Lo Stato Moderno - anno I - n.3 - settembre 1944

Analogo a questo può considerarsi l'accordo del 23 gennaio 19~2 (preceduto dalla dichiarazione comune del 12 novembre 19_40) tra Polonia e Cecoslovacchia, Stati confinanti ch'erano stati per l'addietro lungamente ostili che nell'ostilità re-· ciproca vedevano ora una delle cause del crollo ,rispettivo a breve distanza l'uno. dall'altro: riel marzo 1939 la Cecoslovacchia, nel settembre la Polonia. Quest'accordo è stato però a sua vo1t11superato dal successivo trattato di alleanza ceco-sovietico del dicembre 1-94:l, che creava una nuova frattura tra Cecoslovacchia e Polonia, mentre del trattato g1eco-_i ugoslavo non siamo in grado di dire quanto oggi soprav– viva dopo i rimaneggiamenti avvenuti nei rispettivi governi, l'affermarsi di Tito in _Jugoslavia e le vicende dell'emigrazione greca in Egitto. Se orientamenti particolari di uno tra i contraenti determinati dagli sviluppi della guerra hanno successivamente arrestato lo svolgimento di questi primi ten- - tativi, non è tuttavia dubbio che tendenze di tal natura si afferme_ranno in questi e in a ►tri settori europei all'indomani della guerra, tendenze che le maggiori Potenze dovrèbbero, nonchè ostacolare, favorire, o meglio ancora promuovere esse stesse. Anche per queste unioni di Stati, come per le intese regionali del quinquennio ante– guerra, le forme ch'esse tenderanno ad assumere saranno probabilmente diverse nei singoli casi (ma dovrebbero però sempre comportare organi superstatali cui i singoli membri abbiano ceduto parte della loro sovranitit), ed anche per realizzare unioni terr[toralmente l"Osllimitate non pochi conflitti° ci saranno da risolvere i non pochi pregiudizi da superare. Ma molto dipenderà dall'atteggiamento delle grandi Potenze: chè se esse avranno veramente a cuore la sorte dell'Europa non dovranno esitare a intervenire con il loro incitamento, e ove occorra le loro pressioni,' senza tuttavia pr~tendere di fare delle union'i promosse le vassalle rispettivamente del- l'una o dell'altra di esse. · n dovrà così esser difficile far .sorgere nell'Europa orientale un-'Unione Bal– u?a danubiano-polacca (tanto ~iù che, _limit~ta ~ll'est, ~om'è probabil~, a a nea Curzon,·e ove non commetta I errore d1 gonf1ars1 ad occidente con terri- torio etnicamente e geograficamente tedesco, la Polonia si ridurrebbe a proporzioni non troppo superiori a quelle dei suoi vkini meridionali); o, meglio ancora, una unione ceco-polac<·a, che subirebbe inevitabilmente l'influenza sovietica, ed una danubiano– balcanica, con ·ungheria, Romania, Jugoslavia, Bulgaria, Albania, Grecia, e even– tualmente Turchia. Nel nord i quattro Stati scandinavi (di cui la sola Svezia ha ·potuto per un miracolo evitare il flagello della guerra distruttrice sul suo territorio) è presumibile abbiano appreso la lezione, e, dotati di una civiltà comune e non di– visi ormai più da alcuna· divergenza, troverebbero facilmente la via dell'unione se Mosca - oggi alleata della Norvegia - non crederà di opporvi il veto che•già ebhe ad opporre -nel 1940 alla progettata ai'leania. Quanto ali' Islanda, divenuta qualche mese fa repubblica indipendente, essa graviterà forse nell'orbita anglosassone, e non è escluso abbia ad orientarsi addirittura più verso l'America che verso l'Eu– ropa. Ad occidente la situazione era meno matura alla vigilia della guerra. Ma una . unione tra Oland11~Bclgio e Lussemburgo (che ha un precedente storico nel Regno , dei Paesi Bassi del 1815-1830, su basi, ~ ovvio, assai diverse ha quelle che dovreb– bero essere le attuali), che un"identica vicenda ha -insieme travolto il medesimo giorno nella tormenta, e i cui governi sono stati poi per anrii accom4nati dall'esilio londinese, non· ;dovrebb'essere difficilmente realizzabile. Spagna e Portogallo, uniti_ da legami geografici, storici ed etnici che i rispettivi governi hanno recentemente consacrato nel trattato di amicizia e non aggressione del 17 marzo 1939 e protocollo aggiunto del 29 luglio 194!), e che eventuali governi di sinis_tra non potrebbero non sentire in modo anche più radicale, dovranno dar vita ad una Federazione Iberica, nel cui seno potranno risorgere la Repubblica Catalana e le autonomie basca e ga-

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