Lo Stato Moderno - anno II - n.3-4 - 1-16 febbraio 1945

terebbero di essere soddisrattl e la nostra economia, che dovrà sostenere il peso di questi interessi, non sarà in condizione di ottenere risul!ati soddisfacenti nella concorrenza con la produzione straniera. Bisogneri1 quindi eliminare il Debito al più presto possibile, affrontando l'inevitabile compromesso fra l'interesse collettivo e quello dei risparmiatori. Quest'b compromesso potrebbe consistere nel rendere infruttuoso un terzo del Debito e destinando la quota di interessi cosi economiz– zata all'ammortamento, il che porterebbe alla sua completa eliminazione nel ·er– mine di 42 anni. Non credo che attuando un tale procedimento i risparmiatori ne sarebbero sacrificati; fra il rischio che corrono di vedere il loro credito polverizzato e la pos– sibilità di salvarlo tutto o quasi tutto col solo sacrificio di un terzo degli interessi, sono certo non esiterebbero un istante nella scelta. Non si deve poi dimenticare che la Nazione esce da una guerra veramente disastrosa con l'economia comple– tamente dissestata, e che per un debitore in tale situazione far fronte ai suoi impe– gni nel modo suesposto sarebbe sempre estremamente onorevole: non senza tacere per i difensori ad oltranza, sé ve ne fossero, dei proprietari di titoli, che avveni– menti come quelli da noi vissuti in questi anni potrebbero ancora essere causa di tali sconvolgimenti da avere ben più gravi consegllenze per i loro capitali. 6 - Infine sarà indispensabile giungere al pareggio der bilancio dello Stato, perché in diretto si finirebbe prima o poi col ricorrere ancora alla emissione di al– tra carta moneta e ad una conseguente nuova svalutazione che renderebbe inu– tile il lavoro già fatto. Occorrerà quindi che si riducano le spese alla misura stret– tamente indispensabile e si aboliscano quelle che possono essere rinviate ad epoca migliore. Mai un soldo dovrà essere speso o impegnato dal Governo oltre le pos– sibilità di entrata e per nessuna ragione dovranno essere emessi nuovi prestiti che non farebbero che peggiorare la situazione; alle spese necessarie, siano esse ordinarie o straordiaarie, dovrà provvedersi esclusivamente con entrate effettive. In materia di spese si sente già discutere sulla necessità o meno di sostenere quelle pèr le Forze Armate. Coloro che vi sono favorevoli adducono a giustifica– zione che le Forze Armate hanno una influenza non indifferente sulla politica estera dello Stato, che può essere indipendente, o almeno non del tutto secondaria nel giuoco delle coalizioni che già sono in germe; quelli che vi sono contrari asseri– scono invece che la Nazione per le condizioni economiche in cui versa non potrà per molto tempo fare ura politica propria, e che alla guerra attuale, per lo sforzo che ha richiesto a vinti e vincitori, seguirà un lungo periodo di pace con tendenza a decidere ogni possibile controversia con mezzi diplomatici, per cui ogni spesa militare sarebbe ingiustific&ta almeno fino a quando non fosse completata l'opera di ricostruzione. Ci può essere del vero e del falso in entrambe le opinioni: io non mi pronuncio perchè riconosco la mia assoluta incompetenza in un campo cosi delicato. Spetterà all'uomo di governo che conosce bene la situazione interna e internazionale sta– bilire quello che potrà essere più utile fare in vista dell'interesse superiore della Nazione; quello che è importante è che nella decisione non influiscano ambizioni personali o spirito d'avventura, perché la posta che si rischia è troppo grande per giuocarla senza una seria possibilità di successo. (continua) GIANCARLO ·- 17 -

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