Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

nella « società delle armi » o nelle :· asso– ciazioni di torre » sviluppatesi durante la ascesa del popolo. Dopo il costituto del 1277 i nobili sono esclusi dal governo, ma tale atto mette le basi per l'oligarchia dei nove. E' questa la dittatura guelfa che dura fino al 13 5 5: un governo che continua l' ab– bellimento della città, ma die vive in mez– zo alla crisi delle compagnie bancarie, cul– minata nell'urto con la Curia romana nel· 1355, e assiste a un crescente indebolirsi delle sue basi. E' vero che falliti i Buonsignori, altri · banchieri come i Tolomei e i Salimbeni re– sistono ancora, ma ormai si conserva e si consuma, perchè si è presenti sui mercati internazionali e non ci si può non difen– dere. In questo periodo cominciano gli in– vestimenti terrieri che continuano nel se– colo seguente, ma che vengono a esaurir– si quando Siena diventa dominio di Co– simo I e Firenze sfrutta la situazione a pro– prio vantaggio. La città partecipa attivamente alle lotte italiane, ma mentre le forze altrui cresco– no e i Comuni più importanti trapassavano in Signore e le forze straniere aumentano la loro influenza, Siena s'indebolisce poli– ticamente per le lotte interne e socialmen– te perchè mancano occasioni nuove di atti– vità. Quando la peste del 1348 la colpirà •. in modo estremamente duro, eliminando quasi due terzi degli abitanti, nessuna spe– ranza suggerirà rimedi capaci di far rifio– rire la città. Crollata la spinta dei banchieri e del po– polo, gli antichi limiti allo sviluppo di– ventano cause di paralisi. Siena è ancora centro cosmopolita, ma se osserviamo l'or– ganizzazione dei « monti » vediamo che (1) Cfr. «Urbanistica», n. 12 (dedicato ai pro– blemi urbanistici di Firenze), p. 17 sgg. (2) SOLARI, Topografia storica dell'Etruria, Pi- sa, 1920, vol. li, p. 162. , (3) I.N.E.A., L'economia agraria della Toscana, Roma, 1939, p. 22. essi si formano. non nella .fase di lotta per la conquista del potere, ma quando la for– za sociale che li sostanzia viene battuta, quasi che il vincitore non abbia la capaci– tà di vincere completamente: così è nel 1277 per il « monte dei gentiluomini> for– mato dai nobili esclusi dal governo, così dopo la rivolta contro i nove nel 1355 quando si forma il «monte dei Noveschi». Il successivo governo dei dodici crolla nel 1368 e resta il « monte dei dodici»; l'anno dopo i Riformatori, scolari di Santa Cate– rina, fondano la « compagnia del popolo > per resistere ad una rivolta dei Salimbeni, ma nel 13 70 si fonda la « compagnia del bruco» anch'essa popolare: singolare do– cumento di debolezza questo scindersi del– le forze. La rivolta del 1385 viene fatta dai Noveschi e dai Dodici con l'aiuto di una parte del popolo e si forma allora un « monte del popolo >. Molti di questi cambiamenti di governo avvengono sotto la pressione o come rea– zione ad avvenimenti esterni: a un secolo da Montaperti la crisi è pienamente scop- piata. · Anche rispetto al contado la situazione peggiora: le rivolte sono frequenti, il ri– fornimento annonario è molto irregolare. Nasce a questo riguardo tutta una legi- .· slazione, che non è certo simbolo di pro– gresso nell'azione statale (26). Sotto i Me– dici la situazione si aggrava, perchè Siena viene privata della maggior parte delle re– sidue fonti di reddito, quelle agrarie ma- • remmane (27). Nella decadenza della città vive Santa Caterina, la cui esperienza umana sente profondamente il problema della soluzio– ne della questione italiana, e perciò senese, di ventas·sero strade del Comune » (Zdekauer ,· La vita pubblica dei senesi nel 1200 - Siena 1896- 97); il quale addossava spesso ai frontisti la manutenzione e talvolta la costruzione. In so– stanza « sono le singole. contrade e i popoli che contribuiscono pro rata al mantenimento e all.1 (4) I.N.E.A., op. cit., p. 19. (5) Così i terreni argillosi compatti del vol– terrano t del senese compaiono anche in V-al d'Elsa e in Mugello, 1 terreni mediatamente ar– gillosi di Massa Marittima e di Santa Fiora com– paiono anche nel Chianti; d'altra parte i terreni silicei derivati da arenarie della dorsale appen– ninica tosco-emiliana si ritrovano a Monticiano, Arcidosso, Pitigliano. • costruzione di quelle strade che interessano più che altro il loro quartiere » (Zdekauer, op. cit., pp. 37-38). (6) Anche la maggior fortuna della Val d'Elsa di. avere un torrente che la percorre longitudi– nalmente e non dei fiumiciattoli che la percor .. rono trasversalmente come l'altra zona, n(,; è sufficiente a spiegare naturalmente la diversità (12) Zdekauer, op. cit., p. 103. ( 13) Mondolfo U. G., Il Populus nella vita dd– la nttù e nel governo del comune fino alla ri– forma antimagn.al- izia del 1277: (14) Zdekauer, op. cit., p. 38. Intorno alle fonti stavano -i maestri delle Arti, infatti i lanaioli sta– ,·ano alla Vetrice, i conciatori a Fontebranda e vi si svolgeva anche il mercato « rionale »: cs·se rispondono alle zone più popolari di Si,:na an– cor oggi. ' perchè ,anch: in Val d'Elsa i problemi della .. messe a cultura e della sistemazione del terreno sono stati gravi· e hanno richiesto studi e sforzi notevoli come quelli del Landesch1 e dd Ridolfi. (15) Prunaj, Notizie sul.l'ordinamento i11tet·no delle arti sencs. 