Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

LO STATO MODERNO sidera prestiti dagLi Stati Uniti (Sll3ilinin ~ettembre awebbe parlato di sei miliardi di dollari; la richiesta desta sospetto in taluni, che si domandano quali bisogni possa ,avere un Paese come l' U. R. S. S. che dispone di tante ricchezze); mentre non v'ha dubbio che uno sviluppo degli scambi commerciali tra U. R. S. S. e Stati Uniti sarebbe nell'mte– resse di entrambi e favorirebbe la mi~iore conoscenza re– ciproca e quindi in definitiva la comprensione e l'amicizia fra i due popoli. · Ma la speciale Commissione del Congresso americano per la politica economica e ,i piani per il dopoguerra (Com– missione Colmer) ne illustra, nella relazione su • L:i rico– struzione economica dell'Europa » presentata il 12 novem– bre alla Camera, le difficoltà. Infatti, oltre al1a considera– zione che si dovrebbero stabilire, ogni qual volta fosse pos– sibile, contratti diretti fra le ditte commerciali americane e le industrie russe anzichè passare sempre attraverso a' Arn– torg, l'Ente statale sovietico di monopolio del commercio, la Commissione osserva: « I rapporti amichevoli fra gli Stati Uniti e la Russia, che, come è evidente, costituiscono un obbiettivo impor– tante, e la concessione di prestiti dipendono da un soddi– sfacente chiarimento dei seguenti punti: a) Quale sarà la politica della Russia nell'assegnare al– l'armamento la produzione di cui dispone? Quale parte della produzione russa continuerà ad essere dedicata agli arma– menti e in che rapporto sta questo con le sue esigenze? b) Publrlicazione delle statistiche russe e possibilità di analizzare i dati sui cui si basano per quanto riguarda la produzion~ economica di tutte le parti della Russia. c) Assolvimento degl'impegiù politici da parte della Rus– sia alle stesse condizioni degli altri Govemi. Questo com– prende il ritiro delle forze di occupazione russe in confor– mità degli accordi di Potsdam, della -dichiarazione di Jalta, e di altri accordi. d) Pubblicazione delle condizioni dei trattati commer– ciali stipulati dalla Russia con i Paesi dell'Europa orientale , che si trovano attualmente sotto il controllo russo. Senza tali informaz·ioni è api.possibile calcolare quale dovrebbe es– sere la politica americana nei confronti di tali Paesi, oltre che verso la Russia. e) I soccorsi in tali zone dovrebbero essere concessi in mordo da non consentire che le risonse dei rispettivi Paesi vengano portate in Russia per essere sostituite dai soccorsi c ncessi dagli Stati Uniti e dall' U. N. R. R. A. f) Libero ingresso ai giornalisti e protezione dei diritti, ctlmpresi i diritti d'autore, di tutti gl'individui e di tutte te azioni, alla distribuzione di riviste, giornali, periodici e film nei Paesi sottoposti al controllo •russo dovrebbero essere condizioni sine qua non per la concessione di prestiti a tali Paesi. Il ministro degli Esteri ha ;insistito sulla protezione delle libertà garantite alla Conferenza di Jalta, libertà di re– ligione, di stampa e di elezioni. La Russia stessa dovrebbe consentire ,la possibilità di effettuacre·mchieste giornalistiche non censurate e facilitare l'attività delle ,rappresentanze di– plomatiche entro ila Russia e dowebbe accordare il diritto d'ingresso agli aerop1ani quale è çoncesso alla Russia da parte di altri Paesi ». Tutto ciò considerato, taluni gruppi negli Stati Uniti sarebbero bensì disposti a concedere gli aiuti richiesti, ma con garanzfo tali che equivarrebbero a sottoporre l' U. R. S. S. ad uno stretto controllo. Come si vede, non solo i motivi di dissenso, ma gli stessi <¼sensi in atto fra Russia e Anglosassoni toccano pro– hlenù d'ogni natura e territori che vanno dall'Occidente al– l'Estremo Oriente. Senza dubbio, una, due, tre, dieci e 6Jl- che tutte le questioni pendenti potranno prima o poi essere risolte, come lo è stata tra Jalta e Potsdam, la questione polacca, e come sembra esserlo, per il momento, la question& greca. Vi sono d'altra parte divergenze di vedute anche tra Francia e Inghilterra, specialmente nella questione dell' am– ministrazione della Germania e del Levante, e tra Inghil– terra e Stati Uniti, specie in Palestina e nell'Estremo Orien– te. Ma qui siamo veramente ·nell'ordine dei problemi spe– cifici, più o meno importanti, ma che non investono tutto un .modo di considerare le cose e gli stessi v-alori umani, tutto un sistema di principii e di azione politica. Nei rapporti fra 1' U. R. S. S. e i suoi associati anglo– sassoni il discorso sembra, a volte, dover essere assai di– verso. Basta rifarsi alla serie di manifestazioni oratorie cui abbiamo assistito, tra l'ultima decade di ottobre e l'ultima decade di novembre, nei tre Paesi; discorsi di Attlee, di Bevin, di Eden, di Byrnes, di Molotov, cosi chiari anoorchè in tali sedi non tutto si possa evidentemente dire quel che si pensa, per convincersene. Mosca h~ chiesto, a volta a volta, alle Potenze o diiettamente agl'interessati, fa pa1te orientale della Polonia, I'Ucraina Carpatica già cecoslovacca e ungherese, la Bucovina settentrionale già romena, in base al principio di nazionalità, trattandosi di regioni abitate in maggioranza da Biancoruteni e da Ucraini; la Bessarabia ro– mena, il distretto di Pet:samo, Kars e Ardahan e la parte meridionale di Sachalin per ragioni storiche, in quanto ter– ritori già· appartenenti alla Russia zarista; alcune zone della Finlandia orientale. l'Istmo di Carelia, l'Estonia, ~a Letto– nia, la Lituania, la Prussia orientale, le Curilù per ragioni di ~icurezza; la Tripolitania, e basi negli Stretti, in Egeo, nel Mar Rosso, nel Pacifico, e concessioni e privilegi in Man– ciuria e nel Turkestan orientale per ragioni varie di sicu– rt:zza, di accesso al mare Hbero, di espansione. Un program– ma così imponente di rivendicazioni affacciate e in gran parte attuate nel corso di questa guerra urta al tempo stesso principii e interessi di altri Paesi, i quali si chiedono fin dove la Russia voglia arrivare. Poichè sta bene il principio di nazionalità; ma perchè non deve valere anche pt:r i ter– ritori finlandesi o per quelli tedeschi o per la Bessa.-abia? E sta bene che l'Unione Sovietica pensi alia sua s:cureua· ma se un Paese che è vasto più del doppio dell'Europa, che ~nnta :luecento milioni di abitanti, che dispone in gran copia di risorse d'ogni natura, prodotti alimentari, fibre tessili, mi– nerali, energia idrica, e di una attrezzatura industriale di prim'ordine, se un Paese in queste condizioni ha tante esi– g~e per la sua sicurezza, e ad essa deve sacrificare i pic– coli Paesi, che cosa dÒvrebbero dire le Potenze minori? Il pensiero corre senza volerlo alla teoria dello « spazio vi– tale » che valeva solo per i grandi e non si peritava affatto di sacrificare loro i minori vicini. Dall'altro lato, vediamo il Governo laburista che con– tinua immutata la politica estera di quello conservatore, salvo Nella Biblioteca dello STA1'0MODERNO no~10Lo ~,unni DEMOCRllZill CRISTillNl È u s e T O EDITORE GENTILE- MILANO

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