La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

vita ad elaborarli e a correggerli. Inutile dire che il rapP?rto educativo tra un ~amb1_no so_ttoposto a contmue m1suraz1om e un maestro ossessiona t'o dal principio di prestazione non potrebbe essere improntato a grande serenità e empatia. Ma i provvidi creatori dei programmi si sono preoccupati di attenuare la freddezza del cognit~vism_o puro con un congruo msenmento di elementi affettivi e valoriali: le cinque lettere del1' alfabeto associano meccanicamente la valutazione del profitto a quella dell'impegno; avviene così che, se. un bambino non ha conseguito un "livello adeguato di competenza", ciò deve essere necessariamente attribuito al fatto che "il suo impegno non è costante". Erano più scientifiche le formule approssimative dei maestri di una volta ("Potrebbe fare, ma non s'impegna", "Ce la mette tutta, ma propria non ce la fa"), che almeno sapevano distinguere tra valutazioni cognitive e giudizi morali. c) L'invasione burocratica. Il tentativo di applicare puntualmente le nuove norme ha già cominciato a deteriorare la qualità della vita lavorativa degli insegnanti, obbligati a trasformarsi in indefessi compilatori di moduli e stilatori di documenti. Nelle riunioni non c'è più tempo per parlare dei bambini in carne ed ossa e di ciò che avviene realmente nelle classi, perché ogni risorsa va dedicata a interminabili discussioni filologiche ed ermeneutiche, volte a decifrare le recondite intenzioni del legislatore o ad escogitare la formula che disinneschi la paranoia delle p_re_scrizioni senza contravvemrne apertamente il dettato. In caso di . . . . controversie c1 s1 appoggia al f arere dell'ispettore X o de pedagogista Y (i Don Ferrante della situazione) che offrono interpretazioni autentiche - e spesso discordanti - del Verbo ministeriale. Così, mentre i valori etici e culturali consolidati si disgregano, inedite emergenze sociali incombono, i bambini sono invasi da inquietudini nuove e il senso stesso del fare scuola andrebbe ripensato, gli insegnanti passano il loro tempo a discettare di indicatori e di lettere dell'alfabeto. d) Corsi anche per i genitori? Non migliore è la situazione dei genitori, che, messi a tu per tu col sopra citato Quadro 2, devono sforzarsi di ricostruire la situazione scolastica del loro figlio a partire da un caleidoscopio di enunciati frammentari, cimentandosi con la decodifica di espressioni che suonano ambigue e inafferrabili per chi non abbia fatto pedagogia all'Università o non sia esperto delle discipline di studio ("Utilizzare e variare il lessico nelle strutture acquisite", "Elaborare semplici ipotesi e spiegazioni verificandole con appropriate tecniche di indagine", "Riconoscere problemi matematici in differenti situazioni di esperienza e di apprendimento"). Se poi il genitore disorientato si rifugia negli altri due Quadri alla ricer- *lo. ca di un'immagine globale del suo bambino, è probabile che si trovi alle prese con quel gergo buro-psico-pedagogico che il Ministero stesso suggerisce di utilizzare attraverso la disamena prosa di cui abbiamo fornito numerosi esempi. Nell'attesa che qualche solerte ispettore appronti manuali, glossari e corsi d'aggiornamento anche per i genitori, l'unica speranza è riposta nel buon senso dell'insegnante, che a voce saprà disinnescare i guasti provocati dalle tortuosità della comunicazione scritta, in barba alle prescrizioni ministeriali. e) Controllo e qualità della scuola Forse l'unica funzione efficacemente svolta dal nuovo sistema di valutazione è quella del controllo: controllo del Ministero sui provveditorati, dei provveditorati sui direttori didattici, dei direttori didattici sui maestri, dei maestri sugli alunni. Ma ciò che viene controllato non è tanto l'effettivo operato di questi soggetti quanto il materiale BibliotecaGinoBianco cartaceo che essi sono disposti a produrre. Così la cervelloticità delle norme e delle procedure burocratiche, investendo di una luce sgradevole e grottesca l'intenzione di migliorare la qualità della scuola, da un lato non raggiunge lo scopo di far lavorare meglio gli insegnanti demotivati, dall'altro rischia di frustrare l'entusiasmo e lo spirito d'iniziativa degli innovatori. Che fare? Uno spunto può venire da un testo scritto nel 1534 dall'anatomista Andrea Vesalio in polemica con la medicina del suo tempo, basata sul predominio gerarchico del medico (che studiava i meccanismi anatomici e fisiologici sui libri) rispetto al selezionatore (che smembrava quotidianamente i corpi in carne ed ossa): "Questa deplorevole divisione dell'arte medica ha introdotto nelle nostre scuole l' odioso sistema, ora in voga, per cui uno esegue il sezionamento del corpo umano e l'altro ne descrive le parti. Quest'ultimo è appollaiato su un alto pulpito come una cornacchia e, con fare molto sdegnoso, ripete fino alla monotonia notizie su fatti che egli non ha osservato direttamente ma che ha appreso a memoria da libri di altri (...). Il sezionatore, ignorando l'arte del parlar:e, non è in grado di spiegare il sezionamento agli allievi e arrangia malamente la dimostrazione che dovrebbe seguire alle spiegazioni del medico( ...)". L'accostamento è lievemente macabro, ma il rapporto odierno tra l'insegnante e il pedagogista-ispettore-didatta non è tanto diverso da quello che nel sedicesimo secolo intercorreva tra l'anatomista e il medico f re-galileiano. Forse è giunto i momento che, come fece Vesalio nel Cinquecento, gli insegnanti rivendichino il valore conoscitivo dell' esperienza didattica, e si rifiutino di applicare passivamente le direttive che provengono dall'alto, specie se fanno a pugni con la ragionevolezza e ostacolano gravemente la riuscita del loro lavoro. · Nota: le citazioni sono tratte dall'Ordinanza Ministeriale n. 263 del 2 agosto 1993, dal Documento illustrativo del Sistema di Valutazione degli alunni della Scuola Elementare accluso alla medesima Ordinanza, dal Documento di valutazione della Scuola Elementare. ♦ VOCI

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