Lo Stato Moderno - anno II - n.21 - 5 dicembre 1945

322 t..o s•rATO MODERNO mente prevedibile, e già nel numero precedente di questa Rivista non mancammo di mettere in luce che una eventaule crisi sarebbe stata intieramente dominata dall'atteggiamento dei pemocratici c-ri– stiani; ond'è che .- non essendo supponibile che questa facile previsione non sia• stata fatta dai libe– rali - occorre pensare a una loro imp~ovvisa pas– sione che li abbia resi incapaci di scorgere come, per qualche modesto piatto di lenticchie, essi stavano perdendo la loro primogenitura di custodi e difen– sori de!l'autonomia spirituale dello Stato; in altre parole il conservatorismo più schietto, quello che non bada nemmeno alle transazioni e_dalle compromis– sioni ideali, ha prevalso su quel neo-liberalismo che, svolgendo 'Beveridge da Gobetti, p~etenderebbe ri– fare in Italia l'esperienza cavouriana, svolgendo in casa nostra un motivo di liberalismo europeo. Nobile impresa .davvero, ma che,· a parte ogni altro diverso ragionamento sul1e sue possibilità di ef– fettuazione, è stato nettamente stroncato dall'azion<> di Cattani e - doloroso a dirlo per quanti nel filo– sofo napoletano scorgono il Maestro di verità e di vita - di Benedetto Croce. Si tratta di una deviazione momentanea, o è questa la posizione fondamentale 'che il partito libe– rale intende assumere? In realtà come nessuno volle crocifiggere if partito. socialista sugli atteggiamenti fusionistici, come nessuno intende ricacciare il par– tito comunista negli angoli morti di una' opposizione sterile quanto agitatoria, come è sempre più viva la speranza che il partito d'azione spinga a fondo le sue capacità di fare da cerniera della yita nazionale, così era ed è auspicabile che l'anima moderna e dinamica del m,eralism9, la sua grande anima tocqu:=:villiana preva.Iga sullo tanco costituzionalismo ortodosso, che è il surrogato aico del conformismo gesuitico. Ma dal punto di vista della pura e semplice os– servazione politica, dobbiamo prendere atto che in questa fase storica il partito liberale si è fatto gui– dare dagli uomini, dagli interessi e dalle ideologie meno vive e moderne tra quanti· ne alberga tra 16! sue file. E' sembrato insomma che la ultima crisi mini-· steriale sia stata soprattutto la crisi del partito libe– rale. Il duello tra Cattani e Brosio, che, risoltosi a favore del primo, ha determinato le dimissioni dei ministri liberali, è stato bello stesso tempo la causa ,-:::::::AA~:::::::::::::::::~~~~~=~::::::::~-,::~~..,.,,...,~ E' use I TO L. NICASTRO Confessioni di Eleonora I>use GENTILE EDITORE ultima delle dimissioni del governo e la manifesta– zione più clamorosa del dissidio latente, e ormai pa– lese e probabi)mente inarrestabile ih seno al partito liberale. Nulla di strano che - data la delicata struttura della compagine f!-el Comitato di Libera; zione Nazionale - la crisi di un partito porti a con– seguenze più vaste, coinvolgenti l'intera coalizione. Con il che non si vuol negare, che al di, sopra di Brosio, Cattani abbia mirato a Parri. Si vuole anzi mettere in luce e chiarire come la crisi sia intima– ménte legata al travaglio dì assestamento del partìto liberale, certo assai più che non al processo di chia– rificazione in corso nel paese, e di cui i liberali si sono serviti come pretesto. Fino a che punto infatti è lecito parlate di crisi nel paese? Forse che il nu– mero sempre crescente dei giornali di destra è segno· che il paese si sposta a destra? Poiché siamo in fase di democrazia presuntiva, tanto varrebbe dire che in fase di dèmocrazia accertata si dovrà votare non per persona ma per patrimonio. Tesi alla quale forse non aderire~be nemmeno l'attuale direzione del par– tito liberale, ma r)ie pure fa perfettamente risctmtro e troppe facili presunzioni stùla base di atteggia– menti di origine esclusivamente finanzia:ria. Lasciamo dunque andare le sempre oscure de– finizioni di destra e di sinistra, e vediamo cosa c'è di reale nel paese. E proprio non abbiamo nessun ti– more di parlare di crisi, ma in senso, se non contra– rio, diverso da quello inteso dai liberali, nel senso cioè della traduzione in prosa dei miti che han sor– retto la vita delle opposizioni durante il ventennio e · soprattutto dall'8 settembre 1943 al 25 !l-Prile 1945. E' sempre un momento delicato della storia quello del passaggio dalle formule intellettuali alla istituzionalità politica e concreta. E certi ritorni sembrano inevitabili, e una volta si ha il 18 brumaio e un'altra la N.E.P. Questo è il punto sul quale le si– nistre dovranno poi-tare la massima attenzione se non vorranno farsi giocare definitiyamente. Il peri– colo non è che C<!rtisvolgimenti siano meno rapidi e meno facili del previsto; il pericolo è quello di per– dere l'iniziativa, il pericolo è che - per non inten– <,i.ereo non voler umiliarsi alle esigenze della tradu– zione in prosa - abbandonino la situazione a chi ha interesse a rendere statico l'assestamento, a toglier– gli ogni vigore propulsivo, dinamico, a ridurlo non più a stazione di transito, ma ad inizio di ripiega– mento. Occorre tuttavia ricordare che il sistem_a mi– gliore per essere sbalzato di sella è la pretesa di fare violenza al cavallo e che, se si è incapaci, o si rifiuta di guidare il paese anche nelle fasi in cui la prudenza val più dell'audacia e la burocrazia val meglio delle dimostrazioni in piazza, può verificarsi quel trapasso di ·classi dirigenti - e cioè di volontà, e di orienta– menti generali - in che propriamente consistono le rivoluzioni e le involuzioni. Mario Patrii ,.

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