Lo Stato Moderno - anno II - n.9 - 20 giugno 1945

70 LO STATO MODERNO - 20 GIUGNO 1945 li tono alla stessa coscienza politica, -cornee onsapevolezza della doverosa so– lidarietà sociale, come dedizione al bene comune. Tra Nenni e De Gasperi (Avanti!, 8 giugno 1945) li rif"iuto di Nenni ad accettare una candidatura De ,Gasperi alla presidenza •del Consiglio ha riproposto ,la crisi del -. ,governo alla considerazione degli ita– liani. I quali si domandano: quanto ·tempo perderemo ancora in questo ;giuoco di bussolotti che sembrava de– ,ciso a Milano ed ·invece si riapre a 'Roma nei termini più esasperanti? Si è ,detto che i partiti dovessero far di tutto per scansare, questa volta, la re– sponsabilità del gÒverno, in quanto ,quel partito che andasse al governo si « consumerebbe • politicamente in una .amministrazione dalla quale difficil– mente uscirebbero provvedimenti si– gnificativi nel senso di ,riassumere e ·portare al fuoco della realtà governa– tiva il dettato della volontà popolare -espresso dalle giornate dell'aprile scor– so. E intanto, malgrado questa pre– messa, sussur.ata nei corridoi, i partiti fanno di tutto per contendersi il go– verno. Interessante, a proposito della definizione dei partiti, è l'articolo che Nenni dedica ai democristiani. Dice: « La democi,azia cristiana per rap– porto alla sua massa deve ancora qua– lificarsi politicamente e socialmente come una forza di sinistra ed a ciò ·non perverrà se non gettando sopra– 'bordo la zavorra di destra. Per il mo– :mento noi dobbiamo constatare che non ,è stato possibile ottenere un patto po– :litico di alleanza con i democratici-cri– ·stiani sulla ,base dell'adesione schietta e senza riserve alla repubblica che è la sola soluzione democratica del pro– blema istituzionale. Se quindi non sor– prende che l'iniziativa di sbar.are la via ad una candidatura socialista alla Presidenza del Consiglio, sia partita dalla Democrazia Cristiana, ugualmente :non deve sorprendere che il Partito So– •cialista abbia rifiutato la soluzione tec– nica del Governo a mezzadria, conte– _nuta nella lettera dei democristiani ai ,socialisti. Po!itique d'abord: sulla base -di un patto politico comune per noi non •-ci sono questioni di posto, di portafogli, ·,di vice-presidente. Non partecipiamo al ,mercato delle vacche di cui parla il ,compagno Silane». Pietro Nenni ·così ,conclude: « O un Governo del C.L.N. od ·.una qualità di poteri che sostanzial– mente toglierà qualsiasi autorità al Go– verno. Per avvfare ad unità l'attuale ,qualità di poteri il Partito Socialista -era ed è pronto ad a~umere anche le più gravi .responsabilità facendo cosi il ,suo dovere verso il Paese ». In realtà, se voi interroga te i demo– cristiani singolarmente, essi si dichia– "l'ano per i quattro quinti repubblicani. :Ma chi ci assicura che, dietro, non cl :sia il veto? Non crediamo che un par- tito cristiano possa funzionare nel no– stro o in altro paese finchè il papato non si disinteressi chiaramente ed apertamente dell'atteggiamento politico degli aderenti à quel partito. Per molti segni, ora, ci appare che la democrazia cristiana non sia assolutamente libera dei suoi atti. Uno o due? (La Libertà, 6 giugno 1945) In un recente articolo Alberto Al– bertini si occupa del problema della fusione in un unico partito dei lavo– ratori del partito comunista e del par– tito socialista; tale fusione, motivo spesso ricorrente nei discorsi e negli scritti di molti che sulla base della identità di linguaggio dei due partiti in questo momento (che- potrebbe an– che durare assai a lungo) non ne affer– rano· le differenze ed i sottintesi con– trasti, sembra particolarmente ben ac– cetta ai comunisti che del partito uni– ficato assumerebbero certo fa direzio– ne. L'Avanti! infatti, pure afferman– done la necessità, tende a rinviarne la attuazione che dovrà essere « maturata e non improvvisata, conquista e non imposizione, spirituale prima che ma– teriale, non somma d'inerzie, ma sin– tesi di forze• (il corsivo è nostro). In realtà oltre le difficoltà personali - che possono anche essere superate - le difficoltà che si oppongono sono le relazioni fra i-I partito comunista ita-– liano ·e l'U. R. S. S., e la teoria della violenza formulata in passato con tan– to calore dài comunisti e accompagna– ta dal più vivo disprezzo per la social– democrazia; la fusione quindi potrebbe avvenire solo a patto di garantire nel partito unificato assoluta indipendenza dall'U. R. S. S. e un carattere aperta– mente democratico (tali ad esempio sono le condizioni per la fusione dei due partiti nel Belgio). « Se a tanto si potesse artiivare conclude l'Albertini -, ben venga la fusione. I vantaggi sarebbero due. In primo luogo l'Italia sarebbe emanci– pata da quella tale influenza esotica che è un quid vago, inafferrabile, in– definibile, ma pure presente, e riguar– da un partito, ma at-traverso il par– tito implica la nazione stessa. E in se– condo luogo la gamma dei partiti sa– rebbe semplificata, col così detto par– tito dei lavoratori a un estremo, i po– chi residui del conservatorismo all'e-· stremo opposto, e in mezzo il partito liberale, il democristiano e il partito d'azione, r democristiani, che arruo– lano un gran numero di lavoratori, po– trebbero esercitare una certa influenza moderatrice attraverso la Confedera– zione del Lavoro. Il partito d'azione, disertato come uno spasimante dai so– cialisti, o si frazionerebbe, oppure fini– rebbe col prendere finalmente una fi– sionomia e una funzione intermedia tra i liberali e i rossi come fanno in Inghil– terra i liber ali fra i conserva tori e il partito del •lavoro•· Consentiamo circa il primo vantag– gio, quanto al secondo, se vediamo la semplificazione all'ala sinistra non la vediamo altrettanto bene all'ala de– stra dove i pochi residui del conserva– torismo non crediamo accederanno tan-· to cortesemente all'invito « di far parte per conto loro» in un partito dichia– ratamente conservatore, e consentire agli «autentici» liberali di diventare (udite, udite!) partito di centro, coi de– mocristiani e il partito d'azione; que– st'ultimo poi per questo rifluire al cen– tro di liberali e democristiani si tro– verebbe in crisi e dovrebbe finire ad essere partito intermedio fra i libe– rali di centro ed il partito unitario al– l'estrema sinistra. Noi siamo di diver– so avviso; ·n partito liberale può addi– venire alla dissociazione di conservato– ri e progressisti impostando seriamen– te ed apertamente la questione istitu– zionale, ma in tale caso i repubblicani rimarrebbero minoritari e non potreb– bero certo porre in crisi il partito d'a– zione. Quanto alla funzione mediatri– ce che quest'ultimo già ora esercita nella vita politica italiana credo non vi sia più bisogno di parlarne, tanto i fatti l'hanno resa evidente anche agli occhi di coloro che non volevano· vedere. Politica frontale (I! Popolo, 10 giugno 1945) Nella sede della Democrazia Cristiana si sono riuniti i delegati del Fronte della Gioventù del Nord con rappre– sentanti di tutti i movimenti giovanili per precisare la posizione dei rispettivi movimenti riguardo alla costituzione del F-ronte della Gioventù cosi come è attualmente al Nord su base nazionale. Hanno espresso ,parere favorevole al– la partecipazione: Gioventù d'Azione; Federazione Giovanile Sinistra Cristia– na; Movimento Giovanile Comunista; Federazione Giovanile Socialista. Hanno dato pa·rere sfavorevole: Grup– po Giovanile della Democrazia Cri– stiana; Movimento Giovanile Liberale; Movimento Giovanile pemocristiano; Federazione Giovanile Repubblicana·; Movimento Giovanile Cristiano Sociale. La notizia su riportata è interessante in quanto potrebbe significare la riu– nione delle forze giovanili in due grup– pi: uno •apparentemente• reazionario ed uno « apparentemente» ,progressista. Chi sa come e quanto noi siamo ostili alla « politica frontale », alla « cultura frontale • e via dicendo, sa anche che la notizia ci dà ragione -nel senso che una prima frattura nei fronti c'è, come era prevedibile. Dovrebbe ormai apparire opportuno che ogni partito avesse il suo movi– mento giovanile indipendente; in man– canza, che almeno si formasse un terzo raggruppamento al quale aderissero le vere forze democratiche e progressiste, senza possibilità di equivoci. SICANUS

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