La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

GIROD'ITALIA LE GIRAFFE DAL COLLO ·coRTO DI LAMEZIA TERME Fernando Davoli, Antonio De Sensi, Angela Regio, Antonio Samà Disoccupazione e fasce deboli nel progetto "Lilliput" Quando nell'ottobre. 1994 la Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme ci riunì per proporci il coordinamento di un progetto (uno dei tanti che il Cnca ha realizzato in Italia all'interno del programma "Dalla prevenzione al lavoro" finanziato con i fondi residui del Fondo Sociale Europeo) avevamo chiare solo poche ma sostanziali idee. La prima era quella di cogliere un'occasione come questa per tentare di incidere in modo concreto sulla vita sociale della nostra città con la costruzione di un parco da realizzare all'interno di uno dei quartieri storicamente più arischio di emarginazione per l'alta presenza di criminalità organizzata e l'allestimento di un lido/camping "sociale" sul litorale lametino .. La seconda intuizione riguardava i 30 gi'ovani che dovevano prendere parte all'impresa: per chi è stato escluso dal sistema educativo e formativo (r,er scelta o per cause esterne) non era propombile un corso di formazione professionale tradizionale, troppo vicino alle aule scolastiche e troppo lontano dal lavoro reale. La terza idea poggiava sul credere fermamente che i cosiddetti marginali sono delle risorse per l'intera collettività e posseggono le abilità per produrre iniziative socialmente utili e visibili. Da queste intuizioni è stato progettato e realizzato un corso di formazione all'imprenditività che abbiamo denominato, utilizzando una metafora condensata nel nome stesso, Lilliput: la piccola isola abitata da piccoli uomini che riescono, unendo le proprie forze, ad aiutare il gigante Gulliver a riprendere il viaggio. Certo non è stato facile far diventare tanti giovani così diversi un gruppo or~anizzato e capace di raggiungere gli obiettivi del corso, ma tant'è che 11 parco oggi è una realtà cittadina e l'allestimento di alcune strutture per il lido/camping anche. Cercheremo ora di narrare questa esperienza che ancora continua a fornirci spunti molto interessanti di riflessione sia dal punto di vista metodologico sia da quello politico e sociale. I trenta lillipuziani (di ambo i sessi e di età compresa tra i 16 e i 36 anni) scelti per questo tipo di corso, provenivano da condizioni, situazioni ed esperienze molto diverse: c'eran dei ragazzi nomadi che per la prima volta fre- ~uentavano un corso di formazione con "italiani"; c'era chi era passato da esperienze di tossicodipendenza e cercava la strada del reinserimento; c'era chi viveva pesanti situazioni e f c. ne, familiari; chi era ad alto rischio di venire "adescato" nei vari circuiti dove si butta via la vita per niente; chi, infine, esprimeva semplicemente il disagio giovanile più diffuso: quello relativo all'assenza di un lavoro sicuro e, di conseguenza, con il futuro bloccato, senza sogni, congelato. · Questo gruppo così composito non è stato frutto del caso ma il risultato di colloqui preliminari effettuati con circa 60 giovani del comprens9rio lametino. A tutti abbiamo chiesto cosa sapessero o avessero già provato a fare e se erano interessati ad apprendere o a rafforzare le loro abilità. Fin dal momento del colloquio il giovane o la giovane venivano messi al corrente degli obiettivi del progetto, delle incertezze che potevano sorgere nel cammino (permessi, finanziamenti, etc.), ma soprattutto chiedevamo loro un ruolo partecipativo da protagonisti e non da spettatori: quello di studiare, elaborare e progettare insieme e che, da come lo interpretavano, dipendeva la riuscita del corso oppure no. Dunque motivo di selezione non è stato il grado di scolarizzazione (per la maggior parte puttosto basso), ma le abilità possedute, la motivazione a intraprendere un percorso delineato nella sua impalcatura e tutto da costruire, la disponibilità ad apJ;>rendere,l'accettazione a collaborare con tutti gli altri per la riuscita dell'impresa. Durante gli otto mesi trascorsi insieme (novembre '94 - giugno '95) l'aula prima e il cantiere di lavoro dopo, sono diventati una palestra dove quotidianamente (7-8 ore al giorno!) ci siamo tutti misurati con materie e tecniche diverse: dalle lezioni del ristoratore, pedagogi- , sta, agente di viaggio, formatori, abbiamo titrato fuori e risolto il per chi costruire il parco e il lido/camping; dai setting con l'architetto, l'in- ~egnere, i vari artigiani (falegnami, elettricisti, idraulici, etc.) il che cosa costruire e quali materiali usare; sempre insieme ad alcuni di questi esperti e anche con momenti nostri d'aula, ci siamo dati l'organizzazione necesssaria e il come metterla in pratica. In più con gli esperti di marketing e grafica abbiamo appreso alcuni elementi utili per far conoscere e "vendere" un nostro prodotto; con l'aiuto di un esperto abbaimo progettato e condotto una ricerca nel quartier scelto per realizzare il parco; infine con esperti in economia e in impresa ci siamo cimentati nella scrittura di due piani d'impresa da spendere in un possibile futuro post-corso. Tutto questo ci ha consentito di avere le competenze sia teoriche che pratiche, anche se l'equilibrio non è stato sempre semplice da mantenere: sia i tecnici che gli artigiani, pur avendo le abilità professionali, non sempre sono stati in grado di tradurli in tempi e modalità formative sintonizzate con le esigenze del progetto. Noi dell'équipe di coordinamento abbiamo faticato non poco a far coesistere le finalità formative con ~li stili di lavoro molto più orientati alla realizzazione! E proprio. per orientare meglio sia tutte queste professionalità che gli ovvi conflitti tra i partecipanti, abbiamo utilizzato spesso momenti assembleari dove venivano portati alla luce dinamiche che intralciavano il lavoro di gruppo o rallentavano il raggiungimento degli obiettivi decisi insieme. S1.l.Q/.E121..}L_élflSJ.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==