Lo Stato Moderno - anno IV - n.3 - 5 febbraio 1947

LO STATO MODERNO 61 ' SERVITU In f'egime di democrazia, un articolo di Salve• mini non può essere nè ignorato nè censurato. Natu· ralmente lasciamo all'Autore la responsabil/.ul dei suoi giudizi politici. I. Nell'articolo I Primi Passi pubblicato dall'amico Cal.a– mandrei sul • Ponte » del luglio 1946, leggo queste paro:e: Akuni critici, che hanno seguito ,gli eventi italiani da loo• tano, hanno giudicato come un grave èrrore dei partiti di sinistra l ra.ver accettato di ~ollaborare colla luogotene11Zamonarchica du– rante il governo provvisorio; ma forse, nel giudicar cosi ooo han– no pensato abbastanza alle condizioni militari ed economiche in cui l'Italia si è trovata io questi due anni, nè hanno considerato che una assoluta intransigenza dei partiti repubblicani, in un pe· riodo in cui prima di tutto si trattava di vincer la guerra e la fa. me, avrebbe finito probabilmente col rafforzar la monarchia e col farle guadagnare definitivamente l'appoggio esplicito degli alleati. E ,neanche si può considerare come un errore evitabile fa debolez– za e la incertezza cronica da cui si è dimostrata affetta l'opera della coalizione governativa: di fronte alla quale ogni critico se– reno deve domandarsi come, in una situazione cool spaveotooa che l'averla superata semina oggi un miracolo, qualsiasi altro go– \'emo avrebbe potuto far meglio. Sarà lecito, spero, a chi partecipò al pensiero e alla respon– sabilità di quei • critici lontani » - pochini in verità! - spie– gare le rragioni di quella che Calamandrei ha definita « asso– luta intransigenza •• e che piuttosto dovrebbe essere descritta come protesta contro una non necessaria servitù volontaria. Un dato essenziale • Cominciamo col fissare un dato essenziale. Se la Commissio- ne AUeata di Controllo - a proposito, la parola « controllo » nella lingua inglese vuol dire non « sorrveglianza • come in italiano, ma «governo»; quindi « Commissione AUeata di Controllo » avreb~ dovuto essere tradotto come « Commissio– ne Alleata di Governo » - se la Commissione Alleata di Go– verno volle che Croce, Sforza, Rodinò, Togliatti e Ci. nella primavera del 1944 si associassero a Badoglio in quello che fu chiamato il pateracchio napoletano, questo non io fece per i loro begli occhi. Lo fece perchè aveva bisogno di essi per governare l'Italia meridionale e per continuare col/'aiuto degli italiani la guerra nell'Italia centrale e settentrionale. Nell'Italia meridionale, dopo il disastro del settembre 1943, l'amministrazione civile e militare italiana si era del tutto sfa– sciata. Non era possibile fare la guerra in un paese in cui alle spalle delle forze combattenti e' era il caos. In quel caos spa• rivano i disertori, e le autorità militari alleate non sapevano dove ripescarli. Esplodevano epidemie, che potevano diffon– dersi alle forze· combattenti. Ferrovie, acquedotti, depositi di viveri, condotti di benzina, dovevano essere guardati e messi al sicuro dai sabotaggi. Le città dovevàno essere amministrate. Tutto questo lavoro, ~e non fosse stato fatto da italiani, avreb– be costretto i « liberatori » a distrarre dalle forze militari vere e proprie una massa enorme di combattenti. Quanto all'Italia centrale e settentrional.e, anche qui, anzi qui più che ne1 Sud, gli Alleati avevano bisogno della cooperazione italiana per ot. tenere informazioni sui movimenti delle forze tedesche, per creare disordine alle spalle di quelle forze, e per distrarne dal fronte la masslma quantità possibile. Quella cooperazione nè ,nel Sud, e meno che mai nel Nord, poteva essere ottenuta nel nome di Vittorio Emanuele III e del suo Badoglio. Costoro avevano