiglie che col procedere del tempo e per filiazioni successive, han dato luogo a una serie di vicinati e di frazioni, prossimi tra loro, ma privi di relazioni profonde e di sensi unitari. Fratte è un borgo medioevale accorpato sotto il castello e una chiesa. Esiste ancora un'antica « fratanza » che garantisce in per– petuo agli iscritti, in ogni anniversaria del- . la morte, il suffragio: ed è questo un indi– ce importante della sopravvivenza nel pae- 2 Si racconta che, nel 1936, persino 21 pietre, sono state spezzate in una divisione ereditaria. BibliotecaGino Bianco ' \ .. ' ~6AETA se del senso di comunità e di discendenza dagli stessi antenati 3. Non per nulla Fratte pare riedificata vicino al luogo dove era l'antica Ausona, capitale degli Ausoni, po– polo italico, distrutta dai Romani nel 314 a. C. e poi sede di colonie. Questa - come attesta don Giuseppe La Valle, dotto sacer– dote di Coreno studioso di storia della re– gione, e come confermano vari autori, - sorgeva preso le sorgenti dell' Ausente, molto vicino all'attuale paese e lungo la strada che collega la via Appia con la Latina. Verso sud-est, vicino al basso corso del Garigliano, si trova Castelforte, ricostruito dopo la distruzione longobarda de11'816 sul luogo ove era esistita l'antica Vescia (ve– scum = mangereccio), città degli Ausoni (distrutta dai Romani nel 314 a. C.), posta al centro di una ricca zona agricola, e che controllava anche il « saltus vescinus » pas– saggio obbligato della via Appia. Ausonia e Castelforte escono dunque dai tempi antichi con una loro comunità for– mata, a cavallo delle strade di comunica– zione e in zone agricole, mentre· Coreno sorge tardi, e lo si identifica per la prima volta, in occasione di una don.azione di terre ' 3 Erano iscritti di diritto i sovrani, i conti e i signori: fatto significativo del valore che la tra- ;, . 1f !); iJJJ I&, . 1!/J -- '11Jt 11 JJJ//r'fj/Jt/ , ; J/.; I )J ".a._..__ hta ~ M.~4iO r\\ -""",j f' 1.1 '"'h·K', 'f"~ ~~~~~o .; I e ~ ~•/i'•-•-•--- ✓- 1 .,,,_ ---- 1 ~' 1 , ///,, -~---- 1/ ✓f - -- /2 ' . ... ·"'. "\ ,/-- ~ c/f§rf:, • ;:?'/~ - - / che Marino, conte di Traetto, fece nel 1058 all'abate di Montecassino. Il paese di Coreno si è sviluppato lungo tre mulattiere divergenti che risalgono la costa un tempo boscosa di monte Maio: lungo esse si trovano le frazioni del paese che prendono il nome dalle famiglie che prime vi abitarono e, spesso, ancora vi abi– tano. Così già nell'XI secolo si ricordano le frazioni di Carelli e di Magni, abitate da pastori e da boscaioli. Le case delle di– verse frazioni sono indipendenti l'una dal- 1' altra anche se addossate; ognuna ha, o tende ad avere, il suo forno e la sua ci– sterna. Si tratta di una organizzazione cri– stallizzata su forme di autosufficienza fami– liare in vicinati fondati su vincoli di san– gue: una deduzione originaria di pastori e di boscaioli non di contadini, anche se più tardi si è verificato - ma mai con pienezza totale di sviluppo - il passaggio dall'economia pastorale boschiva all'agri– coltura. Un insediamento di carattere montano dunque, ma che sorge in alta collina, dove i monti Aurunci degradano verso il Gari– gliano (monte Maio raggiunge i 940 metri, Coreno i 318 metri), ciò che lo rende aperto dizione della gerarchia feudale aveva per la co– munità contadina. II

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=