Terza Generazione - anno I - n. 2 - novembre 1953

sul piano culturale: solo così, con l'intro– duzione di 1111 criterio disct·iminante, po– tt·emo ottenere dai maestri in condizione di apertura qualcosa di più che una com– p1·ensione formale. 7. L'essere soli ci pone con più urgenza di fronte alla necessità di metterci insie– me, di organizzarci. Fiduciosi nella inventività di ognuno e nella spontanea creatività culturale che viene dalle spinte individuali, crediamo che un accrescimento delle potenzialità di lavoro si possa avere soltanto con un'inizia– tiva comune che sistemi in un quadro or– ganico gli interessi individuali e che facen– do circolare delle ipotesi e delle tesi dia la possibilità di allargare le prospettive. Il fatto nuovo da sperimentare è che le « persone normali » sapientemente orga– nizzate hanno la possibilità di svolgere in– sieme un'azione proficua sul piano della cultura, cominciando a risolvere proprio quei problemi che i grandi maestri hanno lasciato in eredità. 8. Si parte, anche qui, da quota zero: non per sostituire una nuova ideologia alle antiche, ma per cominciare a produr– re nei limiti delle possibilità, una cultura ' ' omogenea alle nostre esigenze e alla realta del paese. Possiamo fidare soltanto nel nostro in– tuito, l'intuito delle « persone normali>: il che è come dire nella capacità di appli– care su un tet·reno di ricerca la nostra in– ventiva e le nostre possibilità umane. Le intuizioni, però, rimarrebbero un fatto in– teriore sul piano individuale e il lavoro comune assumerebbe l'aspetto di un cena– colo se dimenticassimo le sollecitazioni concrete che venendo dal basso, dalla di– namica della generazione, ci obbligano ad operare delle scelte. Partire dunque, ripetiamo ancora una volta, dai problemi. Da ciò che nei paesi e nelle città condiziona negativamente i giovani, sorgono immediatamente tutti quei problemi, legati alla comprensione ed allo sviluppo della società nazionale, che vanno affrontati per poter permettere interventi di sviluppo. 9. L'intuizione è garanzia della ricerca. Questo si intende quando si afferma che produrre cultura e un fatto aristocratico. Il contatto con la realtà, d'altro canto, è garanzia contro il pericolo dell'astrattezza. La creazione di un ambiente culturale, inoltre, rompendo i confini della rigida specializzazione e della spontanea « iner– zia individuale», assicura un continuo al– largarsi delle capacita di ognuno. La• linea di lavoro è al punto di sutura tra le possibilita d'indagine e la situazione storica. Su questa linea nascono le ipotesi che, per non essere gratuite, devono rice- B1bliotecaGino Bian~o vere sollecitazioni dai problemi reali ri:– dotti, grazie al filtro dell'intuizione, nei loro termini essenziali. Questa è anche la via per superare al– cuni divorzi oggi esistenti e di cui soffre la società moderna. Intendiamo quelli tra intellett11ali e masse e tra intellettuali e vita nazionale. La cultura tradizionale mu– tuando i s1,oi strumenti da ideologie date non è mai riuscita a saldare gli uomini eruditi con i non eruditi, le élites che go– vernano attualmente il paese con i gover– nati: il non tener conto dell'effettiva situa– zione storica e del fatto che l'offerta di p,·ospettive per la soluzione dei problemi più urgenti è l'unico modo per risvegliare la sensibilità e quindi l'iniziativa, non ha permesso nè un linguaggio comune, nè un processo in cui la cultura saldandosi alle reali esigenze del popolo aiutasse i più a raggiungere il livello storico. Il nostro quindi, se volete, è un atteg– giamento di discussione completa delle posizioni tradizionali. Anche il ripensa– mento storico per esemplificare, subisce un ridimensionamento: in formula piana si può dire che non si parte più da ieri per arrivare ad oggi, ma a ieri si arriva in funzione di una comprensione dell'oggi che vada oltre i termini delle parti. 