Lo Stato Moderno - anno II - n.5-6 - marzo-aprile 1945

Giuliani, e non quella· prospettata dall'articolista. E sia ben chiaro a tutti che noi non accetteremo mai alcuna sistemazione politica che ci venga im– posta con la forza e col terrore. Ogni _illusione in proposito sarebbe grave errore. Per questo motivo - sicuri del consenso di quasi tutti i Giuliani - noi rispondiamo al programma annessionistico enunciato dal dott. Smodlaka col motto latino: Unicuique suum (A ognuno il suo, secondo giustizia). 'TERGESIINUS DIRITTOPOLITICOE DIRITTOSISTEMATICO Il Risorgimento trovò l'Italia priva di una scuola nazionale del diritto. Pedestre l'insegnamento giuridico, nessuna originalità e nessun sistema nella scienza, se si eccettua il luminoso esempio del Romagnosi. Questa insuffi– cienza non è stata senza gravi conseguenze sulle vicende storiche. La scienza giuridica non è stata in grado di fornire al movimento politico alcun con– cetto nel quale i bisogni ·e le tendenze politiche e sociali potessero riflettersi, chiarirsi e precisarsi. Proprio nel periodo corrispondente, in Germania, si at– tuava un· ottimo ordinamento amministrativo locale, ispirato e diretto da una chiara coscienza giuridica. In Italia, invece, mancava non solo l'elabo– razione di un sistema che riflettesse i particolari bisogni nazionali, ma ad– dirittura mancavano le nozioni elementari di diritto pubblico necessarie per fondare uno stato nuovo, ed i più colti e più audaci arrivavano s~lo ad avere un'idea approssimata di quanto si era fatto in Francia ai tempi di Luigi Fi– lippo. Un esempio significativo è la posizione di Silvio Spaventa. Nell'episto– fario del 1861, · questo patriota scrupolosissimo dà prova di un'assoluta in– comprensione della necessità dell'ordinamento del nuovo Stato. E quello era il momento cruciale, il momento della tabula Yasa· in cui tutto si po– teva fare. Un decennio di poi, ferrato dallo studio dei giuristi tedeschi, lo Spaventa dà prova nei dibattiti parlamentari di aver • portato al giusto li– vello .il suo temperamento po1itico. Ma ormai la buona occasione era pas- . sata; una generazione, più esperta di congiure che di leggi, maturata più negli esili e nelle galere che nelle assemblee e nei dibattiti, aveva perduto il ~uo momento. Successivamente, il pensiero giuridico italiano ha fatto molta strada. Si può dire che ne ha fatta troppa e che ha infilato troppi sentieri diretti verso il firmamento dell'astrazione. La prima generazione dei giuristi dopo il Ri– sorgimento fu in tutto degna dell'Italia rinata. Non aveva quel rigore di me– todo che già distingueva la scienza tedesca, ma non la cedeva a nessuno quanto ad acume, ampiezza ·d'informazione e di visione. Venne poi la scuola che, assorbendo l'insegnamento tedesco, lo superò e completò con la mag– giore agilità nell'affinamento dei concetti. Si è cosi giunti all'epoca attuale con uno straordinario fiorire ed un inesauribile vigore di studi giuridici. Mai però il diritto fu tanto vilipèso, offeso, trascurato e avvilito nella realtà, mai si ebbe tanta scienza e cosi scarsa giustizia. Il fenomeno in sé non tor– nerebbe a scorno della scienza e degli scienziati, 'perché potrebbe anche darsi che il frutto pratico del pensiero giuridico fosse d~stinato a prodursi con ri– tardo. Personalmente, ritengo che gli scienziati abbiano la loro responsabi- - 16-

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