Lo Stato Moderno - anno I - n.6 - dicembre 1944

Scrivono gli amici fiorentini: • noi vogliamo un liberalismo attivo: uno Stato che pur lasci~do a ognuno la più integrale libertà di culto impersoni ed attui per suo conto una sua propria confessione religiosa, la religione laica della libertà e ad essa educhi i propri cittadini. Tanto basti a chiarire la nostra poo;izionesu tre problemi fondamentali di politica ecclesiastica: concordato, educazione religiosa, , fondo culto. Se lo Stato si considera banditore e maestro di una sua propria con– cezione di vita, pur accordando pieno ed incontrastato diritto di esistenza ad ogni altra confessione legittima, esso non potrà concepire di patteggiare o accordarsi con autorità di altre religioni su oggetti che debbono essere rivendicati alla sua competenza esclusiva ... » Cosi si esprimono invece gli ·amici romani:" l'idea statale deve essere svuotata da ogni suo falso prestigio e la pubblica amministrazione ricondotta era un piano di potenza ad un piano di funzione responsabile. Il· Partito d'Azione vuole un radicale riordinamento dello Stato in articolazione di autonomie locali ed istitu– zionali radicate e garantite nello stesso atto della costituzione ». Esaltazione dunque dello Stato da una parte e d,iffidenza dall'altra. Per gli uni lo Stato è il supremo regolatore della libertà, per gli altri è quasi da mettere in ceppi perchè nuoccia il meno possibile. Da una parte si sente ancora l'insegna– mento di Gentile (solo gli ingenerosi imbecilli e faziosi possono. sentirsi turbati dar richiamo di Giovanni Gentile a proposito delle concezioni politiche di uomini che con i più estremi sacrifici hanno testimoniato la loro fede nella libertà: per noi il modo onde è morto Giovanni Gentile rappresenta l:t tragica e dolorosa espia– zione per il suo mancàmento alla sua propria dottrina); dall'altra è tutta la ispi– razione crociana che domina. Gli amici fiorentini sono ancora irretiti nei residui di una tra,;cendenza statuale medioevale e solenne, mentre i romani sembrano piuttosto affascinati dal senso tutto immanente e caduco di uno Stato costruito a simiglianza dell'uomo. Il pericolo politico della prima concezione è quello di uno·« Stato fortissimo » il quale, forte della sua pretesa moralità - anzi religiosità-, finisca coll'opprimere ogni altra e diversa moralità e religiosità; altra e diversa nonché - aggiungi:imo noi - superiore, petché è solo per traslato che si può parlare di moralità e religio– sità dello Stato, da:Jpoiché il solo soggetto capace di atti morali e religiosi è l'uomo e dunque il cittadino nella sua perpetua insanabile antitesi con lo Stato. Il pericolo polit-ico della seconda concezione è quèllo invece di uno " Stato debolissimo ", e indebolito proprio nella sua spina dorsale, cioè nel suo apparato amministrativo-burocratico. La riduzione della pubblica amministrazione da un piano di potenza a un piano di fùnzione responsabile è ·concetto non solo assai bene ed energicamente espresso, ma è anche un concetto col quale possiamo in sostanza concordare purché non si dimentichi che nel gioco della facile formula è nascosta un'insidia assai grave: e cioè che il depotenziamento della pubbli::a am– mini!,trazione giunga a tal punto da rer:dere impossibile _la funzione e inaccerta- bile la responsabilità. ' Non è a dimenticare chtl' Italia soffre oggi, in una sola tragica esperienza sto– rica affidata alla sensibilità delle generazioni che la vivono, la insufficienza di en– trambe le dottrine: quella dello Stato etico e quelb dello Stato agnostico. È stato questo che, spalancando le porte a quello, ha prodotto, come era fatale, la morti– ficazione della vita morale trasferendola dal suo unico soggetto - la coscienza uma– na - in un soggetto - lo Stato - nato ad altre cose e ad altri compiti. È possibile, anche in questo campo, trovare una terza via? Noi pensiamo di sl. Noi pensiamo che la terza via sia quella dello Stato eternamente moderno, e cioè eternamente coetaneo ai problemi e alle soluzioni della propria epoca. Uno Stato . che non si risolve né nell'etica né nell'economia, pur compiendo oggi un gesto di natura morale e domani uno di natura economica; uno Stato che non è agnostico - 1O ••

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