La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

1RTE E PARTE Angela e Adamo visti dalla luna. I "buchi neri" di Corsicato PaoloMereghetti Paolo Mereghetti, critico cinematografico, è caporedattore di "Sette". Ha pubblicato Dizionario dei film, Baldini e Casto/di 1995. ♦ Storia speculare di una conquista e di una perdita di sé (Angela, la prostituta che non sa godere, trova la propria consapevolezza superando le paure simbolizzate da una gallina, mentre Adamo, il raccoglitore di banane marce che non sa amare, smarrisce la propria identità trasformandosi in un dio mitologico risucchiato in un' Ade partenopea) il nuovo film di Pappi Corsicato dimostra prima di tutto che correre dei rischi può essere vantaggioso. Perché spiazzando completamente chi si aspettava un nuovo compitino almodovariano sulla falsariga del suo esordio con Libera, questo I buchi neri cerca una strada capace di far incontrare le qualità più "politiche" di certo vitalismo meridionale - una voglia di non riconciliaLione da leggersi tutta in senso antiborghese. Una spontaneità comportamentale che abbatte molti steccati, a cominciare da quelli più moralistici del "comune senso del pudore" (la storia si muove con amorale indifferenza tra mezzani, prostitute e assassini); una energia capace di far superare di slancio il malessere inevitabile della propria condizione sociale d1 reietti - per farli incontrare, dicevamo, con un'originalità e una immediatezza espressiva che è prima di tutto diletto e piacere di fare cinema ("dilettantismo", wrebbe detto Rossellini). E proprio· questa gioia di fare cmema, come di un giocattolo che si impara sempre più a padroneggiare e di cui si scoprono le sempre nuove meravigliose applicazioni (questo sì vero - e unico - unto di contatto con il precedente Libera) si rivela perfettamente funzionale al sineretismo culturale del regista napoletano, "goloso" di immagini prima ancora che preoccupato di dare un ordine a tutto quello che può innescare nuove fantasie. O meglio: l'ordine, il senso, la ragnatela di coordinate f iù o meno colte ci sono ne film (una per tutte: Chirone, il "port_atore di messaggi" in Vespa, vende gli orologi costruiti dal padre, ,eroprio come Chirone, "il più giusto tra i centauri" a sentire Omero, era figlio di Kronos), ma fortunatamente non sono mai fini a loro stesse o esibite come marchio di fabbrica di una cinefilia necrotizzata. Piuttosto Corsicato procede per accumulo di materiali e immagini, alla ricerca di un universo dove il fantastico possa entrare a pieno diritto nel mondo reale, non per opposizione ma per osmosi. Così l'or~asmo sottomarino o l'apparizione del mega-uovo, la paura della gallina o la scoperta della porta dell'Ade sono altrettanti elementi di una geografia esistenziale, "buchi neri" dentro cui si disintegra poco a poco la semplice trama del film, che finisce per trasformarsi in un ritratto abulico e indolente dell'estraneità e del malessere di tutta una generazione. È una strada che dimentica la lezione (neo)realistica tanto cara a certo cinema italiano, che abdica al sogno di uno star-system industriale - o supposto tale - capace di far concorrenza a un cinema hollywoodiano sempre più omogeneizzato e prevedibile per privilegi-are invece un modo di fare cinema in cui gli elementi che entrano a definire i persc:maggi e a !ormar~ le situaz1001 non s1 esauriscono nella costruzione d·ella trama, ma piuttosto prendono vita e forza per la tensione interna con cui si confrontano, si oppongono e infine si fondono. In questo modo i riferimenti "alti" (in primis Lo straniero di Camus, il cui inizio è citato quasi testualmente all'inizio del film, e poi la mitologia g~eca e ~l Pasoli~i d_egliepisodi brevi, a com10c1are da La terra vista dalla luna . E ancora il Bunuel messicano) si intrecciano perfettamente a quelli "bassi" (la fantascienza americana di serie Z: Hideous Sun Demon di Robert Clarke e Kronos, il conquistatore dell'universo di Kurt Neumann, come ha precisato Marcelfo Garofalo nel suo articolo su SegnoCinema. O certe simbologie così elementari da risultare estranianti/ la gallina, la banana, l'uovo) nello scopo dichiarato di abolire gli steccati del romanzesco o gli obblighi dello psicologismo e ridare invece al regista la libertà creativa di un'assoluta originalità. A tenere insieme il tutto c'è una specie di fiducia non spiegata (e non spiegabile) nell'.innocenza eri~igen_ia dei suoi _personaggi, ritratti speculari, anche se opposti per sesso (pur se poi queste differenze perdono forza lungo il film), di un'umanità che sembra condannata alla miserevolezza della prOJ?ria condizione sociale che mvece ritrova dentro di sé (grazie all'amore) la forza per affrontare con sempre nuova baldanza la vita quotidiana. Certo, Adamo, alla fine viene risucchiato in un mondo indistinto di fumi e vapori, si "dissolve" e sparisce, ma il suo "passaggio" sulla terra - e sulla strada di Angela - non è stato vano, avendola aiutata a scoprire l'energia con cui superare il proprio stato di estraneamento esistenziale. E soprattutto avendola aiutata a trovare dentro di sé, con un messaggio di "integrazione" sessuale (dove mascolinità e femminilità non hanno mai caratteristiche opposte e antagoniste ma piuttosto complementari quando non confondibili) che alla fine lascia nello spettatore . la speranza che quel "piccolo miracolo" con cui si chiude il film sia infine a portata di mano anche di chi non vive in un mondo così assolato come quello di Corsicato. ♦

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