Lo Stato Moderno - anno II - n.13 - 5 agosto 1945

150 posti di ,destra e sinistra. Invece, il gTande partito democratico da noi au– spiéato non pretenderébbe nessun mo– nopolio delle forze del lavoro nè avreb– be pregiudiziali contro il patto di al– leanza socialcomunista, di cui sarebbe In· grado perfett,.mente di comprende– re e rispettare le presenti ragioni, pur conservando indipendenza di giudizio e di condotta rispetto alle sue esptica– zlònl parUcolari. L'autore passa quindi nd esaminare qu1He dei partiti attuali meglio Tispon– da a questa esigenza, 1 !,, constata come Il partito d'azione sia, ,quello ad essa « più vicino, o meno lontano». Ci sono oggi suhla scena politica ita– liana tre partiti che vengono diretta.– men.te ·toccati dallo schema di un wan– de partito democratico quale noi l'ab– biamo rapidamente delineato. Essi so– no il partito democratico del lavoro, i1 partito d'azione, il partito repubblica– no italiano. Non dobbiamo addentrarci qui 11.eU'esame particolare della posi– zione in cui ciascuno di essi si trova rispetto alla formazione politica da noi postulata; e tanto meno dobbiamo di– scutere se e per quali vie essi possano aUearsi, fondersi o =anche scomparire neUa realizzazione di questa formazio– ne stessa. Noi abbiamo impostato qui una esigenza politica e. non 1 lanciato un programma specifico per un'organizza– zione di partito. Deliberatamente anzi ci asteniamo dal trattare questo secon– 'do argomento perchè non riteniamo che esso sia còmpito di questo giorna– le, perchè in ogni caso tale argomen·– to apparterrebbe solo a un secondo tempo. Quello che occorre innanzi tut– to è peTSuadersi della necessitd di quel– la esigenza politica e della possibiHtà di una sua rewlizzazione. Una sola cosa possiamo dire: che nes– auno dei tre partiti, nella sua imposta– zicme e ICO'lltS~tenzaodierna, realizza la nostra esigenza, anche se il parti– to d'azione è queHo ad essa più vici– no (o meno lontano). Per tale realiz– zazione occorre innanzi tutto l'afflus– so l'educazione e la disciplina dei « sen– za partito"» tendenzi'crlmente democrati– ,ci che sono (ripetiamolo) la «massa» più vera e maggiore. Per chi ci ha seguiti sin dal periodo clandestino tutto ciò non riuscirà certo nuovo, ar>che se H lucido intelletto del Sa1vatorelli dà nuova e maggiore effi– cacia agli ·a.-gomen-tl già da noi addotti e. suffragi.o delfa stessa tesi, ma certo riuscirà a tutta prima sor,prendente - e prova .però che si tratta di necessità che urgono prepotenti ad un esame non . superficiale deHa realtà politica italiana - che uomini diversi, pur sen– za la minima possibilità di comunicare pe_r tanti mesi, abbiamo potuto espri– mere gll stessi concetti usando talora persino le stesse parole.. Si veda in Proposito, fra l'altro, come Vittor, in– te*etando la stessa e~genza, l!fier– masse risolutamente che il destino del partito d'azione dipendeva esclusiva- LO STATO MODERNO mente dal fatto ch'esso si ponesse, co– scientemente e coraggiosamente, allB testa del movimento democratico ita– liano (cfr. « Grande partito democra– tico o piccola eresia socialista? », nel n. 5, anno I, novembre 1944, della se– rie clandestina). Sulla fusione Ira soclallsll e comunisti II problema della fusione fra socia– listi e comunisti si è posto in molti paesi dell'Europa occidenta•le da:1 mo– mento in cui -i comunisti si sono dichia– rati aperti fautori della democrazia: jn realtà, dato che più di fusione si tratta di assorbimento del vecchio partito da parte del più giovane e più dinamico, si capiscono l'unanimità fusionista dei comunisti e le resistenze di molti so– cialisti, più spiritualisti che marxisti, che difendono 1l'a-utonomia del partito; però (e questo getta molta luce sulla profonda CI'lisi che il socialismo come partito' attraversa) questi stessi antifu– sionisti •ricercano le ·ragioni ideali del– l'autonomia non in una diversa concezio– ne deHa politica intema, ma •inuna fun– zione di •mediazione internazionale fra i due mondi sovietico ed anglosassone di cui si ,temono i possibili contrasti. E' interessante notare come Saragat e Blum sollevino le stesse riserve su una fusione che subordinerebbe nettamente tutto il mondo proletario -agli scopi politici deJ.la Russia. Ecco le