Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

·Lo STATO MODERNO 343 LA TERZA FORZA A CONVE.GNO La formula della < Terza Forza>, che importata di Francia, debuttòcon una fortuna pubblicitaria persino eccessiva, tanto da suscitare tentativi di indebito accaparramento, è oggi sovente nel nostrobeato Paese (in Francia è sottoposta all'ardua prova di go– \'emo in condizioni di costante insidia e pericolo) oggetto di fa– cilesatira e di diffuso ,scetticismo. Ora in tutto ciò v( è di mezzo senza dubbio la difficoltà og– gettiva di una situazione generale, interna ed esterna, che con Jesue rigide contrapposizioni non sembra lasciare margine a un giocopolitico più complesso e articolato, in cui si possano util– mente inserire, su un terreno di civile competizione, altri {attori chenon siano quelli massicciamente identificati e brutalmente an– tagonisti. Ma questo si sapeva o si doveva sapere: e cioè che da un lato,ogni possibilità generica di terza forza ha come suo presup– postoprimo che la situazione generale si apra in un clima di di– stensione e non precipiti verso una tragica prova di forza; e ciai• l'altro, che lo stesso costituirsi e graduale affermarsi di una < Ter– za Forza> ra1>presenta il segno e la garanzia di una relativa di– ,tensione. Forse andrebbe ricordato a questo proposito che la re– cente crisi francese non è stata senza rapporto con le conversa– zionidiplomatiche or ora iniziate e che vi è stata al riguardo un:. nonindifferente indicazione generale da pàrte dei popoli europei. Segnoquesto, insieme con tanti altri (quelli, ad esempio, interni al blocco orientale), che è difficile ridurre il dramma a due perso– naggi rigorosamente monolitici. Ritornando in argomento, si deve subito soggiungere che le oggettive difficoltà sono moltiplicate da una certa nostra inclina– zione e tendenza a una fluttuazione eccessiva di opinione e di giu– dizio,che ci spinge a rivedere, ad ogni stormire di fronda (si ha pauradi non essere à là page), la diagnosi della situazione politi:a interna, quasi che essa non fosse dominata da alcuni dati fonda– mentali, da alcune esperienze, da alcuni giudizi critici ormai clCw quisiti; e fosse aperta, invece, a tutte le avventure della fantasia e ai miraggi più o meno seducenti di unità o unificazioni già sto– ricamente condannate. Per evitare entusiasmi "effimeri, seguiti da precipitosi o cauti scetticismi, non bisogna stancarsi dal riaffermare che la cosidetta Terza Forza rappresenta non già una invenzione di belli spiriti, ma un'esigenza permanente per l'avviamento di una moderna ùe– mocrazia italiana. I recenti avvenimenti non hanno fatto che sot– tolineare e dare maggior risalto a questa permanente esigenza. Proprio nel momento in cui il Partito Comunista tende a mettersi fuori del piano della opposizione parlamentare, e perciò stesso della critica e congiunta collaborazione, la necessità della cosidet– ta terza forza per l'equilibrio stesso del sistema costituzionale, co– meesattamente rilevava il Segre su queste colonne, si fa più che mai viva e attuale. Aprire la strada ad una possibile alternativa di governo in un prossimo avvenire, impedire intanto che l'equi– librio politico generale del governo subisca spostamenti pregiudi– zievoliper una politica di democrazia sociale, chiudendosi in un angusto conservatorismo o in un paternalismo non nuovo in Italia, costituisce un compito abbastanza arduo ed impegnativo, tale da far mettere in sordina angusti particolarismi di partito e preocc'u– pazioni di minor rilievo. Naturalmente sul modo di soddisfare questa esigenza perma– nente, che è più facile caratterizzare negativamente che quali fi. care positivamente, la discussione è sempre aperta. E ancor qui soccorre il e distingue' frequenler > di scolastica memoria. Il pro– blemadella Terza Forza ha infatti una sua prospettiva ampia e una sua ragione profonda, che si identifica con la crisi stessa del socialismoe del liberalismo: di qui quella necessità di rivedere le ideologiee i presupposti morali, politici e sociali di una politica generaledi Terza Forza, che abbia i suoi miti, le sue passioni, le sue capacità di richiamo dell'opinione pubblica, la sua forza fe– conda di rinnovamento e di espansione. . Ma vi è una impostazione di terza forza, che ha una sua ra– gioned'essere più modesta forse, ma già in atto sul terreno