La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

to neanche la Nigeria. Il sensazionalis~o non mi piace. E tuttavia "maledizione" è parola tragicamente appropriata. Se è vero che ciò che accade in Ruanda, o altrove, può avere delle motivazioni concrete, ed è la conseguenza di una serie di vicende storiche spiegabili, anche se spaventose, tuttavia non si può non pensare che si tratti di una specie di. "possessione diabolica", di qualche cosa di sovrannaturale che si è abbattutto sul nostro Continente. A proposito di questo carattere "demoniaco", è importante sottolineare che, a un certo punto, gli africani hanno abbandonato i loro dèi ~er a~bracciare gli 1èi _d~ll'Occ1dente. Non· s1gn1f1ca necessariamente circoscrivere il discorso a una sfera religiosa, ma estenderlo· alla divinizzazione di determinati "credo". Un esempio clamoroso è quello dell'operazione tentata da Merighistu in Etiopia che ha prodotto conseguenze drammatiche: st'ragi, centinaia di migliaia di persone che sono· dovute fuggire, il tutto nel tentativo di adattare, in un modo precisamente religioso, un "credo" marx"ista che non aveva alcun rapporto con la realtà culturale e con la tradizione etiopica. Quindi è stato abbracciato perversamente.· Ora dire: "Hanno rinunciato ai loro dèi ", intesi non solo come divinità ma come valori profondi della società, significa non ignorare altri fattori, che hanno contribuito a questa forma di sradicamento e hanno impedito uno sviluppo organico. Sono due ifenomeni basilari. Uno è quello della schiavitù, che ha scompaginato il tessuto stesso del nostro Continente (qualche studioso ha fatto un po' di calcoli: gli schiavi sono stati fra gli 11 e i 12 milioni). L'altro è stato il colonialismo che ha trasformato la struttura e la condizione dei Paesi africani con un vero saccheggio. Oggi il problema più immediato che si pone è quello di una nuova leadership che si prefigga il recupero dei valori smarriti, contro qualsiasi barbarie. Ma qual è la minaccia più tragicamente inquietante, alla vigilia del Terzo Millennio: i contrasti etnici, la dittatura, la corruzione, la miseria, la mortalità infantile, l'inettitudine?... Ha dimenticato il fondamentalismo. In India, per esempiò, ci sono i Sikh, gli induisti. Io pensq che il pericolo maggiore, e peggiore, sia il fondamentalismo: gli estremismi. Il fondamentalismo ha la capacità di speculare sulla miseria e avvantaggiarsene; di provocare il sentimento della paura dell'"altro", che è sconosciuto, e quin-. di di fomentare la xenofobia. Di conseguenza, cosa cagiona? Fa diventare cretini tutti quanti: degli zombi. Per una questione di Potere. Nulla a che fare con la religione, anche ·se s_pecula sulla sensibilità religiosa m maniera blasfema, quasi satanica. È un mondo impazzito? Penso di sì. Oppure ha soltanto dimenticato, o rifiut;i, la strada della sanità mentale. Riuscirà a rintracciarla? Ci sono un sacco di posti nel mondo dove la questione delle armi è stata risolta. Altre esperienze ci dicono ·che, per alcuni periodi di tempo, si è andati avanti senza sparare. Il Sud Africa, anche se esistono ancora dei pericoli e non sono scomparsi i problemi, testimonia la possibilità che, dopo· anni di -terrorismo, di manipolazioni, si possa arrivare a qualcosa di buono. · Lo storico inglese Basi/ Da- · vidson ha dichiarato,. in una · recente intervista: "L'Africa ~ in ginocchio, l'unico modo di aiutarla è lasciarlaagli africani. Può risollevarsi solo con le , sue forze". Lei crede che sia un 'ipotesipraticabile? E un sogno di Davidson. La comunicazione, il commercio internazionale, la rapidità con cui tutto avviene, soprattutto l'intercambio delle conoscenze, della sapienza, anche tecnologica, e senza che ci sia la possibilità di un periodo di adattamento intelligente necessario, lo rendono improbabile. È troppo tardi. La connessione che c'è fra i vari Paesi · rende ormai impossibile l'isolamento. Un esempio: l'açtuale dittatura nigeriana ha negli Si:atiUniti una Società di pubbliche relazioni che costa milioni di dollari ogni anno. È una lobby che ha rapporti con il Senato americano, per ottenere che le sue proposte siano approvate. Questo obbliga noi intellettuali, che non abbiamo disponibilità finanziarie, a batterci contro di. essa. Dobbiamo andare a parlare con gli ambasciatori continuamente; assicurarci che il nostro Paese invii rapporti corretti agli Stati Uniti; chiedere asli uomini d'affari americani d1non fare il · gioco dei dittatori: combattere, insomma, per isolare il regime dal resto del mondo. La Fifa ha tolto alla Nigeria il Campionato degli juniores, grazie al nostro intervento, di noi intellettuali democratici, radicali: dell'intellighentzia. Ci siamo "fatti il mazzo", in poche parole, e ce l'abbiamo fatta. Ma è troppo tardi per risollevarsi da soli. La. comunicazione è andata troppo avanti. Non pensa, tuttavia, che un certo pietismo interessato dei Paesi industrializzati costituisca una palla al piede del Continente africano? Detesto la pietà, anzitutto. Credo nella parità dei rapporti. Io ho qualcosa che vuoi tu e tu hai. qualcosa che voglio io. Trattiamo ad armi pari: facciamo uno scambio. Ho in odio la ~arità. Quando i Pae~i europei, o comunque occidentali, vengono in. soccorso, in occasione dj càrestie, soffro l'assistenza e i sussidi come un'umiliazione, perché so be~ nissimo che abbiamo la cultura, l'intelligenza e la possibilità di prevenire questi disastri. Ma abbiamo dei leader dittatori che sono irresponsabili, tremendi: preferiscono opprimere la popolazione, non vogliono che partecipi, quindi la gente non può dare le energie necessarie alla Nazione. E loro vanno a mendicare dai Paesi europei. Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun dice che _ sarà,la donna a liberare l'Africa. E una convinzione ragionevole? . Non c'è alcuna differenza fra donne e uomini. E quindi non vedo che le donne possano cambiare qualcosa che non possano cambiare gli uomini. L'Africa è molto grande. La condizione della donna in Nigeria, nel Sud, è assai differente dalla condizione della donna nel Nord, che è islamico. Ovvio che la cultura islamica sia parecchio dissimile. Ma in altre ,regioni le donne sono molto, molto forti e indipendenti. Anche in situazioni di poligamia. Anche se si occupano dell'organizzazione della famiglia. Hanno i loro lavori, i loro affari, viaggiano da un Paese all'altro, fanno carriera. E non capiscono che cosa in-. tendano in Europa le donne quando parlano di "liberazione". Invece in alcune zone soYQQ. ...

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