perduto ogni prestigio in conseguenza della loro ignominiosa fuga da~Roma e dello sfa– celo che ne era derivato. Finanche Croce, sul principio del– l'ottobre 1943, dichiarava che ormai in Italia una repubblica era diventata jnevitabile data l' aziQ_ne « ignobile » del re e di tutta la sua casata. Gli sforzi di Churchill per dar r ossigeno a quegli ·sciagurati riescivano vani. In America la ostilità alla politica di Churchill era assai diffusa. In queste condizioni i « iiberatori •• se volevano ottenere la cooperazione degli italiani nel Mezzogiorno ed eccitare contro il nemico comune quelli del Nord e Centro, avevano bisogno di chiamare al governo dell'Italia « liberata » uomini nuovi, non responsabili, come il re e Badoglio, del disastro, in cui l'Italia era ,precipitata. Questa cooperazione quegli uomini nuovi dovevano nego– ziarla. Essa non doveva essere accordata come tributo gra– tuito dovuto a padroni omnipotenti da servitori che avessero abdicato a qualunque propria volontà. Quel che si doveva fare A quali patti doveva essere concessa? Il Te e Badog;lio si erano lll'resi a discrezione, ottenendo da Churchill e Roosevelt, nel famoso documento di Quebec, una promessa generica di trattamento non ingeneroso; poi Chur– chill e Roosevelt si erano impegnati ad « appoggiare con tut– te le loro forze l'autorità del re e del suo governo •· Niente altro. Ma Badoglio faceva raccontare dai suoi tirapiedi l>en altra storia sll'lla radio. Ecco quali frottole faceva spacciare: L'integrità territoriale dell'Italia (tolti i sogni ,cesarei di Mus– solini) verrà rispettata; la Marina italiana non sarà mutilata; il controllo alleato risulterà per il heoe del paese e non per l'umi– liazione del paese stesso; le Nazioni Unite stabiliranno i paga– menti in conto riparazioni e spese di occupazione ma senza stran– golare fa nostra economi11futura, ciò ohe d'altronde non sarebbe nell'inreresse medesimo degH Alleati: un debitore che respira è un debitore solvibile; te Nazioni Unite esigono la scomparsa totale del fascismo e di ogni qualsiasi dittatura: non è una clausola che grava su di noi ma che ci solleva, anche per il domani; Jibertà .di stampa e di religione; niente problemi di razza, che in definitiva sono i più problematici (HiNer non è un ariano, è un criminale); l'industria nostra non verrà eliminata o ridotta ai minimi termini ma dovrà - è il meno che i vincitori possano esigere - evitare Sl mareriale bellico, tranne re autorizzata; 'infine fa pace - l'atte– sissima pace! - stabilirà le condizioni definitive in trattati che speriamo definitivi: e· su la bilancia peseranno in nostro favore i sacrifici sopportati da tutti, specie da coloro i quali hanno offerto e braccia e sangue per ottenere appunto il mitigamento di even– tuali condizioni d'armistizio dolorose. (N. ·Bolla, Dieci mui di governo Badoglio, p. 86). Que_sto nè il re nè Badoglio avevano ottenuto. Non l'ave– vano neanche domandato, perchè stretti al collo dal nodo scorsoio degli interessi dinastici. E questo era quanto Crroce, Sforza, Rodinò, Togliatti e Ci. dovevano domandare. Nessuno ha mai preteso che essi assumessero le pose gla– diatorie del generale de Gaulle. Ma essi potevano, e doveva– no, ben dire alla Commissione AUeata di Governo: « Egregi signori, noi non abbiamo nessuna fra le responsabilità di Mus– solini, del re, di Badoglio. Noi non domandiamo di meglio che di cooperare con voi. Ma voi non potete pretendere che noi ci disonoriamo funzionando come vostre marionette. Noi non possiamo assumerci la responsabilità di dire agli italiani che devono considerarvi come « liberatori • e che dobbiamo

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