Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

genio e dalla volontà del capo (generazione di Mussolini). Un problema di generazione è stato ripreso in questo dopo– guerra in Italia, sempre in ter– mini storico-politici conseguen– temente al generale politicismo della nostra epoca, nella di– scussione sulle tre generazioni presenti nella vita politica del paese. Da tali termini siamo partiti visibilmente anche noi, riallacciandoci nella nostra te– stata alla formula della « terza generazione ». In questo caso, peraltro, c'è stato qualcosa di nuovo, qualcosa che va messo in luce perchè serve a chiarire il perchè della nostra scelta, e il perchè della nostra iniziati– va in un contesto così diverso dall'originario. Nuovo era in sostanza il fatto che non ci si riconosceva di contro a un pas– sato (come è avvenuto per esempio per la generazione an– tifascista) ma si ricercava la co– munione di destino in un futu– ro da compie1·e insieme, i cui termini dovevano nascere da una coscienza collettiva libera– mente maturata dal basso, non astratta ma in riferimento ai problemi aperti nel mondo e nel paese. Perciò a noi è parso che l'at– tuale realtà giovanile si presen– tasse assai più profonda e cari– ca di significati di quanto la sua cultura le avesse fin qui permesso di riconoscersi, assai più ricca di potenziali problemi di quanto consentissero espri– mere le formule politicistiche in cui si era fin qui definita. Questo fatto ci ha spinti a por– ci il compito di fare emergere questa realtà e i suoi proble– mi, sollecitati dallo spontaneo emergere di una comune co– scienza. Di fronte a questo fatto le posizioni possono essere due: o negare la legittimità di una questione « generazione » e ri– durre ogni problema « al pro– blema dei giovani », o dichia– rare che la questione esiste e che è aperta. Soluzioni inter– medie non appaiono valide. Nella prima posizione nega– tiva è anche la tesi sostenuta da Giugni nella « Presentazione > quando dice: « Non esiste, a mio avviso, una generazione come entità sociologica distin– ta: esiste una zona culturale che viene costantemente scoperta dal ritmo di sviluppo della so– cietà ed essa deve venire occu– pata dai giovani più aperti, co– me può esserlo dai vecchi rima– sti giovani nello spirito, cioè aperti ai problemi nuovi e in costante ricerca di nuove solu- . . z1on1 ». In realtà sul terreno sociolo– gico dell'organizzazione socia– le e sul terreno politico non ha senso parlare di generazione: qui si riconoscono le classi e le funzioni, le forze e gli interes– si, le ideologie e le opinioni, le organizzazioni e i rapporti. Ma a nessuna di queste categorie pare riducibile o assimilabile la generazione in quanto ha di specifico, sia che esse si consi– derino staticamente, sia che si guardino dinamicamente. Un dato caratterizzante della generazione è quello della indi– stinzione: in essa sono presenti potenzialmente tutte le future vocazioni, tutte le funzioni, i quadri dirigenti e i non diri– genti. Ed è per questo che es– sa appare particolarmente lega– ta a una condizione giovanile. Il dato naturale e il dato di coscienza sembrano essere due altri dati caratterizzanti essen– ziali. Sul primo si riapre tutta la ricerca fatta dai positivisti (ricerca sui tempi e gli spazi delle generazioni). Sul secondo la ricerca è del tutto nuova, con l'ipotesi che il contenuto sia di qualità storico-umana (ciò che rappresenta uno svilup– po per riferimento alla tradi– zione): sono sempre problemi « qualitativi » quali quelli del modello di azione, dell'atteg– giamento, dell'ideale che si pongono alla coscienza della ge– nerazione come condizione per l'espansione della vita in un' e– poca e in un ambito storico de– terminati. In sostanza, la generazione appare situarsi tra la natura e la storia. La massima possibili– tà della sua visibile unità pare essere nel momento del passag– gio dell' indistinzione dell' ado– lescenza alla distinzione della virilità. Così la generazione appare essenzialmente un fatto dalla « parte dei giovani », un fatto di una zona dell'attività umana pre-politica e pre-sociale. Di qui si arriva al rapporto « generazione », problema dei giovani. Questo è probabilmen– te il modo ineliminabile attra– verso cui la « generazione > si presenta all'organizzazione so– ciale, il modo come può essere recepita dalla politica e dallo Stato e da tutti coloro, operato– ri e non operatori, che caratte– rizzano queste zone dell'attivi– ta umana. Dal punto di vista di costo– ro, certo, la questione e la real– tà della « generazione > può essere colta solo quando abbia portato come effetto a diverse 1blioteca Gino