Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

364 LO STATO MODERNO La politica internazionale dell' U. R. S. S. Se la seconda guerra mondiale è stata mossa, tra l'altro, dal fine di ristabilire l'equilibrio europeo violentemente rotto da Hitler, bisogna dire che essa è fallita allo scopo, perchè ne è sorto in– vece quell'antagonismo tra U.S.A. e U.R.S.S. di cui non si vede per ora la possibilità di composizione. Orbene, circolano sulla po• litica internazionale dell'U.R.S.S. due giudizi affatto opposti. Gli spiriti ostili all'U.R.S.S. vedono in questa potenza l'erede e la con• tinuatrice, sotto la maschera del comunismo, delle mire egemoni• che imperiali dello zarismo. Gli spiriti favorevoli all'U.R.S.S. ne giustificano invece la politica estera come quella cli uno Stato bol– scevico inteso a stabilire in tutto il mondo un regime di vera democrazia, a liberare i popoli dallo sfruttamento capitalistico, a instaurare tra le nazioni pace e libertà. Si tratta in realtà di due giudizi parziali e polemici, che possono essere spiegati nella loro origine, ma vanno integrati e corretti da una informazione più ampia e piu complessa della politica internazionale dell'U.R.S.S. I. - Che cosa ha ereditato la politica internazionale dell'U. R. S.S. dalla tradizione zarista? Sarà bene rendersi conto del fatto che, al tempo della I• guerra mondiale, proprio questa tradizione aveva subito una svolta. Caratteri millenari dell'antica tradizione erano: la missione di Mosca come erede dell'Impero Bizantinu (< Mosca è la terza Roma>: dunque, espansione nel vicino Orien• te); funzione di Mosca come erede dell'abbattuto Impero Mongolo (espansione in Siberia e Asia Centrale); ,ambizione di sbocchi di retti sui mari liberi, Nero e Baltico. Ma proprio nel secolo XIX queste ampie mire erano venute re• stringendosi: Mosca aspirava infine soltanto al Bosforo e ~i Dar• danelli, e, se conservava il proposito di proteggere dall'Austria e dalla Germania i paesi slavi balcanici, aveva in realtà rinunziato ~ piani panslavisti o di impero mondiale. La sua sistemazione inter• nazionale non mirava oltre gli Stretti. Ora indubbiamente questo problema, non risolto dalla politica zarista e rimasto temporanea• mente sospeso allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre, è passalo in eredità all'U.R.S.S. ; ma inquadrato in un piano ideologico di tutt'altre direzioni e giustificazioni. Sono state le grandi potenze europee, coi loro errori e con la angustia dei loro interventi politici, a consolidare il regime sovie• tico, e a fargli concepire quella vasta azione internazionale, che fu primamente delineata da Lenin, nel primo periodo della stori:, dell'U.R.S.S., 1917-21. Se il partito col)lunista riuscì allora a li• bcrarsi di tutta urgenza dall'invasione tedesca (pace di Brest·Li· tovsk), gli restavano molteplici nemici interni, e soprattutto l'osti• lità di una grandissima maggioranza della popolazione, di opinioni moderate. Ma le grandi potenze (Inghilterra, Francia, Giappone, U.S.A., e infine la ricostituita Polonia) preferirono, anzichè ac• cortamente e fiduciosamente appoggiare le correnti moderate, fare del conflitto tra Russia Bianca e Russia Rossa un affare inter• nazionale. Sì videro uomini di stato come Lloyd George e Clémen• ceau puntare su quel conflitto come su una possibilità di caos • di totale disfacimento, per eliminare, dopo la Germania, un'altra potenza mondiale. Per aver temuto cli favorire il sorgere di un grande stato democratico, l'Occidente si è fabbricato con le proprie mani l'avversario d'oggi. Perchè i bolscevichi seppero abilmente manovrare tra le controversie delle forze nemiche che volevano dividersi la pelle dell'orso ancora in vita; e, vinta la guerra civile, eliminarono anche dal loro suolo gl'interventi stranieri. Intanto Lenin veniva fissando i caposaldi della futura politica estera dell'U.R.S.S. Per chi si fondava sulla nozione che il secolo XX sarebbe stato l'epoca finale del capitalismo imperialistico e spre• giudicatamente pensava alla Russia non come alla Patria, ma sem• plicemente come al « più debole anello della cate1ia capitalistica,, la conquista del potere non era stata che l'organizzazione della prima cellula mondiale comunista. Scomparso il nome stesso di Russia, l'U.R.S.S. fu concepita da Lenin e poi da Stalin (< Q11estionidel lenitiismo >) come la base di partenza per la conquista degli altri e anelli deboli> (Stati balcanici, Stati slavi occidentali, Cina, Medio Oriente: e parte di questo programma era già risolto dopo la se• conda guerra mondiale), per giungere a più vaste visioni, rii– venute poi sempre J>iÙattuali: stabilizzazione del regime comunista in Europa e in tutta