1, Siena, 1935.. (~) _Armando Sapori, / mutui dei mercanti fio– re11t1111 del trecento e l'increm~nto della proprie– tà fondiaria, Milano, 1928. (8) Ildebrando Imberciadori, ,\,/czzadria das– sù.a toscana con documentazione inedita da'l / l( al XIV secolo, Firenze, 1951. (9) Ildebrando Imberciadori, op. cit., p. 49. (1 O) I.N.E.A., op. cit., p. 72. ( 1 1-) Prima del 1200 le arterie minori o ,·ic erano selciate (si faceva distinzione tra vie, pri– vate e strade, pubbliche ammattonate o sterrate) e « solo col selciarle a pubblich_c spese pare eh(.· • ibliofeca Gino Bian~o (16) Così nel 1201 mettòno a ferro e fuoco Montalcino e nel 1232 Campiglia viene arsa «per– chè loro non st volsero mai rendere >). Ma il caso più tipico è quello del Con~igl:o della ··Campana <lei 20 agosto 1255 in cui si ùiscutc.: la sorte d.J castello di Tornidla in Val di ?vkrso che si era arreso dieci anni prima. Popolani e contadini vogliono la distruzione del paese (e questo t' comprensibile trattandosi <li un feudo), ma poi la discussione si sposta sul come ucci- . dcre gli abitanti: alcuni propongono di impic– carli levando loro gli occhi e tagliando piedi e mani, altri invece sono incerti se si debb:i to– gliere un occhio solo. (17) Zdckauer, dp. cit., p. 25-26. • • come problema generale: essa chiede alla gerar~hia della Chiesa la riforma, la cro– ciata e il ritorno da Avignone. Il· caratte– re dell' « aspirazione politica> di Dante, di · dare significato universale ai fatti nazio– nali, è viva anche in lei. Ma l'aspirazione di Caterina come quella di Dante, erano forze immense. senza punto di applicazio– ne: la società italiana chiedeva una solu: zione per cui quei tiascendimenti potes– sero avvenire con il proprio pieno svilup– po. E per questo nemmeno una grande_ · santa e un grande poeta potevano essere sufficienti, perchè è necessario il concorso di tutti gli uomini. Con Saiata Caterina, Siena conclude la sua storia europea e nàzionale: in quel momento, sia pure entro i termini di una esperienza culturale tutta medioevalé, emerge con essa un messaggio spirituale di valore a un tempo cattolico e italiano. Ed è un messaggio che si accorda ed in– tegra la testimonianza ..che ancor oggi . si può cogliere dalla città silenziosa; in cui un tempo risuonarono una volta voci di uomini di tutta Europa e di ·iutta Italia che nel fervore degli affari avevano creato rapporti che costituiscono un'eredità sto- . rica. . . A chi ama le conclusioni, può fprse ser– vire la considerazione che come la forza spirituale di Caterina e di Dante non ha ancora fino a oggi trovato un "punto di piena ·applicazione, così quest'eredità non è stata messa a frutto: la .v.ita può conti– nuare ma la storia può anche fermarsi, senza continui apporti creativi. testo di PIERO UGOLINI fotografie di ETTORE DANIELLI N6lle illuetrazio,.i: foto di Si'!na e tan;le di Biccherna. ( 18) Nel 118 l si stal5ilisce che se u~ · villano è. fuggito e muore, i beni ,·anno al padrone e • non agli eredi, tuttavia si ·accolgono aqcora i contadini fuggitivi che giurino, paghino k ta~~e, . ' abitino almeno quattro· mesi in città e risp.ctt:n > la clausola « tribus per masseritiam ».. ( 19) Fernand Braudel, Civiltà e imperi nel ,'1 t 1 dite1t>·a11eo, p. l 41 S!5g, . (20) ·Gioacchino Volpe, · 1\f ontieri, in: « Ma- remma >), 1924, p. 45. (21 r Gioacchino Volpe, op. cit., R· 45 .• (22) Gioacchino Volpe, op. cit., p. 77. (23) Mario Chiauclano, / Rothschild del ·200: /,a Gran Tavola di Orlando Buo11sig11ori, J>· 7. (24) Mano Chiaudana; op. cit., p. 8. (26) Mondolfo U. G., op. àt., p. 18. (25) Così, specié\lmente· dvpo la peste del 1348 gli obblighi per i contadini <li giurare le 11roprie scort~ di grano; k deliberazioni sull'obbligo co– lonico di scavare i fossi· la Balia per la boni: fica della Maremma ( 1404), ·eh~ devé css:-rc> compiuta senza che Sien; vi contribui:,ca; il contim.ro dibattersi tra la libertà -di con1mt.·rcio Jri grani e il vincolism<:r, la rcgolaziont • del la– voro (1441) sono alcuni dei capitoli 111aggiori di questo evolversi contra<ldhorio di rapporti. Si - trovano clementi su questo argomento nei lavori dd Fallctti-Fossati, Costumi senesi nella se.conda metà dd secolo 'XIV, J881 - e Imberciadori, Jl_ pro~lema del pane nella storia da/a hom'fica maremmana, « Atti -ace. dd Geor_gofìli », 1938. (27) Nel quadro della crisi a·graria si devé ve– dere la fondazione del Mo.ntc c1~i Paschi, la cui ~toria è mQlto istruttiva in proposito, ma anche questo meriterebbe ùn discorso a parte .

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