con- tingente, per la risoluzione di problemi immediati imposti da una situazione di emergenza. Sotto questo secondo aspetto, che involge comunanza di la– voro per la risoluzione di problemi specifici, chiaramente enucleati, va fatto il bilancio del secondo convegno della Terza Forza tenuto lo scorso mese a Firenze sotto l'insegna del problema della Regione. A Firenze è apparso chiaro che i partiti formalmente costi– tuiti, e in ispecie quella socialista dei lavoratori, non intendono, allo stato degli atti, impegnarsi in via assoluta per una politica di Terza Forza - temendo di compromettere altre finalità, che ~ssi attualmente perseguono - ma 11011 i 1te11do110 neppure abba11do11are tale possibilità. Si tratta insomma di una carta che i partiti non intendono gio– ca-re in pieno n'a neppure abbandonare. E così esponei;1ti rappre– sentativi dei socialisti democratici, dei repubblicani e dei liberali hanno finito per riaffermare l'esiiienza di coordinare le particolari attività politiche in una comune politica di Terza Forza su de– terminati problemi, in particolare su quello che era stato posto all'ordine del giorno, e che ora sta per assumere un'attualità anche maggiore, se risulterà vero il proposito del Governo, di cui si è avuto qualche sentore, di accelerare la preparazione delle elezioni per i Consigli Regionali. · Pur nella discordanza di opinioni fra regionalisti più e meno convinti, la premessa cli ordine costituzionale consistente nel fatto che la regione è sancita dalla Carta fondamentale, si è imposta a tutti coloro che sono intervenuti nella discussione. Il problema è apparso quello di far sì che le regioni debbano concretarsi in or– gani di effettiva autonomia e decentramento, e non abbassarsi a strumenti di dominio o a feudi a volta a volta di totale asservimen– to o permanente ribelJione. Cosicchè si è andata facendo strada fra i convenuti la convin– zione, consacrata poi nelJ'ordme del giorno finale sottoscritto anche da autorevoli esponenti dei partiti, che le elezioni regionali, per i fini di un maggior equilibrio politico e di una più accurata selezio– ne di elementi competenti, nun vadano affrontate in formazioni di– sperse, ma in un vincolo di costruttiva solidarietà ;con la quale formula si è inteso dare l'avvio alla formazione cli un comune schie– ramento politico. In questo quadro di cauti accordi preliminari, che se non im– pegnavano direttamente i partiti, impegnavano e impegnano auto– revoli uomini di partito, le relazioni tecniche, ma non solo tecniche, di Bergman, di Boneschi e di Visentini hanno ricevuto favo– ·revole accoglienza e hanno fornito indicazioni utili, che hanno tro– vato schem«tico riflesso nell'ordine del giorno approvato. Carandini, Ferrara e Gentile per i liberali indipendenti, Conti, Bergman e Boneschi per i repubblicani, Mondo!fo, Treves e lo stesso D'Aragona per i socialisti democratici hanno in sostanza dato la garanzia di un impegno comune, mentre Paggi nel suo di– scorso di chiusura confermava la vitale esigenza di una democra– zia laica volta alla risoluzione operosa dei problemi politici e so– ciali per la salvezza stessa dell'unità e della libertà del Paese. Farri a sua volta insisteva sulla necessità di procedere speri– mentalmente a un lavoro comune nella disamina dei singoli proble– mi, perchè questi costituiscono la pietra cli paragone, di fronte alla quale svaniscono le inutili divagazioni o le prospettive avveniri– stiche. Vi è insomma una prospettiva evidente di alcuni anni di col– laborazione in una situazione di emergenza, che può e deve unire (questo il succo del discorso di Farri) uomini e formazioni poli– tiche di schietta ispirazione democratica per la soluzione di ur– genti problemi amministrativi, sociali, attinenti alla scuola, alla cultura, alla questione meridionale e così via. Del resto la necessità di un coordinamento fra i partiti cosi detti di centro-sinistro ha avuto occasione o meglio necessità di manifestarsi anche subito dopo il convegno. Nella situazione di aspra tensione determinatasi con lo scio– pero politico, repubblicani e socialisti democratici hanno adottato un analogo atteggiamento. E così pure essi si trovano su una stra– da comune di fronte alla crisi della Confederazione del Lavoro e al problema sindacale: argomento che meriterebbe per sè stesso un discorso a parte.

RkJQdWJsaXNoZXIy