Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

LO STATO MODERNO' -· 5 LUGLIO 1945 VIRTU'DELL'IMPERO BRITANNICO Centosessantadue anni or sono un trattato firmato a Ver– sailles poneva fine alla guerra d'indipendenza americana san– zionando il distacco dai dominii di S. M. Britannica della sua grande colonia d'oltre Atlantico é la nascita degli Stati Uniti d'America, sviluppatisi poi tanto <la superare ogg( in ricchezza e in potenza la stessa madre patria. Da allora, contrariamente a quanto accadde alla Spagna e al Portogallo, nessuna colo– nia più ·ha abbandonato la bandiera britannica, che al con– trario si è successivamente arricchita di nuovi territori. E non certo perchè ne siano mancate le occasioni nel periodo in cui l'attuale concezione si è venuta maturando ed applicando, cioè negli ultimi cento anni. Neppure si può dire che la politica inglese sia sempre stata la medesima in questo periodo e con tutti i paesi sog– getti; ma specialmente· negli ultimi quarant'anni si rileva, pur con qualche ondeggiamento e qualche ritorno indietro, una notevole uniformità di indirizzo, che ha salvato la compagine dell'Impero, creando il nucleo del Commonwealth e raffor– zando sostanzialmente, mentre ai superficiali poteva sembrare disintegrarsi, la solidarietà delle varie parti. Le pagine più brutte furono scritte con la repressione del– l'insurrezione indiana del 1857, ad opera tuttavia non del Governo Britannico ma della Compagnia delle Indie, che fu soppressa qualche anno dopo, con la lunga lotta contro le aspirazioni irlandesi, con la guerra boera, con il massacro di Amritsar del 1919; ma in generale Londra venne sempre più seguendo la politica di concedere alle singole colonie, a grado a grado che crescevano d'importanza o progredivano in civil– tà, maggiori autonomie che ne salvassero costantemente, dan– do di volta in volta soddisfazione alle loro crescenti aspira– zioni, il lealismo verso la Corona e verso la collettività im– periale. Fu così che· si venne costituendo in seno all'Impero Bri– tannico il British Commonwealth of Nations, come libera co-. munità di nazioni in· cui ogni differenza tra la metropoli e le principali colonie erette in Dominions si veniva a poco a poco eliminando. Naturalmente, le prime ad ottenere ordinamenti autonomi furono le colonie abitate da genti <li stirpe e di lin– gua anglosassone, sia perchè la civiltà dei loro abitanti era in tutto analoga a quella della metropoli, sia perchè la loro · naturale solidarietà col paese d'origine era la forza centripeta che garantiva in certo modo contro le forze eccessivamente centrifughe che avrebbero potuto sprigionarsi dalla concessa · autonomia. Primo ed isolato nel tempo fu il Dominion of Canada, sor– to nel 1867 dalla Federazione delle colonie di Quebec e On– tario, dotate fin dal 1846 di un governo responsabile, con la Nuova Scozia e il Nuovo Brunswick; seguirono a grande di– stanza la Federazione Australiana (Commonwealth of Austra– lia) nel 1901 e la Nuova Zelanda (Dominion of New Zealand) che godeva di un'autonomia coloniale fin dal 1852, nel 1907. Nello stesso anno diveniva colonia autonoma, non Dominion, il Transvaal, conquistato solo cinque anni prima, e nel 1910, con la Federazione degli ex Stati boeri del Transvaal e del– l'Orange e delle due colonie britanniche del Capo e del Nata! nasceva l'Unione dell'Africa del Sud (Union of South Africa), primo Dominion abitato in maggioranza da una popolazione di colore, e nella stessa popolazione bianca, che costituisce lo elemento politicamente dominante, diviso in parti press'a po– co eguali tra Anglosassoni e Boeri, d'origine olandese .. La guerra 1914-18 segnava la prima grande prova del fuoco per l'Impero Britannico. Chi s'illuse di vederlo disgre– garsi di fronte al conflitto fu disingannato. La dichiarazione di guerra della Gran