La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

Il punto di forza della riforma sarà un'imposta aggiuntiva ad valorem fissata ad un livello standard del 17%. La tassa sui profitti delle imprese è stata standardizzata al 33%. Uffici di riscossione delle imposte vengono attivati in tutto il paese andando a sostituire le strutture finora affidate ai governi locali. Se la manovra sulle tasse riuscirà nei suoi scopi, entro il 2000 il ~ettito fiscale della Repubblica Popolare risalirà fino a costituire il 50% del Gdp. La riforma della proprietà agricola nasce da esigenze principalmente produttive. Secondo le fonti ufficiali, la quantità di terra coltivabile in Cina corrisponderebbe a 800 metri quadri pro-capite, molto al di sotto degli standard mondiali. Stime ufficiose parlano di una sottovalutazione da parte del governo della popolazione agricola. Il numero "reale" di coltivatori sarebbe maggiore di un buon 45%. Un frazionamento così caJ?illaredelle coltivazioni ha reso fino ad oggi impossibile qualsiasi forma di meccanizzazione della produzione. La creazione di grandi proprietà vuole rilanciare l'industria rurale e sganciare allo stesso tempo lo stato dalla catena assistenzialista costituita dal rifornimento di mezzi all'agricoltura (combustibili, fertilizzanti) a tassi fissi da un lato, e dall'acquisto garantito del prodotto dall'altro. Nel quadro di riordino generale dell'amministrazione pubblica anche la Bank of China trova il suo spazio. In questo settore si vuole soprattutto venire incontro alle esigenze di regole più chiare avanzate dagli investitori stranieri. L'ex presidente del Gatt Peter Sutherland, alla fine del 1994, pur ammettendo notevoli pro~ressi giudicava ancora scarsa la condizione dei servizi finanziari offerti al settore privato cinese ed internazionale. La Cina ha pagato questi ritardi con la mancata reintegrazione nel Gatt . La necessità di entrare rapidamente a far parte del Wto12 , rende dunque il problema di una riforma del sistema di finanziamento alle imprese quanto mai pressante. Finora comunque nessun passo concreto è stato compiuto per rendere la Bank of China una banca centrale realmente indipendente dai corsi J?Olitici. L'unica misura adottata è stata 9;uelladi creare n<:!l1994 tre nuove banche "politiche", incaricate di gestire in blocco i prestiti (a fondo perduto) alle imprese pubbliche, così da permettere in teoria alla Bank of China e alle sue sussidiarie di concentrarsi sui prestiti commerciali destinati al settore privato. Queste sono a grandi linee le grandi scommesse di Zhu Rongji per il 1995. Su questi piani ambiziosi grava però la struttura stessa dell'apparato politico della Cina popolare. La natura delle istituzioni politiche cinesi è, nella sua concretezza, "dicotomica". Accanto al governo e a tutte le sue diramazioni, opera il Partito Comunista. I funzionari di partito appartengono ad un gruppo che seleziona in maniera assolutamente autonoma tutti i suoi membri. Il partito sovrintende e controlla tutte le funzioni dello stato: dal governo all'industria, dalle corti di giustizia al parlamento. Comitati di partito si affiancano ad ogni organo istituzionale ad ogni livello. • Il successo di una politica di riforma come quella disegnata da Zhu Rongji, dipende in buona parte dall'assenza di contraddizioni fra l'operato di governo e di partito. Questo dato ci riporta alle incertezze negli equilibri politici ai vertici del paese. Chi comanda in Cina? L'articolo di Barbara Alighiero offre un'ampia analisi del problema e dei protagonisti di questo momento politico. Dalle sue considerazioni possiamo renderci conto di come le nomine e le dimissioni di funzionari di partito o di rappresentanti del governo avvengano sempre sulla base di relazioni pérsonali all'interno delle diverse anime che compongono l'insieme decisionale. L'attività politica si manifesta come "fedeltà" individuale nei confronti della propria componente di riferimento nel partito, non come azione svolta all'interno di un'istituzione, politica o economica, che abbia un assetto e delle regole sancite dal diritto. La direzione imboccata da Jiang Zeming, Li Peng e Zhu Rongji sembra essere quella di dotare ti paese di quei "poteri forti" che permettano alla Cina di superare più o meno indenne il momento di massima instabilità che seguirà alla morte di Deng con le lotte di successione "dinastica". Se le diverse anime del potere riusciranno a disegnare un terreno di scontro nel quale i confini siano comunque garanzia di equilibrio per l'economia nazionale e per gli investimenti stranieri, la morte di Deng Xiaoping sarà un evento traumatico che porterà momenti di grande turbolenza ai vertici, ma che permetterà alla Cina di mantenere vive le potenzialità di cui sta godendo in questo momento. Viceversa, se le misure che si stanno adottando in questi mesi sono solo una risposta a necessità contingenti - in attesa di un vincitore finale che disegni la sua mappa del potere - che non implicano un serio progetto di ridefinizione degli organi di gestione del paese, allora la morte di Deng somiglierà in maniera inquietante alla caduta della dinastia mancese nel 1911, con tutte le sue conseguenze. Note 1 Dati tratti da: The Economist, 30 Aprile-6 Maggio 1994, pag.77 . Fonti dell'International Munetary Fund. 2 ibidem. Nicholas Lardy, noto .studioso di economia cinese, in base ad altri modelli di calcolo del purchasing power dello yuan, riduce la stima del reddito pro-capite per il 1990 a 1.000$, calcolando per lo stesso anno una produzione globale di ricchezza valutabile intorno ai 1.200miliardi di dollari. 3 The Economist, 18-24 marzo 1995, "China Survey", pag. 4. 4 Nel 1794 l'Imperatore Qianlong respinse la missione inglese S::11datada Lord Macartney venuta in Cina per stabilire relazioni commerciali, asserendo che l'Inj$hilterra non possedeva nulla di cui la Cina avesse bisogno. 5 Traduzione di T.F. Wade in, Decree o{ the Emperor of China asking far counsel, and the replies of the Administration 1850-1851, Londra 1878, ra~. 5. 6 È interessante notare come le banche impenah, al1'cpoca, svolgessero solo la funzione di istituti di prestito, mai ai investimento. 7The Economist, Volume 331, Number 7861, 30 aprile-6 maggio 1994, pag. 77. 8The Economist, 18-24 marzo 1995, "China Survey", pag. 26. 9The Economist, 30 Aprilc-6 Maggio 1994, pag.78. 10 Xinhua She del 7 maggio 1994. 11 The Economist, 18-24 marzo 1995, "China Survey", pag. 12. 12 Che dal primo gennaio 1995 ha sostituito il Gatt. • PIANFTATERRA

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