La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

no sotto la totale dominazione degli uomini. Non è pensabile, allora, che possano salvare il Continente africano? · Da sole, no. Mi riesce diffi- ·cile, ripeto, separare i sessi. Abbiamo donne che si dedicano alla Politica, al Commercio, alle Arti: comé gli uomini. .Comunque sicuramente la liberazione totale delle donne farà una differenza. Tempo fa, riferendosi al colonialismo, qualcuno ha scritto che "l'Africa è come una stoffa bellissima tagliat{f da un sarto impazzito". E plausibile che soffra, ancora oggi, di una contrapposizione tra anglo[oni e francofoni, gestita dall'esterno? Fino a quache decennio addietro, qualcosa del genere è accaduto. Il fenomeno è stato superato. Bisogna anche rigorosamente sottolineare che ha coinvolto un numero ristretto di persone: il vertice, gli intellettuali soprattutto. Non ha, in alcun modo, raggiunto le masse, che non si sono mai sentite né francesi né portoghesi né inglesi, ma soltanto africane. Questo consente di affermare che, oggi, un possibile antagonismo, un contrasto, una gelosia saranno, se qualche traccia è rimasta, totalmente cancellati. Le grandi migrazioni africane verso l'EuropaAuali questioni pongono e anno esplodere nelle zone ab andonate? Quali potrebbero essere le conseguenze, sul lungo periodo? Eliot parla di "terra desolata". La convince? Non sono d'accordo con Eliot: l'Africa è così tanto ricca di talento umano che è impensabile un Continente desolato. Gli africani si rendono conto che esiste una specie di "brain-drain", un'espressione che si usa anche da noi: di prosciugamento di cervelli. Ma la cosa ancora più seria è l'effetto di questo inaridimento. Una volta che la complessa e difficile situazione venisse risolta si risolverebbe anche il problema della leadership, della filosofia dei leader attuali. E quindi si creerebbe l'humus fertile per gli intellettuali e i leader che hanno ~ompreso _la,,qu~stione del bram-dtam . Bisogna fermare al più presto questo prosciùgamento. È indiscutibile che chiunque sia costretto a lasciare il proprio Paese abbia il diritto di conservare la propria identità. Ma fino a quale confine può spingersi la difesa delle origini? Dipende dalla mentalità e, . naturalmente, dalla società nella quale si è accolti. Se l'integrazione sociale è difficile, e la sopravvivenza problematica, bisogna per forza mischiarsi con la popolazione del Paese ospitante. Se invece è possibile formare una comunità abbastanza forte e unita, l'identità deve essere difesa. Tra l'altro, farebbe solo bene ai Paesi occidentali avere dei gruppi diversi, con un'altra cultura. In Nigeria tollerano le comunità italiane, i Club di Polo in~lesi: tollerano tutti. Sono abituati anticamente a convivere. C'è, per esempio, una comunità libanese, distinta, fortissima, e molto rispettata. Noi ci divertiamo ad andare da loro, a mangiare con loro ... La stessa cosa dovrebbe accadere in Europa. Qual è, nello scenario che ha fin qui delineato, la sfida degli scrittori? Chinua Achebe dice: "Dovrebbero fare emergere le idee dell'unità nel rispetto delle diversità e del progresso". È anche la sua idea? È molto difficile non esser:ed'accordo con Achebe. Comunque, il ruolo dello scrittore è molto f iù complesso: deve sfidare i fondamentalismo. Penso a questo perché penso ai Paesi che ne sono afflitti come la Nigeria. In altre parti dell'Africa le popolazioni non sanno neanche che cosa sia perché hanno problemi molto più urgenti da risolvere. In termini universali, rispondere alla sua domanda mi sembra molto difficile. Vi sono scrittori di particolare talento che stanno emergendo o ancorapoco conosciuti in Occidente? E a che cosa sono più attenti: alla loro storia, ai fatti recenti, ai sentimenti? Un po' a tutto. Una miscela. Un misto. Silvain Coker, della Sierra Leone, è impegnato a rivivere il passato, ma affronta anche la realtà contemporanea: è quasi un autore post moderno. Odia Ofeimun, che a me piace molto, è un poeta nigeriano delle emozioni, dei sentimenti. Niyi Osundare, anche lui del mio Paese, parla soprattutto dei problemi dell'oggi, dell'Africa dell'Est. Ngugi wa Thiong'o e la poetessa Micere Mugo, kenioti, ·prendono in esame le questioni che sono emerse con il post colonialismo. Ben Okri è uno scrittore metafisico, che usa la parabola per affrontare problemi relativi al presente della Nigeria. Gli africani leggono o sono più propensi ad ascoltare? Leggono tantissimo: tutto quello che trovano. Ma esiste anche una letteratura orale, che ha un potere sovversivo enorme: arriva via radio e trasmette, insieme con i commenti politici e la poesia, voglia di democrazia e di giustizia. Ho visitato zone sottosviluppate dove ho visto capanne di bambù e radioline a transistor accese tutto il giorno. Organizzazioni di insegnanti e scrittori hanno più volte posto il quesito di una lingua africana comune. Pensa che si arriverà a scioglierlo? Un giorno, forse: perché no? Non adesso: non è un problema di cui si possa parlare nella realtà attuale. Ma è un fatto che sia stato sollevato, in più occasioni, come un obiettivo che si dovrà, prima o poi, raggiungere. E non è detto che non ci si riesca. · Nel saggio Mito e Letteratura, pubblicato a Cambridge nel 1976, Wole Soyinktt-scrive: "Nulla in queste pagine suggerisce che il mondo africano sia assolutamente unico. L 'uomo esiste in un mondo totale di mito, storia e costumi, e in questo contesto globale il mondo africano è, come ogni altro mondo, unico, e possiede, come ogni altra cultura, i pregi de_lla complementarietà". E andato perduto qualcosa del Mito, il cui intero territorio lei illumina nelle sue opere? Il Mito, in Africa, è antichissimo: in particolare, nella cultura yoruba, dove tuttavia non è considerato un reperto dell'antichità. Si trasforma continuamente, è elastico, capace di assorbire la nuova realtà: tanto è vero che non si contrappone ad altre religioni che vengono a contatto con questa etnia, ma le può assorbire, integrare. Addirittura novità come l'aereo, l'energia elettrica, il telefono, con le quali tendenzialmente i sistemi mitici o mitologici tendono a non comunicare, o alle

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