Bre~agna alla Germania (4 agosto 1914) implicava automaticamente anche i quattro Dominions, il cui stato giuridico non differiva allora gran fatto da quello di una colonia autonoma, e tutti lealmente si batterono a fianco del Regno Unito; solp una parte dell'elemento boero dell'Unio– ne Sudafricana tegtò una rivolta, che fu soffocata. Preoccu– pazioni maggiori diede l'Irlanda, che nel 1916 tentò la pro– clamazione della Repubblica indipendente. L'India, i protet– torati e le colonie non si mossero, e diedero anzi in misura: più o meno larga la loro collaborazione alla guerra. . La guerra segnò una grande tappa nell'evoluzione dei Dominions, che nel 1917, con la costituzione del gabinetto imperiale di guerra, iniziarono la loro trasformazione in nazioni autonome, realizzatasi anche di fronte all'estero con la firma in proprio dei trattati di pa.ce e il riconoscimento ottenuto di membri distinti della Società delle Nazioni, ma giuridicamente sancito solo nel 1931 dallo statuto di Westminster. Frattanto anche l'Irlanda, abitata da una gente che parlava in maggiO-: ranb l'inglese ma che degli inglesi era fieramente nemica, otteneva nel 1921 lo statuto di Dominion, portando a cinque il numero di questi membri indipendenti del Commonwealth delle Nazioni britanniche. Gli anni che seguirono videro un'evoluzione nello sta– tuto dei Dominions, che alla vigiH°adella nuova guerra erano ormai sotto ogni punto di vista degli Stati indipendenti e,so- • vrani: non soltanto con governi responsabili -di fronte ai Par– lamenti nazionali, tna anche ·con governatore generale (fun– zione equivalente a quella di rappresentante del Capo dello Stato, o vicerè) designato dal governo stesso del Dominion, e con politica estera indipendente. Soli vincoli, oltre a quelli storici, sentimentali e - .per la maggior parte - anche et– nici, erano il sovrano comune, il diritto interno del Common– wealth, legami speciali essenzialmente di consultazione in materia di 1:ondotta .politica generale, -e la parziale identità di interessi. · Un cenno particolar1, merita il caso dell'Irlanda (Free lrish State), che dopo l'avvento al governo di De Valera giun– se ad abolire, in ispregio al trattato anglo-irlandese del 1921; la carica di governatore generale, si diede (1937) una costitu– zione particolare che prevede un capo dello Stato a sè e non parla affatto del re (il re d'Inghilterra era anche re d'Irlan– da), ma, considerando che quest'arbitraria modificazione. di rapporti non sarebbe stata internazfonalmente riconosciuta, ammette - con una circonlocuzione e senza nominarlo - di potersene servire per far accreditare i suoi rappresenJanti al– i' estero. Il liberalism_o ·dei principi che guidavano i.Ii questa materia la politica <lei g~verno di Sua Maestà Britannica giunse a questo, che l'Irlanda (Eire, e non più Saorstat Ei– reann) potè liberamente attuare questo suo quasi distacco dal Commonwealth, ottenendo anzi l'anno appresso dall'Inghil· terra anche la restituzione. delle basi navali che in base al trattato questa ancora occupava nel territorio dello Stato Li– bero, e il re del Regno Unito si accontentò di firmare le cre– .denziali dei rappresentanti diplomatici irlandesi: anzi, quando all'indomani della conquista fascista dell'Etiopia la politica inglese rimaneva ferma al principio del non riconoscimento, egli non esitò come re d'Irlanda - perchè cosi voleva il go– verno di Dublino - a indirizzare le credenziali al « re d'Ita– lia e imperatore d'Etiopia». Di fronte alla nuova guerra, dunque, i Dominions, che per intervenirvi dovevano ormai promuovere una propria se– parata dichiarazione, si trovarono, il 3 settembre 1939, per– fettamente liberi. L'Australia, la fedelissima, intervenne .lo stesso giorno della metropoli, seguita dalla Nuova Zelanda, e

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