10. La realtà della generazione è il la– voro di tutti. Di 11n atteggiamento nuovo e positivo si può parlare solo in termini di genera– zione, e non con riferimento alle categorie sociologiche tradizionali, secondo schema– tizzazioni classiste. Pensiamo ad un'iniziativa comune che, collocando in una prospettiva ampia gli interessi di tutti, dia un significato più vasto all'azione di ognuno: faccia vedere cioè al contadino che egli agisce per lo sviluppo solo quando, accanto al suo, c'è il contributo dell'operaio e dello studente. Per questo è necessario studiare un piano organico di lavoro che dia la positività ai contributi del contadino, dell'operaio, dello studente e che, nel contempo, aiuti il for– marsi di una coscienza collettiva di gene– razione realizzabile non in modo astratto, ma intorno ai problemi aperti nel paese. E. necessario perciò immettere realtà di– namiche nuove, mai prima d'ora conside– rate: è il momento delle « iniziative », espressione dell'unione solidale dei giovani per un'azione responsabile. Esistono, in pratica, iniziative d'azione e iniziative di ricerca: le prime si realiz– zano nei paesi e nelle città intorno alle questioni che pesano sui giovani e che osta– colano lo sviluppo naturale delle entità sociali in cui vivono; le seconde riguardan(? tutti coloro che hanno degli interessi di studio e che vogliono mettersi insieme al fine di produrre la cultura necessaria allo sviluppo delle iniziative d'azione. L'andamento delle due forme di inizia- tiva è parallelo, essendo esse legate da un rapporto di interdipendenza: l'iniziativa– ricerca non può produrre in modo effetti– vamente creativo se non giungono richieste dal basso, d'altra parte l'iniziativa d'azione ha bisogno di avere degli strumenti cul– turali che permettano ai giovani impegnati di superare lo stadio dell'intuizione e di avere una chiarificazione (in termini storici, economici, ecc.) dei problemi ai quali si trovano di fronte. L'iniziativa culturale, quindi, è propria di tutti coloro che, possedendo un certo bagaglio culturale e avendo· delle vere spinte alla ricerca, vogliono compiere un passo a-vanti rispetto alla cultura tradizio– nale, aiutando nel contempo i giovani itn– pegnati nell'azione. In questo quadro i capi giovanili (i~– p,·;n,ditori dell'iniziativa d'azione) rappre– sentano l'anello di congiunzione, i media– tori, se si vuole, attraverso i quali (per usare una fo1·mula vecchia con un signi– ficato nuovo) la cultura si salda con la realtà. 11. Quanto si è detto non esaurisce il lavoro di ricerca: i problemi che affiorano dal basso, legati trd loro secondo le con– nessioni vitali ed inquadrati in una di– mensione più ampia, daranno gli orienta– menti per riproporre tutta una serie di problematiche nazionali. Una generazione che vuol qualificarsi « post-fascista,. deve, ad esempio, scoprire il senso della storia recente del proprio paese; giovani che parlano di iniziative debbono di necessità cotroscere, in una situazione di crisi come l'attuale, gli ambiti strutturali nei quali si muovono. Ed ancora bisognerà preoccuparsi del– l'elaborazione, della discussione di criteri di giudizio: dei mezzi di produzione cioè per affrontare le indagini legate diretta– mente o indirettamente al consumo. Far questo significherà sollecitare organicamen– te - per quanto st4 a noi - la soluzione dei problemi di fondo dello sviluppo della cultura. Per valorizzare le intuizioni, per rispon– dere agli interrogativi, per attuare uno sviluppo organico, abbiamo pensato ad un organismo di studio, diviso in gruppi di ricerca formati da storici, economisti, sociologi, etnologi, tecnologi, cultori di scienze applicate. Ogni giovane intellettuale che sente la necessità del nuovo atteggiamento può mettersi in condizione di disponibilità. Per muoversi basta essere convinti che si sta per iniziare una cosa nuova, di grande importanza, che supera l'egocentrismo tra– dizionale dell'intellettuale per andare in– contro alle ansie di una generazione. Quando ci saremo conosciuti riprende– remo con più esattezza il discorso: è ne– cessario contarsi prima di lasciare il campo libero ai « managers ,. dell'organizzazione c1,lturale. ' AGOSTINO PACI

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