Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

. . ' . neraz1one non p1u g1ovan1ss1- ma è un'idea romantica della politica: chi di questa ha vi– sto solo o essenzialmente la poesia ora è portato a vederne solo o essenzialmente la prosa. Se noi giovani non avverti– remo la necessità di questo in– treccio di prosa e poesia, se cercheremo per stanchezza del disinganno di svincolarci dal nostro impegno pubblico e dalla consapevole partecipazio– ne attiva alle organizzazioni esistenti - per il loro svolgi– mento o per la loro conver– sione -, se rifiuteremo gli at– tuali mezzi di contatto con le masse prima di averne trovati altri più vasti o più veri, se alimenteremo la pretesa di de– terminare delle situazioni con delle critiche moralistiche, non sfuggiremo al pericolo di sol– lecitare esclusivamente delle dirigenze aristocratiche, nel senso peggiore di questa pa- l rola. Per le difficoltà intellettuali e morali che ci offuscano la stessa presenza di un proble- ma della nostra giovinezza, non ci pesi l'indugio sulle no– stre premesse, perchè è già in esse la sorte della soluzione e quindi il senso della nostra ri– cerca. EMANUELE F. CARUSO Autocritica L'intere9Se che si è creato intorno alla nostra iniziativa, in seguito alla diffusione della « Pre– sentazione >, ci ha fatto sentire con maggior forza la responsabilità dell'impegno che, e inve– stendo coraggio >, avevamo assunto e che con il primo numero dovevamo sancire. Perciò questo primo lavoro ci è cresciuto fra le mani, non solo materialmente, ma nella so– stanza - e lo abbiamo montato e smontato più di una volta - nella ricerca non tanto di ri– spondere ad una attesa, quanto di permettere ai più di capire che cosa effettivamente intendiamo fare, che cosa può essere questa nostra inizia– tiva. Diciamo subito che questo numero ci è co– stato uno sforzo assai maggiore del previsto, soprattutto perchè dell'organizzazione necessaria alla vita efficiente di un rivista esiste finora assai poco: un direttore, peraltro in attesa di dar for– ma alle iniziative concrete che le energie risve– gliate dalla rivista potranno far nascere nei paesi e nelle province d'Italia; un editore, i cui in– teressi sono volti specialmente al ritrovamento della linea attraverso cui sia possibile tradurre in termini culturaimente validi le istanze della generazione ed un amministratore occupato da un lato a richiamare il capitale necessario a pro– seguire l'impresa editoriale e - soprattutto - a fondere, mediante forme concretamente orga– nizzate di diffusione, l'interesse attivo dei lettori con il lavoro redazionale. Mancano ancora i redattori, e noi li stiamo cercando tra coloro che ci hanno scritto, così come mancano la maggior parte di quei contatti che permettano di fare la rivista come noi vor– remmo, con la presenza cioè delle esperienze più vive dell'attività giovanile italiana, culturale e produttiva. A questa situazione, certamente, è imputabile l'eccessiva difficoltà del linguaggio dei nostri Biblioteca Gino Bianco scr1tt1, proprio per la mancanza di una media– zione appropriata con il pubblico dei lettori, la pesantezza delle nostre pagine fitte, e il non rag– giunto equilibrio tra le varie parti del numero. E' quasi inutile chiarire che non faremo mai una rivista che non sia da leggere con attenzio– ne, dal primo articolo all'ultimo, sulle cui pagine non si debba riflettere. Crediamo d'altra parte che i nostri lettori cerchino soprattutto questo: un'occasione intorno a cui riunirsi per pensare, discutere e impegnarsi, reagendo alle troppe oc– casioni di evasione. Per ottenere questo però bi– sogna che la rivista si faccia leggere e non stan– chi, mentre nel nostro caso ciò può essere ac– caduto. Tuttavia ci ripromettiamo di migliorare presto, e contiamo sulla possibilità di realizzare, attraverso l'aiuto di chi ha capito il significato e la necessità di questo lavoro, ciò che più ci sta a cuore: di fare della rivista un fatto col– lettivo, un'iniziativa aperta. Perciò vogliamo ringraziare quelli che ci han– no scritto: molte delle loro lettere le pubbliche– remo, perchè effettivamente possono contribuire a un chiarimento di largo significato. E in pro– posito vogliamo difendere la legittimità di que– sto « genere > di scrittura, quando si voglia real– mente conoscere la realtà dei giovani oggi. Sa– rebbe assurdo consentire che la generazione è a zero o che è povera di voci, e poi protestare perchè essa ancora non esprime persone capaci di elaborare articoli costruiti a tutto tondo, così come deve pretendersi con un articolo. Certo, non faremo una rivista di sole lettere, o una rivista « palestra dei lettori >, ma se non saremo troppo esigenti verso l'espressione im– mediata di un'esperienza vissuta, saremo severi verso gli articoli, perchè partire da zero non significa partire da uno stato di incultura e so– prattutto fermarvisi. Il nostro sforzo in questo numero è stato quello di trasferire ciò che avevamo detto nella « Presentazione > in termini di lavoro, cioè io termini positivi aprendo le prospettive che oggi riteniamo possibili e necessarie, in modo da qua– lificarci nei fatti non come una rivista di com– mento o una rivista politica o una rivista cul– turale. La « Presentazione > è stata un atto, un atto di persone più o meno note che attraverso de– gli scritti hanno, di contro ad un quadro della situazione, espresso delle intenzioni, delle spe– ranze, e indicate delle possibilità potenziali, dei problemi aperti. La «Presentazione> voleva es– sere un richiamo e questo essa è stata: il richia– mo è caduto in un momento di silenzio ed è stato raccolto da molti. La maggior parte di essi forse non riusciremo a portarli sul piano di la– voro, ma certo ci auguriamo di raggiungere un numero via via crescente di persone che ci fac– ciano fiducia lavorando con noi. Alcuni hanno visto nella « Presentazione > cose che c'erano ma che facevano atmosfera più che centro; alcuni l'hanno letta per ritrovarvi le loro esigenze e sono rimasti stupiti che essa si rivolgesse soprattutto ai giovani e non a loro. A questi noi auguriamo che sorgano presto altre iniziative capaci di rispondere direttamente ai loro desideri, anche perchè ciò non potrà man– care di essere un ausilio anche alla buona riu– scita della nostra azione. In questo primo numero speriamo di essere riusciti a fare un passo avanti rispetto alla « Pre– sentazione ». Se no, ce lo diranno i lettori e noi vedremo di tentare di nuovo, su altre strade perchè troppo ci preme questa impresa per dar– ci subito vinti. 37

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