l'Asia; duello finale con l'U.S.A., ultima roccaforte del capitalismo imperialistico. Vennero fissati, in questo periodo - 1918-21 - che fu pur, quello della stabilizzazione del regime in Russia, anche alcuni con. cetti strategici fondamentali; inserirsi nelle controversie interne ed estere degli stati capitalistici, sia allo scopo di evitare allcan. ze internazionali anticomuniste (quindi azione diplomatica: patti di non aggressione, di amicizia, di commercio), sia al fine di proteg. gere l'espansione di partiti comunisti nazionali nei paesi democra– tici; mantenere in essi una condizione di perpetua inquietudine, ricor– rendo a tutti i congegni utili: fronti popolari, movimenti di libe. razione nazionale, movimenti !)artigiani, guerre civili, colpi di sta. to. Fu Lenin a enunciare due formule fondamentali della diplo– mazia sovietica: quella dei « due paesi avanti e uno indietro>, che si esplica nell'abilità di ritrattarsi al momento conveniente, p,r es. di fronte alla formazione di un potente fronte anticomunista; l'altra della « difesa dell'unico Stato del mondo di. vera democra. zia>, da applicarsi appellandosi all'opinione pubblica democratica, e col sostenere il pacifismo dell'U.R.S.S. in opposizione alla poli• tica aggressiva delle potenze' imperialistiche. Il decennio 1922-32, mentre ;a N.E.P. raf!orzava all'interno il regime, mirò dunque in politica estera a rompere azitutto la e ser• rata> delle potenze capitalistiche. Diplomatici raffinati come Ci• cerin e Litvinof rappresentano una prestigiosa U.R.S.S. alle con• ferenze internazionali di Genova, Rapallo, Locarno, alla Società delle Nazioni; contraggono trattati commerciali con Inghilterra, Francia, Italia; sostengono la possibilità di reciproca intesa tra de• mocrazia sovietica e democrazie occidentali. Ma non si lascia lan• guire l'altra formula, quella ciel minaccioso accerchiamento ostile dei capitalisti; e la sua risultante pratica è il Comintern, fondato eia Lenin, che, sotto l'apparente indipendenza dal Cremlino, suscita movimenti comunisti in tutto il mondo, a difesa della patria unica e vera dei lavoratori. - 2. - Non c'era in tutto ciò alcuna consapevole mala fede: Mo• sca riteneva di doversi effettivamente preparare alla guerra difen· ~iva nel caso inevitabile dello scontro con le potenze capitalistiche. I piani quinquennali ne erano la preparazione economica; e nel P<· riodo dal '33 al '40 l'U.R.S.S. tirò diritta nel suo programma di dittatura mondiale del comunismo, malgrado le forti resistenze in· terne di massa e di classe dirigente, resistenze che vennero fcr• reamente stroncate. Nel campo internazionale, alla formazione dell'Asse anti· comintern, l'U.R.S.S., abbandonava la politica d'amicizia con la Gcr· mania, contrapponeva i tentativi di avvicinamento all'Inghilterra, alla Francia, agli U.S.A., si batteva per la J>rima volta contro il nazismo in Spagna; creava in Cina il fronte unico tra governo na• zionale e forze comuniste in seguito all'aggressione giapponese \alr bandonando per il momento la precedente politica di aperta osti• lità a Ciang-Kai-Scec): nello stesso tempo però continuava la po– litica del Comintern e apparivano i primi movimenti di liberazion• nazionale in tutti i paesi e coloniali > europei. Ciò che pareva estremamente sospetto all'U.R.S.S. era la po– litica di debolezza e di cedimento delle potenze occidentali di fronte a Hitler: Inghilterra e Francia volevano dunque allontanare da sè il pericolo nazista sospingendo Hitler verso Oriente? L'U.RS.S. fu rapida a trarne le conseguenze; bruscamente fu rovesciata la po– litica sovietica nei riguardi della Germania; e la «nuova> politica prese corpo col patto di non aggressione e di amicizia dell'agosto 1940, che, mentre riforniva la Germania su vasta scala di materie prime di fondamentale importanza (nafta, petrolio, legname, ali• mentari), mirava: 1) a ottenere i massimi risultati dal conflitto che si avvicinava: infatti l'U.R.S.S., durante il '39-40 ha diviso la Po– lonia con la Gerwania, e occupato gli Stati Baltici e la Bessarabia; 2) a restare fuori dal conflitto, sino al progressivo incfebolimento delle grandi potenze, onde presentare al momento giusto l'arbitralo comunista per la pace del mondo. Ma se il primo punto potè essere attuato, perchè la Gerrna: nia, bisognosa di petrolio e grano tenne a bada finchè po!~ la Russia onde evitare il secondo fronte facendo tutte le piu ampie concessioni di territori non suoi (Polonia, Paesi Baltici), il secondo fallì, per errore stesso di Hitler, che suppose, nel giugno del '41, di esporsi eccessivamente alla mercè dell'U.R.S.S.: cosicchè temendo di trov;irsi alla vigilia dell'aggressione, entrò dc·

RkJQdWJsaXNoZXIy