Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945

LO' STATO MODERNO - 5 LUGLIO 1945 nddirittura per allontanare l'elemento italiano. Badiamo quindi alle conseguenze: qualunque ne po~sa essere l'articolazione e gli organi, anche se i più democratici (si parla invece di un Consiglio Tecnico Provinciale misto, diviso in diverse commis– sioni per settori economici, sulla cui struttura corporativa fac– ciamo le più ampie riserve) l'autonomismo regionale alto ate– sino provocherebbe il rinascere di un nazionalismo italiano, uddirittum di stampo fascista come fenomeno di legittima difesa. L'autonomia regionale non può darsi al solo Alto Adige, ma ad una assai più vasta ed economicamente complemen– tare regione, -c~mprendente, oltre l'Alto Adige, non solo il Trentino (allargato con l'inclusione della Val d'Adige fino alla chiusa e all'altopiano di Asiago), ma anche l'alto Cadore, •··reando.(con centro a Trento) una regione subalpina o retica. Ci si esima <lai dimostrare come siano omogenei gli interessi di una consimile regione, dotata di sufficiente respiro, iute- ressi che si fondano su di una economia di vallata, sub-mon– tana e montana. Ma in attesa che questa soluzione si completi, bisogna evitare di pregiudicarla con dei fatti compiuti. E tale ci sem– bra sia quella tendenza, comune del resto a molte province dell'Alta Italia nelle difficoltà della situazione emergente, di fare della provincia di Bolzano una zona economica chiusa, se– mi-autarchica, vivente di scambi compensati. Fare ·ciò è fare un balzo addietro, addirittura in· una situazione semi-feudale. Noi, del P. d'A,, siamo risolutamente per l'abbattimento delle barriere nazionali; ma per questo siamo a maggior ragione risolutamente avversi al sorgere di barriere provinciali o re– gionali, le cui conseguenze non potrebbero essere che i ne– fasti fenomeni o di un reazionarismo locale o di un campa– nilismo. Dobbiamo tendere alla solidarietà ed alle vaste ed equilibrate convivenze, e non ammettere_ nuo.ve fratture. GIULIANO PISCIIEL PROBLEMIDELLA SCUOLASECONDARIA III - CONCLUSIONI È PROSPETTIVE Il 1939 vide la scuola italiana rivoluzionata dalla « Car– ta della scuola »: il ministro Bottai si era accorto che, con– tro la più fascista delle riforme, erano scesi in campo certi occhiuti « scrittori fascisti, i quali tentarono di dimostrare che l'equivoco liberale si annidava ed operava nel piano di studi tracciato dal Gentile», Nei diciassette anni intercorsi, .poi, tra l'una e l'altra riforma, il volto e la struttura dello Stato italiano erano mutati, dacchè soprattutto l'Impero era riapparso sui colli fatali di Roma: « Noi ci avviamo a dare alla scuola italiana una riforma decisamente politica, senza finzioni.... Vogliamo tracciare una linea politica di grande rag– gio, che consenta alla scuola italiana di corrispondere alle necessità di questo popolo, e che dalla spina dorsale salda– mente ricostituita della vecchia scuola classica, intende ve– dere vertebrarsi la scuola nelle sue specificazioni professionali, tecniche e scientifiche, per poter dare alrimpero del lavoro quei quadri del lavoro di cui l'Impero ha bisogno~. Con personalità come quella del Bottai, il voler indivi– duare un motivo schietto e una fede sincera è impresa dispe– rata: egli. si diceva per esempio convinto di aver avuto il merito di ridare agli insegnanti il coraggio della libera opinio– ne! Ma sembra credibile che la sola cosa che volesse pren– dere _sulserio fosse invece la sempre più perfetta statizzazione dell'educazione: punto di vista col quale sono ben coerenti le trovate del servizio scolastico e del libretto scolastico, che hanno davvero _unabella aria di famiglia con la Carta del la– voro e lo Stato millantatamente militaristico. Resta tuttavia da vedere se, sotto queste forme, sussistesse di fatto un reale problema educativo, una crisi, di cui il _Bottai avesse effetti– vamente avuto l'intuizione e di cui avesse operato la soluzione con la scuola media unica. Secondo il Bottai, la vita cultu– rale italiana, superati insieme comunismo e liberalismo, ave– va superato a J.m tempo ogni antinomia di « verità borghese» · e « verità proletaria» (antinomia, notiamo, inesistente): biso– gnava ora che la· scuola si adeguasse a questa situazione, an- · dando incontro al cuore della personalità del!'alunno, spiando in lui il nascere della vocazione, e aprendolo invece ad una verità « umana e nazionale», Chi ben guardi, ritrova ancora qui, ma in maniera più pericolosamente illusoria, la già rile– vata contraddizione del compito educat_ivo fascista, e scopre· l'intento di una sorvegliata formazione _deigiovani per lo Stato e nello Stato fascista. Certo, rapparenza poteva ingannare: un preside·, il prof. Sterpa, si estasiava sui motivi personalistici della riforma Bottai e della scuola unica, e vi scopriva ·il pre– cipuo i!.,npegnodi « educare, senza distrarla, la personalità de– gli alunni. Da ciò un altro carattere fondamentale di questa scuola, come di -tutta la nuova scuola: il rispetto della perso– nalità del maestro ». Ma il suo ministro, tra intimidatore e lu– singatore, diceva ai professori, in un «raduno» di Cremona: « Io so -che ormai la scuola italiana, in tutti i suoi gradi, dal- 1' elemeptare al medio, non ha più cri;i di coscienza, e che la sua coscienza coincide esattamente con la coscienza politica del regime e delle sue nuove generazioni»: a garanzia di che, del resto, si prescriveva che il preside vigilasse sull'indirizzo politico nella scuola. Così anche un meccanismo di riforma ben es.cogitato sarebbe stato alla radice sva!utato: ma era poi esso necessario? Il Gentile stesso, nella discussione in Senato, aveva dètto di non scorgere, nel decreto, che istituiva la scuob unica; una vera differenziazione rispetto alla precedente strut– tura deHa scuola media inferior_e;e che bisognava attendere l'esperienza delle annunziate novità didattiche: le quali, come diremo subito, non furono salutari. · Ora, che si deve fare della scuola unica, centro e novità assoluta della Carta della scuola? e che cosa sussiste. dei suoi motivi ideali, all'infuori, s'intende, della giustificazione impe– riale? La scuola media inferiore, fino a che non si riveda la struttura complessiva della scuola secondaria, deve ritornare ciò che era secondo la riforma Gentile, con le sue specifica– zioni di grado preparatorio ai diversi corsi. superiori, classico, scientifico, magistrale e tecnico; ma quello che più urge, è l'esclusione delle principali novità didattiche del Bottai: la sto– ria ha bisogno di• tornare ad essere studiata su buoni testi, pur accompagnati, s'intende, da letture, ma non dissolta nel carattere episodico delle letture; e così la geografia; il la– tino, per il quale basterà un'introduzione grammaticale di uno e non di due trimestri, vorrà esser nuovamente studiato ed esercitato sulle più scrupolose regole ed eccezioni, senza· que– gli sfrondamenti che si consigliavano a tutela delle genera– zioni mussoliniane; l'italiano scritto, pur accogliendo I' espe– rienza di composizioni su tema libero, d_ovràritornare al clas– sico svolgimento di un tema, allontanando l'illusione dell'utilità delle cronacl1e; che per gli alunni migliori avevano appunto il valore di uno dei cosiddetti « temi di fantasia », per i mc-

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