Terza Generazione - anno I - n. 2 - novembre 1953

mi ~sione interna, di consiglio di gestione, di ca~~a n1ntua in– terna ed al tre cose del genere. Si ri~olvouo tante questioni. Xessuno però ha dimentica - to le fortezze volanti con il loro 1ni<:idiale carico e talvol– ta :,e ne parla e tre1niamo an– cora. n'.Iolti sono i n1alati di cuo– re, gioYani ed anziani e dùn– no la col1H1di ciò alla paura HYUta .. Forse è Yero. Le paure, le grandi paure, gua ·tano il san– gue. Così dicono gli operai. Co. ì dico anch'io. Xatalia Ginzburg termina il suo seri tto sui rapporti un1ani Ti ringraziamo per avere ri– sposto e per quello che ci hai detto. Quando Natalia Ginz– burg parlava di misericordia, non voleva dire « compassio– nevolezza»: voleva dire che gli altri hanno il diritto a qualco– sa di più che alla nostra sop– portazione e alla nostra tolle– ranza, hanno diritto che noi riconosciamo la verità e la bontà del l()ro essere e del loro agire anche se sperimentiamo l'insufficienza delle loro opere. Ma la misericordia, anche nel senso di }tatalia Ginzburg, non comporta omertà (pur se mol– ti dei cosiddetti misericordiosi fanno della carità pelosa, cioè tollerano instt,fficienze e difet– ti di cui poi altri porta il pe– so). Comporta invece iniziati– va: bisogna che si trovino at– teggiainenti e azioni che, fa– cendo concretamente fiducia alla verità e alla bontà del– l'essere urnano, lo inducano a svilupparsi e a pie-nifi,care la propria operazione, sostituen– do opere insufficienti con ope– re valide. Questo non è facile, perchè non richiede solo molta buona 1;olontà, ma anche inventiva e spirito di iniziativa: per ogni uonio o gruppi di uomini ,vale 1111a determinata iniziativa per un. altro grupp()- un'altra. Oc– corre ai11tare ciascuno a tro- 1.Jare l'opera della sua vita e ciò richiede fede, speranza e clkendo che bisogna percorre– re una lunga strada di espe– rienze per arrivare ad avere un pol'o di misericordia. Cii> i) giusto, ma la rniseri– conlia non busta e nessuno credo lo sappia meglio di lei. Bisogna lottare in tutti i rnodi perchè scompaiano le mi– serie umane, le guerre e tutte quelle altre cose e fatti che fanno sentire misericordia per te stesso e per gli altri. Se è necessario, si lotti fuo– ri della politi<.;a. Xaturalmente sono i giovani che debbono far ciò. Si impari ad essere vera– men te sinceri scriYendo e par- amore per l'Utorno: è difficile saper cercare e saper attende– re. Solo allora si è autentica– men te sulla strada della lotta vera e concreta al disprezzo, . all'odio, alla guerra. Solo al- lora si è veramente liberi dal– la paura: quando si comincia a vivere pienamente da uomo e a trattare da uomini gli al– tri ·uomini. La no stra iniziativa vuole essere per ciascuno di noi che vi partecipa il nostro comin– ciare a vivere gi1-tsti. Essa ha un senso per noi ste■''· si prima che per ogni altro. Ti ringraziamo di averlo ca– pito e di averci trattato uma– namente, ponendoti con noi in 1,n rapporto di disponibilità. Non abbiamo nessun altro scopo nel fare la rivista che ciò che abbiamo detto e non ab biamo come sorpresa finale la profjerta di alcuna isoletta pacifica in cui riposare, noi e i nostri amici: la società in cui viviamo ci appare in pie– na crisi e non pensiatno ci si possa « imboscare >>. Non abbiamo fatto il gesto di bruciare clietro di noi le no– stre nani per disperazione. E qur.'/to co::;titu isce la nostra forza: perchè oggi libera, e uni– sce andare verso gli •uomini offrendo <lei problenii che .'/ono iucon te.rst abilmente a.perti e co– m un-i a t1ttti e che dornanda– no ,';Oprattutto uno 8forzo di ~~ . Bi61iotecaGino Bianco laudo, e ciò venso sia la cosa più difficile. Hi trasmetta la propria cul– turn e le proprie esperienze a altri e in tlarticolare « si sen– tano gli altri>>. I rnpvorti umani sono in– fini ti ed ogni classe sociale di uon1ini ha i suoi, diversi na– turalmente gli uni dagli altri. Tennino ; non so se sono riuscito a spiegarmi bene. Se questo mio seri tto non sarà pubblicato su << T. G. >> non im– porta. L'importante, ciò che io desidero è che sia letto dalla redazione e magari discusso. Sono riuscito in questo mio intento? DANTE FERRARIS libertà morale, di inventiva personale autentica, di dedi– zione totale degU unri agli altri. Gli operai, che tanto hanno dovuto sopportare in conseguenza dell'atteggiamento pseudo magisteriale degU in– tellett1,1,ali, che in pratica ha funzionato comprimendo le lo– ro autentiche capacità ài intel– •ligenza e dirigenza, possono capirci ed aiutarci. Ab biamo perciò bisogno ài te per andare avanti. Credia– mo infatti ohe di iniziativa si possa parlare in modo concre– to e preciso solo quando colo– ro che ci conforta no del loro con.senso, si legheranno a noi con 1tn rapporto che non sia s·oztanto di disponibilità, ma anche di conlavoro. Nel tuo paese ci saranno certamente dei problemi, di na– tura spirituale, econornica, so– ciale, che condizionano lo svi– luppo della comunità in cui vi– vi: in.torno ad essi si può rea– liz.zare l'1tnità dei giovani per sperimentare sul terreno pra– tico la loro capacità autonoma di in i.ziatii;a.. Sulla falsariga delle tue indicazioni, sollecita– ti da problemi reali, potremo iniziare una creazione di espe– rienze e ài cultura. Lavoriamo insieme perehè i giovani operai, ·i contadini, gli studenti, possano ricono.scersi 1lOminL

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