Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

scrissero c~ bisognava lasciare una certa libertà; e i savi di Verona si mo– strarono dello stesso parere decretando che la. Repubblica Sociale Fascista avrebbe assicurato << il diritto di controllo e di responsabile (sfo) critica ,,. :i?:. ciò che avvenne pure in Russia, ove, dopo quasi vent'anni dalla tra– sformazione di tutti i grandi giornali quotidiani e dalla. loro uniformazione, siamo arrivati all'arte 125 della nuova costituzione sovietica del 1936, per il quale « in armonia con gli interessi dei lavoratori e allo scopo di rinforzare l'organizzazione socialista» si garantiscono ai cittadini dell'U.R.S.S. « alcune precise libertà e prima fra tutte la libertà di stampa». e) Rispetto di tutti i giornali e piena libertà di stampa. :i?:. il trattamento riservato fino a ieri ai giornali nei paesi sfuggiti al ciclone totalitario, e spe– calmente nei paesi anglosassoni. 2. - Oggi si prospetta, e qui e altrove, un quarto trattamento. ·Nel ritor– nare ai regimi di libertà la stampa non dovrebbe essere né soppressa né sottoposta ad alcun controllo. « Ogni partito il suo giornale e nessun giornale che non sia di partito». Ecco la nuova formula. Ogni partito, dunque, po– trebbe e dovrebbe avere il suo giornale con piena libertà di dire ciò che vuole; ma, all'infuori dei giornali dei partiti riconosciuti, non ce ne dovrebbero es– sere altri. Abbiamo ,;, lungo discusso fra noi giornalisti questa nuova formula e siamo venuti alla conclusione che, e dal punto di vi~ta di principio e da quello pratico, una tale sistemazione, se applicata, si presterebbe a non poche obbiezioni. Evidentemente essa si informerebbe a un principio esclusivista, ma, come ci ha insegnato J ohn Stuart Mili, « tutto ciò che è esclusivo è illiberale». Fra la concezione esclusivista e la concezione totalitaria non c'è, in fondo, molta differenza e noi cadremmo in una contraddizione se per com– battere l'una ricorressimo all'altra. Escludere a beneficio di un solo partito ed escludere a beneficio di sei è sempre un disconoscimento e una minora– zione a danno degli esclusi. Perché soltanto i socialisti, i comunisti, i liberali, i democristiani, quelli del Partito d'Azione e via dicendo dovrebbero avere un loro giornale e gli altri no? Gli altri, chi? si domanderà. Gli altri che non sono socialisti, comunisti, liberali, democristiani, partito d'azione, e via dicendo: cioè il grande numero di quei cittadini che possono simpatizzare. con le idee di questo o quel partito, ma non sono iscritti ad alcuno, volendo pensare con la propria testa e agire secondo la loro coscienza. Che cosa significano l' lndé– pendance belga, l' Jndépendant parigino, The lndipendent Amerioan di Fila– delfia? Perché esistevano? O si ammette questa indipendenza e si è in regime di libertà, o non la si ammette e si ricade in regime totalitario. Si obietterà: ma nessuno vieta agli altri di crearsi e di stringersi in un partito e poi, una volta formato questo partito, di avere anch'essi il loro giornale. Già: ma non si crea un nuovo partito (cioè non si crea una corrente d'opinione pubblica con lo scopo di cristallizzarla poi in un partito) senza un giornale: questo è premessa a quello. Il giornale è tutto: ci si perdoni questa espressione a noi che abbiamo fatto del giornale la nostra anima e il nostro sangue : il gior– nale, per chi lo sente come una missione e non una professione, è il simbolo e la sintesi di tutte le libertà. Ora che cosa vogliamo noi anti-fascisti, in che cosa siamo tutti d'accordo, dai liberali ai comunisti, quale è il patto non scritto, non confessato, ma che intimamente ci affratella e ci deve affratel– lare, se non siamo dei miserevoli politicanti, dei vanitosi arrivisti, dei poveri parolai? Questo vogliamo e questo dobbiamo volere tutti quanti: creare, fi– nalmente, domani, in Italia, se possibile, un regime di vera libertà! Diciamo vera perché la libertà è o non è; non ci sono esclusivismi, non ci sono mezze misure, non ci sono limitazioni. I partiti devono alla libertà la loro vita, ma, in compenso, le devono il loro rispetto. La libertà è o non è: non bisogna averne paura. Noi, che abbiamo vissuto nel carcere fascista, dobbiamo avere imparato almeno questo: che la libertà, con tutte le sue possibili deviazioni, le sue apparenti deformazioni, i suoi stessi pericoli è sempre una scuola. Con - 32 -

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