La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

Tu sei di Modena ma vivi a Roma? Sì, sono di Vignola, un paese tra Modena e Bologna. Mi sono trasferito qui a Roma quando sono entrato al Centro sperimentale, cinque anni fa. Come hai iniziatoa lavorarenel cinema? Sono riuscito a entrare al Centro sperimentale, cosa molto difficile. Sono sei posti per ogni corso, e almeno qualche anno fa, un posto era riservato a uno straniero, uno a una donna, altri tre per i raccomandati. Il Centro è un posto che ti vizia un po', vieni considerato già regista, sceneggiatore, montatore; è un monao a parte, vivi come in una bolla di sapone per un paio di anni, poi sta a te ricavare quello che può essere utile o perdere tempo. In ogni caso io il Centro l'avevo preso come un centro di produzione, forse perché istintivamente non credo molto alle scuole, soprattutto se hanno un'impostazione un po' teorica, anche troppo artistica. Comunque mi ha dato l'opportunità di fare cortometraggi, cosa estremamente importante per iniziare. Uscito da lì bisogna ricominciare tutto. Dovevo scegliere se vivere arrangiandomi e coltivare la sceneggiatura nel cassetto, oppure darmi un anno di tempo per scrivere due o tre sceneggiature, per capire cosa volevo fare veramente. Ho scelto la seconda strada e ho scritto Nella Mischia. Mazzacurati l'ho conosciuto a Cinecittà. Sapevo che aveva iniziato a girare Un'altra vita, sono andato lì e lui mi ha preso come assistente alla regia. Solo per due settimane perché io poi dovevo iniziare il mio secondo anno al Centro. Come hai trovato gli attori delfilm? In tre mesi di provini. Ho girato scuole, oratori, sale giochi, facendo sempre un po' la figura tra il pedofilo e lo spacciatore. Ogni tanto un prete mi accompagnava alla porta, non si fidavano del mio aspetto, forse sono troppo magro. Alla fine ho trovato questi tre ragazzini per strada, uno mi aveva colpito perché aveva un giubbotto con un teschio e la scritta, Bad to the bones, cattivo fino al midollo. Lorenzo invece l'ho trovato in una scuola. È stato difficilegirarecon loro? No, ma è faticoso, perché loro sono spesso incontenibili, un po' selvaggi. Però da un certo punto di vista è come lavorare con un grande attore, secondo me: perché hanno talento, ma allo stesso tempo sono completamente privi di luoghi comum, nella recitazione, non hanno paura di sporcarsi, dire parolacce. Se si riesce a organizzare con loro un lavoro basato sulla concretezza e allo stesso tempo sulla fantasia è per me come lavorare con un grande attore. A differenza di un vero professionista forse sono meno costanti, se ad esempio stiamo girano e passa una ragazza dall'altra parte della strada, bisogna sospendere le riprese. Però a parte questi particolari io lo trovo stimolante. Comunque io non credo che si possa fare un buon film, fresco, solo con attori non professionisti. Certo, cambia il modo di lavorare, ma l'importante è tirar fuori il meglio. Nel film infatti c'è questa mescolanza tra attori professionisti e non. Hai idea di lavorare ancoracon i protagonisti del film? Magari seguendo le orme di Truffaut con] ean-Pierre-Leaud? La sceneggiatura era scritta, ma non ho voluto che gli attori la leggessero, non perché lo CINEMA IL RAGAZZO VENUTO DAL BRASILE Marce!Cordeiro a curadi LucaMosso Marce/ Cordeiro: Sono nato in Brasile l'otto ottobre 1964. Vivo in Italia da sei anni. Ho !a doppia cittadinanza. ~a _miaè una formazione ai attore. Ho conunciato a fare teatro nel '75 e sono andato avanti fino all'89 con commedie e recital di poesia. Ho lavorato molto su testi di Pessoa. Poi sono venuto in Italia, ho fatto la comparsa, ho recitato in un film (un articolo 28 che non uscirà mai), ho lavorato in televisione ... tutte cose di scarsa importanza. Poi, quasi per gioco, con Franco Menna, il produttore, ho pensato di dirigere un film. Subito è diventata una cosa molto seria e difficile. Dovevo scrivere una storia, cosa che non avevo mai fatto, e non sapevo da dove cominciare: L'illusione di credere di eoter fare qualche cosa e la realtà di non riuscirci è stato il punto di partenza. Scrivere è difficile: per me è come rimanere nudo in piazza, mi fa paura. Tutto è diventato più semplice quando sono arrivato in Brasile per le location. Ho contattato gli amici che poi hanno recitato nel film e abbiamo cominciato a girare. Dirigere un film è un'esperienza entusiasmante. È come stare in un circo. C'erano giorni in cui dovevo controllare più di 120 persone. E dovevamo girare in una favela che a detta di tutti era estremamente pericolosa. Parliamodel tuofilm ... Passopassocon le stelle racconta l'illusione: qualcuno che insegue un sogno e cerca di realizzarlo a tutti i costi. Parte che ha cinque o sei anni, e cammina tutta la vita, verso le stelle della sua illusione. Quando, da vecclùo, finalmente si ferma, per la prima volta capisce che il suo è un sogno irrealizzabile: il posto in cui è arrivato fa sdiifo. È una favela immensa abitata da gente partita alla ricerca di un sogno e approdata lì, in quel luogo inesistente. Proprioperché inesistente,questo luogo ha dei contatticonlaStoria.Il suo è unpercorsonel tempoe anchenelleillusionidel nostrosecolo. Sì. Pensiamo alla rivoluzione francese e ai suoi ideali: è stato un sogno in fondo rimasto irrealizzato; si muore di fame, si vive nella spazzatura, si mangia nella s_pazzatura.Vediamo la polizia che caccia i neri, i neri che sclùacciano i gay. Parliamo della spazzatura, che è un elementofigurativamente moltoforte nelfilm. Quello che ho visto lì, tra la spazzatura, mi ha impressionato. Era la prima volta che ci andavo, anche se quella è la mia città. Quando arrivo, vedo un mucchio di persone che frugano nella spazzatura. Era tremendo. Come scenografia era molto bella da vedere: ogrnfDIYENTO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==