parole di Saragat, pronunciate al congresso na– zionale del ·partito socialista e riportate sull'Avanti! del 31 luglio: « L'Europa si avvierd a queUa dis– sociazione atomica accennata da Nenni a proposito del!' Italia, se il virtuale conflitto tra gli Stati occidentali e la Russia non saTd mediato dalle forze equilibratrici del socialismo che unisce la giustizia sociale con la libertà poli– tica. Con una rinunzia all'autonomia assoluta, il socialismo e con esso gli interessi della classe lavoratrice. sa– rebbero subordinati agli interessi di uno Stato, sia pure pioletario, e in questo modo la funzione del sociaH-smo, quale mediatore in Europa tra Occidente ed Oriente. Se la necessitd che la Russia sopravviva qua•le condizione di svilup– po della classe lavoratrice è ricono– sciuta dal Partito socialista, non si deve giungere però alla conclusione di una identitd dello Stato russo con la classe operaia degli altri Paesi. In questo momento in cui la funzione so– ciaUsta è essenzia.le nella politica eu– ropea il Partito deve collaborare con i comunisti accettandone l'unità di azione, 111.a al·l'ombra di detta unità non si deve intrigare per liquidarlo». Ql;_Jantoa Blum, le sue riserve inve– stono l'attuale politica sovietica in ma– niera ohe riteniamo utile far meditare ai nostri lettori: Non, nous ne pouvions pas nous at– tendre d ceci. Le socìaltsme n'd cessé de combattre les concepttons qui con– fondent la sécurlté d'un Etat avec ,a torce et son prestige ma,térlels, ,a puls– sance· et ses alliances militaires. Et de– puis la sclsslon de Tours, la propagande communlste avalt à cet égard slngullè– Tement renchérl sur la notre. A Ge– nève, durant !es années qui ont pré– cédé la guerre, c'est la Ru.ssie sovlétl– que, ralliant fréquemment autour d'el– le les pettts Etats, qui avait mené l'ac .. tion la plus tenace et IJl plu.s décidée en faveur de la sécur,flé collectlve. Comment n'aurio~-nous-- pas espéré qu'à la veiUe et au lendem.ain de la victoire, la Russie prit dans le sens de l'organisation pacifique du monde une initiative hardie et décisive, qu'elle je– tat dans le plateau de la balance le poids déterminant de ses sa,crifices, de son b,éroisme, de l'ascendant universel acquis par son chef? Comment n'au– rions nous pas compté sur le commu– nisme pour nous aider d créer enfin, en Europe, celte fol coUectlve où la sécurité collective doit trouver son ali– ment spirituel? Pour reconnaitre si un Etat est sin– cèrement résolu à entrer dans la vole de l'organlsation paclflque d•· monde, il est un signe auquel on · e peut pas se tromper. C'est sa sou,: .s– sion préa,lable d l'autorité de la future communauté internationale, c'est la dé– cision prise de résigner au profit de la communauté la fraction nécessaire de sa souveraineté propre. J'eniploie cette dernlère formule avec d'autant plu.s d'assurance qu'elle ae trouve presqu_e littéralement dans le Serment de cl6- ture des Etats Générau.10. Or il n'e•t sorti de la confére11:ce . de San Franci– sco ni super-Etat, ni super-·souverai– neté. Il n'en est mlme pas sorti une égallté de droit entre les Etats grane!& ou petits, belllgérants ou neutres. Le seul résultat posltif, ou peu s'en faut, est une sorte de syndicat armé de• clnq grands vainqueurs pour le maintien de leur victoire. Certes, la Russi.e n'ét<tit pas seule d San Francisco et elle ne porte pas seule la responsabllité de no– tre déception. Mais il se trouve, natu– rellement, que c'est. d'elle et aussi, je dois l'ajouter, de la France, que nous attendions da-vantage. Non seulement aucune grande initiative n'est venue d'eUe, mais c'est elle, d ce qu'il sem– ble, qui a ze plus énergiquement résisté pour sou.straire tes grandes puissances d •l'autorité inte-r~tionalc. Et elle a méme pou.ssé si loin son attitu.de dans t"affaire dite du veto que, sans la démarche de dernière heure du présl– dent Truman auprès de Sta.Une, la con– férence e1lt aboutl d un échec tota!. Donc, impossi"ble de nous méprendre. La politique actuelle de Staline n'est pas dans la ligne qui éta!t celle du so– cialisme international et qui, j'en suiB sur, est restée la n6tre. (Le Populaire, 22 luglio 1945, citato in Présence del 29 luglio). •

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