Bia.nco soluzioni o impostazioni concre– te del problema dei giovani. Diverse da quelle consuete, teo– riche e organizzative (nel caso del nostro paese, diverse dal punto di vista liberale classico che riduce il problema a un fatto di maturazione individua– le; da quello comunista che lo assorbe nel quadro politico ge– nerale della lotta di classe; da quello riformista che lo esauri– sce di un problema « mito » e « provvidenze ». E diverse dai conseguenti o inconseguenti ef– fetti che queste impostazioni hanno sulla fondazione e sul comportamento delle organizza– zioni giovanili. In sostanza, mentre il proble– ma della generazione è un pro– blema nuovo, come problema dei giovani il problema è già noto e in certo modo perma- . . . ' . nente 1n ogni soc1eta organiz- zata con un minimo di dinami– smo quale è quella moderna dopo la rivoluzione industria– le. (E' probabile che in una so– cietà agricola arcaica o staticiz– zata la questione non si pones– se affatto o si ponesse in modo assai marginale). Ed è problema nazionale per l'interesse che la nazione e lo Stato non possono non avere per la gioventù, an– che se su questo settore della sua politica il governo è sempre in modo particolarissimo con– dizionato dall'esterno. Anzi il modo di comportamento dei giovani appare, dall'esperienza attuale, un fatto essenziale. D'altra parte, la coscienza di generazione può molto aiutare oggi i giovani italiani a rende– re esplicita, concreta e costrut– tiva la profonda urgenza pa– triottica e nazionale che essi sentono. i giovani sentono infatti par– ticolarmente la necessità e la vi– talità di quelli che potremmo chiamare gli ambiti storici– struttur ali fondamentali: la pa– tria-paese, la patria-dialetto, la patria-nazione. Indagarne le ragioni potrà essere importante. Forse si può parlare di ragioni di difesa, di salvaguardia della possibilità di stabilire i rapporti umani più necessari allo sviluppo e alla formazione della persona, per– chè è indubbio che tali rappor– ti sono resi più facili da una fondamentale omogeneità di tradizione, usi, mentalità, con– dizioni. Ogni qualvolta un gio– vane deve rinunciare a costrui– re la propria attività vitale in– serendosi in questi ambiti natu– rali, ciò comporta sempre una grave forma di squilibrio idea- le-pratico; e lo spontaneo rifiu– tarsi a ciò è sempre una forma di difesa di se stessi nella pro– pria umanità profonda. La crisi strutturale di una so– cietà nazionale e di uno Stato colpiscono i giovani innanzi tutto in questi punti sensibili. Ad esempio, lo stesso ostacolo contro cui in modo massivo e concreto urta la gioventù ita– liana, quello della disoccupazio– ne giovanile, acquista tutta la sua tragicità agli occhi dei gio– vani in quanto li costringe ad abbandonare i propri ambiti naturali, ne distrugge l'ideale spontaneo di vedere il mondo come una comunità ordinata, ferisce le più normali speran– ze di nuovi ambiti sufficiente– men te stabili e sicuri. A differenza di ciò che avvie- ~ ne per le categorie funzionali di popolazione adulta: operai, contadini, imprenditòri, intel– lettuali; qualsiasi strozzatura che i giovani incontrano al lo– ro sviluppo è un fatto che si ripercuote subito sulla loro umanità più profonda e pro– voca una impossibilità di espli– cazione vitale. Il giovane « esciuso » finisce in brevissimo tempo di essere un'energia an– data a vuoto che si squalifica con grande rapidità. Perciò, nei riguardi dei gio– vani, il rapporto tra situazione nazionale e situazione umana appare subito chiaro, appena ci si riflette. Nella situazione di un paese in cui - come nel ca– so dell'Italia oggi - la crisi strutturale è giunta oltre i li– miti politici e di governo a in– cidere sulla situazione umana, la strada di ripresa dei giovani passa necessariamente attraver– so la coscienza e l'iniziativa di generazione, cioè attraverso un fatto che a un tempo in– teressa la dimensione umana e quella nazionale. L'oscura ri– cerca di un'autonomia e di una unità di generazione nasce nel– la ricerca di un contatto solida– le di tutti quelli che sono nelle medesime condizioni storiche, animati dalle stesse ansie, desi– deri, tensioni e speranze: la fi– ne dei miti e il vanificarsi dei privilegi (non ci sono più so– stanziali differenze riguardo al futuro tra un giovane studente e un giovane operaio) pongono per tutti il problema di un'ef– fettiva revisione delle realtà concrete e ideali, la necessità di sviluppo qualitativo della storia umana nella società na– zionale. Così è nato oggi il fatto « ge– nerazione > che si viene mani– festando in modi diversi ma

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=