Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

LU STATO MODERNO 1·assomigliano come fratelli siamesi ai loro compagni del nostro paese. C'è negli unJ una mai spenta vena oltremontanà ma ~nche un più vigile senso della storia nazionale e europea; c'è negli altri uha mag– gior scioltezza ideologica e un più acuto spirito li– berale. E poi c'è il problema, grosso, spinoso, problema dei rapporti tra comunisti e socialisti; tra un comu– ·rilsmò. che si fa trasformista e giolittiano, che giuoca audacemente la carta di un rinnovamento democra– tico (in questo paese dove per disperazione fino Fan– fulla s'è rifatto frate non è punto strano che, man– cando i democratici, siano i comunisti a farne le veci) e un socialismo che di rinnovarsi non ne ha affatt<. voglia e ha al suo interno un gruppo pode– roso di forze che vuole tra~cinarlo a sinistra dei co- ·munisti, non sarà facile la spiegazione. -Eppure in Ital.ia 1a situazione sarà ancora più difficile per i partiti di estrema sinistra se, come appare probabile, re elezioni politiche confermeranno i resultati delle amministrative. Perchè mentre in Francia i tre grandi partiti di massa hanno tagliato il traguardo elettorale quasi sulla stessa linea, in Italia si rischia di avere una grossa maggioranza demo-cristiana pa- / _reggiata a mala pena dalla somma di entrambi i par– titi social-comunisti. E questo può creare in ·Italia una situazione del tutto diversa da quella francese; mentre là infatti l! collaborazione dei tre partiti è quasi imposta dalla aritmetica parlamentare e dalla situazione internazionale (infatti un governo solo di sinistra da· una parte avrebbe ali'opposizione poco 'meno della metà dell'Assemblea costituente, dall'al– tra darebbe la impressione di uno schieramento in , politica estera eccessivamente sbilanciato, e si sa che in tal materia le impressioni pesano molto, e si trasformano facilmente· in pressioni) in Italia invece non è improbabile che si abbia ,la .possibilità di un govçrno a due che potrebbe rispecchiare fondamen– talmente la situazione iriterna, e rispecchiare nello stesso tempo quella politica estera di assoluta bilan– cia tra i due blocchi nel che pare esaurita ogni fan– ·tasia internaziona1e dell'Italia. (Vero che qua c'è ,ancora qualcuno che si domanda se i · blocchi ci sono o non ci sono; secondo noi· ci sono, e costitui– scono per di più la più seria e valida garanzia di . pace su cui possiamo contare). E ~e si facesse questo governo a due, chi sarebbe il- seéonao? La tradizione e la struttura sociale dei singoli partiti vorrebbe che fosse il socialista., Noi siamo di opinione diversa, se la ipotesi qui esaminata - non probabile, ma· non impossibile .:_ dovesse ve– rificarsi. In ogni modo, se anche in Italia dovessero at- • tuarsi le previsioni più semplici e comuni - e cioè che il referendum dia esito repubblicano, e le ele– zioni indichino un governo a tre, democraÙci e social– comunisti, noi avremo una strana repubblica demo– craticà alla cui fondaziope saranno assenti proprio le forze più sicuramente repubblicane e democra– tiche. Se le parole e gli atti hanno ancora un senso in questo paese dove i1 machiavellismo stende una e G nebbia opaca sulle une e sugli altri, nè gli unCsi posson dire francamente repubblicani (altrimenti, perchè tanta insistenza sul referendum?), nè gli altri si possono dir democratici (almeno al lume della sto– ria di ieri, chè quella di oggi è ancor troppo fioca e confusa perchè se ne possano trarrf legittime conse– guenze. Vedremo il Congresso Socialista di Firenze. Ma voi credete èhe quelle inconciliabili anime che si rivelano alla lettura degli ordini del giorno - e fossero solo quelli i segni di una ormai ,manifesta inconciliabilità - si separeranno? E se anche ci fos– se stato il pericolo di una scissione, la direzione del partito ha con saggia umaniµ provveduto fissando la data del Congresso a ridosso delle elezioni per la Costituente. Non ci sono in Italia molti Partiti d'Azione che preferiscono spaccarsi piuttosto che umiliarsi in un perpetuo equivoco. E i liberali di si– nistra si accontenteranno anch'essi dell'offa tiepida offerta da Bonomi? E vedremo così un blocco sedi– cente repubblicano con Arangio Ruiz e Crispo che alla Consulta, non è più di un mese con grande ca– lore, se non dovizia di argomenti alla Mirabeau, di– fendevano le ragioni storiche della tradizione m~– narchica ?). La parentesi è stata lunga, ma ancora più lunga sarebbe la lista delle cose amare da scrivere in questa caotica vigilia elettorale. Perchè è vera forturia èhe la tranquillità sia nelle piazze, ma è vera sciagura che la chiarezza non sia nelle menti e ·1a deèisiòn~ nelle anime. Eppure un costume democratico esige l'una e l'altra, e la tranquillità può essere domani turbata, se non sarà presidiata dalla chiarezza e dalla decisione degli uomini politici. • Se dunque non· avverrà un ptofondo capovolgi– mento della situazione, e quèsto appare utòpistico, noi avremo una Costituente nè repubblicana nè de– mocratica, e che tuttavia fonderà, per la forza delle cose, una Repubblica democratica. In queste condi– ~ioni chi ci assicura che il referendum repubblieàno non sarà seguìto. da un plebiscito monarchico? J:n Francia questo paradosse di una demqcrazia senza democratici è già profondameI\te avvertita . Echi notevoli se ne sono avuti· anche nella no– stra stampa, e Silone, tornato di recente da Parigi lamentava la incongruità di una situazione che mette alle prese direttamente éiemocratici cristiani e social– comunisti, non solo senza mediazione, ma anche sen– za possibilità di riposo per nessuno. r tre sono aggiogati al medesimo carro e deb- · bono restarci, sotto pena 'di una crisi !fatic~sa e senza' prospettive che non siano quelli di riportare gli stessi colli sotto il medesimo giogo. ·n periodo elettorale- è per il paese euforico; ser– ve a dimenticare i problemi e a trastull-arsi con le cifre.' Ma i problemi restano. E domani saranno an-– cora più gravi qi ieri. MARIO P.AQOI

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