Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

LO STATO MODERNO il nuovo ostacolo: riforma e controriforma divisero almeno per un certo tempo questa vecchia Europa. Nel seco:o decimo ottavo, col fiorire dell'illuminismo e del– le riforme, una coscienza europea e forse universale si dif– fonde in ogni luogo. Si leggano le originali memorie del mila. nese Corani nell'edizione curata da Alessan<lro Casali (e cito il Corani appunto perchè cittadino di un piccolo stato sia pure unito alla monarchia austriaca) e si vedrà come in lui e in ge• nere negli uomini della sua epoca si affermasse questo senso di unità, tale da permettere di superare, e non solo fisicamente, i confini posti dagli uomini. Rivoluzione francese: rivoluzione di idee. Essa, fra l'altro, affermò, e non solo in Europa, il concetto di nazionalità e lo dif– fuse con le armi del primo Napoleone. Tutto il secolo decimo– nono sarà quindi impegnato in questa lotta per il sorgere delle nazioni a stato; lotta santa e giusta se ogni nazione, risorta nei suoi limiti, avesse sinceramente stesa la mano alle sorelle in unn fraterna unione e non avesse voluto invece, come la gran pa,te fecero, ripetere gli errori degli stati esistenti prima di loro. Ciascuna pretese il «posto al sole>, lo «spazio vita!e > non curandosi se con ciò soffocasse il vicino o se ne facesse un pe– ricoloso nemico per il domani. La strada percorsa è ormai vicina a noi. Lo ~stato> si im– pone; l'uomo diventa un dente nell'ingranaggio del:a grande macchina de!lo «Stato> e non avrà nessuna importanza se lo ingranaggio girando stritolerà quell'uom:> e gronderà sangue. Lassù, in alto, è lo «Stato» nazionalista che ha bisogno di spa– zio, sempre più di spazio, che è affama'o di potenza, di ghrla. E gli uomini, i piccoli uomini che hmno dimenticato che !:i stato sono loro stessi, muoiono, muoiono. Proprio in questi ultimi tempi N. Jaeger ha pubblicato U'J suo libro, T..ezioni di diritto svizzero. Or bene, quante cose la piccola Svizzera può insegnare alla superba Europa: può in– segnare come popoli diversi di lingua, di nazionalità, di reli– gione possano vivere in accordo se tutti vi mettono della buon 1 vo!ontà e dell"onestà, soprattutto dell'one·tà. Sono convinto (e se non fosse vero lasciatemene l'illusione) che i popoli europei abbiano ancora in sè il concetto della loro unità, nor, razziale, come vo:evano le teorie testè defunte, ma di una loro unità di cultura e di civiltà; è a que,ta che dobbia– mo far ricorso come appoggio, per arrivare a quel"a un'tà eco nomica e politica che potrà forse dare una vita meno sangu'– nosa e meno sanguinante ai nostri figli. GIANLUIGI BARNI Dal prossimo nurru\ro cominceremo la pubblicazione di « Luci e ombre della Russia sovietica• di Giulio Bergmann, di cui ecco il sommarlo: I - SUL COMUNISMO. A) Il comunismo come fatto economico B) Il fatto politico: dittatura. C) Cause remote nel grandi spazi e nell'animo orientale. D) Conclusioni attuali. li - LA POLITICA RUSSA DI GUERRA E LE SUE ltADICI NELLA STORIA. A) Verso l'Europa. B) Il Governo sovietico e la guerra del J 941. C) Espansione. IIl - « QUID AGENDUM »? Da Cosenza a Genova A Cosenza, al conr;egno centro meridionale del Partito d'Azione tenutosi mentre ancora durava nel Nord il regime di oocupa;;ione tedesca, fu votata 1111amozione che così de. fi11ir;a il partito d'azione: « socialista, antitotalitario, autono mista e liberale». A Genova, per le elezioni sooltesi per la nomina del Co. mitato provinciale, si è votata una mozi01le la quale defini– sce il partito d'Azione con i seguenti termini: « socialismo aclassista ed antitotalitario •. Tutti sanno che i meridionali ha/lnO sempre goduta me ritata fama di sottili -ragionatori in materia politica, tutti san no che i settentrionali godono meritata fama di uo-mini so lidi e realistici. Come rimanemmo sbigottiti di ifronte alla ,mozione di Co. senza che credeva di conciliare in un pasticcio verbale l'in– trico della civiltà moderna, così non nascondiamo il nostro doloroso stupore di fronte alla mo;;ione di Genova che lw creduto di superare il pasticcio cosenti/lO, sfrondandolo di qualche esuberanza verbale, mantenendo però i tre termini più inconciliabili: partito socialista non classista e 110n auto– ritario. Noi vogliamo assumerci il compito ingrato, impopolare e, se si vuole, suscettibile cli attirarci incomprensioni e rancori, di rimettere a posto il vocabolo.rio politico italiano. Fino a che non si saprà che cosa significano certe de– finizioni, noi osiamo asserire che sarà difficile rimettere or– dine anche nelle cose pratiche. Noi professiamo l'ardua fede dell'unità inscindibile della chiarezza intellettuale e dell'or– dine empirico. Socialismo è dunque per noi - sul terreno storico e po– litico - marxismo; e marxismo è classismo e autoritarismo. Un socialismo diverso è una nebulosa che va da Gesù a De Man (avete visto come sono finiti molti revisionisti del Marxismo? Rosselli è ormai nettamente fuori ciel marxismo. Vedi il suo « Socialismo liberale >), è un ritorno a posizione premarxisti– che fatte di ingenue illusioni, di miti cli fraternità, di ansia di giustizia, è insomma quel tanto di socialità che - fatta di molti fili - è inseparabile dalla storia degli uomini, ma non è una dottrina politica. Sappiamo benissimo che così scrivendo, si rende aspra e difficile ogni defini;;i<me del Partito d'Azione. Ma la diffl· coltà, se è -insuperabile per ()ra per chi si pone sul terreno ideologico (salvo ripiegare su quello di. una democrazia rea• /i;;zatrice o costruttiva), ,11011 è affatto insuperabile per chi si ponga, come sembrerebbe ovvio, sul terreno politico, dove la fun;;ione ciel Ptirtito d'Azione si afferma sempre tPiù inso– stituibile se si vuole impedire il 11etto distacco degli italiani in due blocchi ostili di destra e di sinistra, in.capaci di uscire dalla alternativa: gor;erno debole o dittatura. Da questa funzione, discende una quantità di posiz,011/ programmatiche concrete sulle quali - e non sulle ideolo· gie - sarebbe bene si affaticassero i feroidi cervelli del par– tito. Si dice che questo 11011 basta per costituire quel « mito 1 che in Italia pare il fratello siamese dei partiti politici. Sono coscienti i democratici che sul «mito• tutto si può fo11cuzre, da una Monarchia ereditaria acl 1i~a dittatura di prestigio, ma no11 una ordinata democrazia? ( E poi resta da di1nostrare che il socialismo aclassista ed a11titotalitario sia un « mito», o non piuttosto una di quelle credenze che il buon popolo, usa prendere saggiamente a calci andando coi socia· listi se è socialista, e coi non socialisti se socialista non M. VITI'OR

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