Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

.. re di riten11H'arci e di ritrova– re noi stessi in un purificato– re bagno di entusiasmo. Tentamn10 di entrare nella politica nel H)-! quando già la situazione si anda,Ta cristal– lizzando nel gioco dei compro« messi. degli interessi e delle paure, ma DJ)ll riuscimmo più a troYare quello stimolo éster– no - pote,a eRsere l'esempio, poteYa e~sere l'entusiasmo - ehe ci . pinge8se a fare di noi una solida e-ostruzione atta a reRi~tere alle buf~re che an– da ,ano d'ogni parte scoppian- • do. Il no, tro conato politico fu hre,e ed e~auritolo ci sen– ti1nruo cornpletan1ente s,uotati. Il fatto è che il mito del.· << rnae tro >> ~ra crollato in noi, ~on la sua caduta travolgen– do ogni nostro margine di si– curezza e noi ci siamo trova ti, ancor giovanissimi, e perciò naturalmente tendenti ad ogni estremismo. a dover ricostrui– re qualcosa purchessia guar– dando alle no~tre spalle spes- . o con disprezzo. Un crollo di ideali e di speranze non lascia dietro a sè che il vuoto più as. oluto e anche quello che avrebbe potuto reggere spesso . lo abbiamo distrutto noi con le nostre stesse n1ani per rab– bia. Ci a,e-vano insegnato di una religione ma ci è mancato quando più ne a,evamo biso- . . gno la comunicazione con Dio, ci ave,ano educato a un idea– le di grandezza patria e que– sta grandezza si era rivelata solo una ridiéola menzogna, ci a,e,ano fatto sperare nell'a– n10re, nella comprensione, nel- 1 ·unione degli uomini e noi ci sian10 tro,ati soli senza i mez– zi per con1unicare con i nostri simili. Ci siamo sentiti -completa– n1ente s,uotati e inutili, qual– cosa vagamente come un'arma • da fuoco sparata. Pure bisogna ,a ben vivere, O('corre,a pure cercare di fare qualeosa. E cosi, pensando che le nostre esperienze non ba– stassero o le avessimo male interpretate,· abbiamo aperto i libri - e ci siamo creati, sep- pure inconsciamente, nuo,i n1aestri. ;o ì\Iaestri cli crisi, uomini che insegna,a110 il verbo ·t1ell'ap- 1>rofondimento interiore e del– la ricerca indi Yiduale, cercato– ri essi stessi. Gjdc, Unamuno, Peguy dichiarando l'inesisten– za di· un ·istema uniYersale di .. pensiero ci hanno attirato a loro percbè c:i aiuta vano e ci i;:;prona vano •a di~truggere tut– to quello (•be· ancora ci fer– niasse i;Ulla Yin di una libertà basata sulla coerenza e .sulla sincerità e ci ril ncia vano an– cora èllln ricerca di noi stessi. Abbian10 a1nato un 1\i1alraux, un .Jnng;er, nn La,vrence d'A– rabia perchè, come avventurie– ri, èl ,e,ano osato impegnarsi · 1wr an1ore dell'avventura e per ln ricerca di nuovi mezzi di c·orunnicazione umana. Lèl sofferenza ci ha portato al n1ondo assurdo di Kafka e ·<li Cann1s, e non per trovare sollie,yo. ma per un desiderio (Jnn. i nu1sochista di maggior– nwnte perderi;:;i é sprofondar– si. Chi può dirci qualcosa se c1nakhe Yolta, o magari anche spesso. ci siamo scoraggiati e d siamo lasciati andare sul fa– eile decli ,io del fa talismo e .. della· rinuncia? << Impegnarsi» diC'e,ano i nostri autori - « Xon sappiamo assolutamente . ehe ,alore e che significato ab- . biano le nostre azioni nel cam– llO dell'uni,ersale, ma siamo egualmente tenuti a compier- le ». :\la quali azioni? Quelle gio1:naliere, meschine e abitu– dinali? La mancanza di uno sc-opo, di un valore universale ('e le avevano già rese ripu– gnanti. mentre il nostro affan– no si anda,a via via tramu– tando in una completa sfiducia in noi stessi e la nostra debo– lezza ci faceva troppo spesso sperare soltanto in qualcosa di ei;:;ternoa noi che potesse giun– gerci inaspettato se non a ri– sol,yere, almeno a cambiare la no:,;.t ra monotonia. Potevamo rifugiarci nel so– gnò, e lo facemmo infatti. Ci isolammo ulteriormente in lun– ghi sogni ciclici in cui ci co– strui Yamo un mondo fatto a nostra misura in cui i nostri desideri, dilatati come bolle di sapone, trovavano il loro ap– pagamento. Tanto peggiore era il ritorno alla realtà . A v,·enimenti esterni che mo– dificns~ero la nostra vita non accadevano e con ogni proba– bilità non sarebbero accaduti nrn i. vro1lrio perrhè non 4, ne en1vamo degni e non eravam-O in grado di riconoscerli, di que. to· nei nostri momenti mi- liori ce ne rendevamo ben r·onto, ma tant'è. ci sembrava che anche la sola speranza Ya– lesse bene la nostra attesa. V'altroucle ern pur sempre qnal<·osa e non ci rimaneya <·erto 1nolto altro. • · C<,si in non1e di questa· at– tesa n1ette,·st1no <la parte quel- ~ -lu forY.a c·he »ncora ci rima– neYa i nvP.c·e <li nsarln subito • ver tentare di ricominciare e •<li ~ondurre una ('Ontinua ri- - c-érc·a luc-ida. e.. coi-;ciente di ~ blioteca Gino Bian-co • quello ehe potesse trovare fi– nahnente una rispondenza in noi. ~In noi ci fermavamo. E questo era J)roprio il nostro fnllirnento. Se la· nostra ~ene- •. rnzione, giunta a questo pun– to ~i fosse fermata, allora sa– rebbe Yeran1ente stata una ge– nernzionP perduta. l\.la non esistono generazioni. perdute, esistono solo degli individui perduti. ·c·aritil, un'innoçenza che sta in noi condividere. Ma se que- . .. . . sto ('enno non lo avremo do- Se è vero che una vocazio– ne alla ~olitudine può. in certi cn:--iportare a un sempre mag– giore approfondimento interio- · re. assai spesso però, forse per insufficienza dell'individuo, puù portare anche per inerzia all'annichilimento totale. del– l'uomo. Correre il rischio non f>' da tutti. Noi vogliamo n~<"irne. .Anzitutto dobLiamo ricrearci qualche ideale. E questo non è barare. E' solo riformare in– torno a noi una piccola terra di nessuno che attutisca i col– pi che oggi ancora riceviamo sulla carne nuda. l\.1a non ideali grandi, importanti, de– finì ti ,i che potremmo accettare fori;:;eper stanchezza, per pau– ra, forse anche per dovere o per· an1ore d'altri, che non po– tremmo tutto in una volta fa– re nostri e che ci rimarrebbe– ro abito esterno e probabil– n1ente sf riscrediterebbero nuo: vamen te nel futuro. Se noi ve: stissimo abiti non_ nostri per entrare dalla porta di servizio nei buoni sentimenti altrui, questo sì che sarèbbe barare e il barare, a breve o a lunga distanza, finisce sempre per· rh:adere sul proprio autore. \Te1no tentare ancora una vol– h1 umilmente e ritentare poi di nuoyo di essere noi a saper- . lo provocare. Se ci riusciremo saremo sal Yi. Se no, forse per- duti. ,. Raggiungere l'uomo. Per rag– giungere l'uomo occorre at.che perdere l'abitudine di genera– lizzare troppo sovente nei no– stri giudizi. Ricordiamo che applicare. immediatamente un comune denominatore a dei gruppi d'uomini sul giudizio di cai;:;isingoli è quasi sempre sol– tanto un fenomeno di pigrizia mentale. E la prigrizia menta- le è nna così palese prova di sfHlucia da essere perfettamen- . te in grado di mandare a mon– te· tutti i nostri sforzi. L'uomo deve essere sempre giudicato da un uomo, il singolo da ·un singolo. Bisogna sfuggire alla paura che <'i circonda per poter ve– ran1ente esser.e sinceri con noi e con ,gli altri e poter ridare . alle parole quella nuda schiet– tezza C'he aYe-vanoquando l 'uo- · 'mo le forgiò per servirsene. • .. - Tutto questo è necessario, punto per punto, senza di che non Yedo come sarebbe possi– bile ricostruire le nostre fon– da1nenta e sfuggire al nostro "in1mobilismo. Ogni punto è un'incognita, me ne rendo ben conto, un rischio grave chey potrebbe Yolgersi contro di noi. ma un rischio che vale senz'altro la pena di essere tentato. Queste sono probabillJ\ente le 11zioni che siamo veramen– te te_nnti a~ compiere qualun- A una religione, sia essa trascendente o terrestre, non ci si può accostare che in due mocli: o fnrsene conquistale di eolpo. in modo totalitario, com'pleto, mistico, fino alle più intime fibre, oppure accosfar- · visi gradualmente, lentamen– te, clall'e8terno çonquistandola a poco a poco con la ·forza del proprio desiderio. . que. Yalore esse ·abbiano nel can1po dell'universale e siamo tenuti a compierle proprio per– chè rappresentano le bracciate (•he possono tenèrci a galla. Il priin~ ostacolo~ la ..cro$ta eia r-01npere è la solitudine del– l'uon10, di noi e degli altri, so-· lo l'apertura dell'uomò verso l'uomo potrà ancora salvarci. Dell 'norno ,,oncreto intendo, <'hè dell'uon10 astratto ne ab– binn•o avuto abba~tanza, del nostrù prossimo cioè nel senso etilnologi<'o della parola. Ba- . sterebbe a voi'te uno sguardo,· un gesto, l'ammicco df uno ,. R<·onosduto per- farc1 trasalire e ri<lnrci la speranza. Potrem– n1<> a neora credere che dap– pertutto, anche dentro gli oc– ehi più i.gnH ri o torYi. <'O Vi una • --Il compito di Terza Genera- • zio ne potrebbe essere si quel- lo di cercare di ristabilire una certa ·fiducia nel dialogo, ma soprn ttu tto quello di dare la ' . sensazione. a tutti i giovani . . . ehe, pur attraverso diverse esperienze, hanno raggiunto posizioni sjmilr che anche gli << e elusi >> sono comunità e che la solitudine non è forse la condizione naturale dell'uomo. Costituire cioè una pia ttafor-.. :ri1a di simpatia e di calore un1ano. · Cosa di ('Ui .abbiamo hunente b!sogno. .. assolu- PIERALBERTO 1 MUSIZZA

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