Lo Stato Moderno - anno II - n.5-6 - marzo-aprile 1945

J, DEMOCRATICI SENZA DEMOCRAZIA(*) Il LA FINE DELLOSTATOLIBERALE IN ITALIA • I I raggruppamenti che si proclamavano democratici alla Camera dei Depu- 1.ati in Italia prima dell'avvento del Fascismo al potere non presentavano alcuna omogeneità. Le elezioni fatte nel 1919 col sistema dello scrutinio di lista diedero risultati che contribuirono ad aumentare la confusione ed il malessere del do• poguerra, con l'affidare il mandato parlamentare a magniloquenti ed improvvi– sati politici secondo un'occasionale marca di fabbrica e non secondo un criterio di severa selezione delle competenze. Nel Parlamento italiano erano rappr~sentate tutte le tendenze democrati– che, d:i.i ccmservatori libera.li ai socialisti; ma tali tendenze erano tutte frazio– nate in gruppi e sottogruppi che, di fatto, prendevano nome e orientamento da questo o da quell'uomo politico che il gruppo stesso capeggiava. Non unità dunque di indirizzo, né collaborazione fattiva; ma guerra dichiarata e continua fra capigruppo che, pur proclamandosi animati dallo stesso ideale, erano in verità fra loro avversari irriducibili. ~ E infatti 'la lotta fra i vari gruppi fu aspra e sorda'. _Tutti i governi chE:sor~ - gevano dalle più o meno felici combinazioni di corri oio dovevano poi fare sistematicamente i conti con il giovane Partito Popolare che, quale rappre– sentante della democrazia cristiana, giunse per_ la prima volta alla Camera proprio in quel tumultuoso 1919, con un programma di grandi riforme. Ma falli miseramente alla prova, percné fu soltanto il docile strumento delle Segreteria di Stato Pontificia che di esso si servì per imporre le sue direttive allo Stato Liberale tutte le volte che lo ritenne necessario ii suoi interessi. Fu infatti proprio da tali ingerenze pontifice che fu determinato nel 1922 il veto di don Sturzo ad un nuovo avvento di Giolitti al potere, veto che diedè origine al Gab!ne~t di Romolo Augustolo Facta e praticamente consegnò il Paese alla reazione. E evano fare i conti, inoltre, con la sistematica opposizione dei !:'CCia- !ist.i che, divi~i anch'essi in sette ognuna delle quali si proclamava legittima ed unica erede eh '1\'Iarx e ne rivendicava i diritti di primogenitura, si erano già. avulsi dalla vita del paese allo scoppio della grande guena con la proclama– zione de) non intervento e della successiva neutralità. Anche i socialisti unitari, che rappresentavano la parte più sana e più seria del socialismo, non seppero sciogliersi dalle catene del marxismo, e non videro che il marxismo a contatto della realtà doveva considerarsi praticamente superato anche se, diventato esperimento di governo in Russia, mandava al cielo bagliori d'incendio e cantava la vittoria dell'avvento al potere del Quarto Stato. I socialisti italiani dunque, intimamente e terribilmente democratici, restarono attaccati alle for– mule del marxismo, alla nomenclatura, al simbolismo, alla verbosità, al fra– sario umanitario e nello stesso tempo intimidatorio e non vollero aprire gli occhi alla realtà che ammoniva tutti essere il marxismo morto ma il socialismo più vivo che mai. In un momento in cui masse di combattenti rientravano alle loro case e cercavano un orientamento spirituale, l'azione di tutti i partiti democratici fu completamente negativa. Apparentemente uniti, ma intimamente ostili più per personalismi insormontabili che per divergenze programmatiche, non riusci-_ (i s.iiu1to doll'artlcolo appar,a noi numero 6 dol dlcombro 1944. -32-

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