Il Socialismo - Anno III - n. 24 - 10 febbraio 1905

IL SOCIALISMO :ns Quanto più sollecita ancora esso non compirà l'opera sua sotto ai piedi della civiltà europea! Voler dedurre la maturità politica e la latente energia rivoluzionaria della c1asse lavoratrice dalle statistiche elettorali, dalle cifre delle organi1.zazioni politiche ed economiche è lo stesso che voler misurare il Monte Bianco col centimetro del sarto. Nei tempi cosiddetti normali, del quotidiano tran tran borghese, noi non possiamo valutare quanto profonde radici abbiano messo le nostre idee, quanto cresciuto in forza il proletariato, quanto interiormente disfatto l'edificio della società do– minante. Tutte le oscillazioni e le abberrazioni dell'ot– timismo non risultane, in ultima analisi che da un er– rato calcolo della forza del movimento socialista, da una subiettiva illusione di debolezza. S'accomodi pure la miope gretteua di null'altro ca– pace che di stender la mano alle briciole del vantaggio materiale immediato, s'accomodi a gridare di « rivolu– zione fallita >> di inconcludente « fuoco di paglia », perchè l'assolutismo esiste ancora formalmente, perchè non è stata ancora convocata l'assemblea costituente, e le masse scioperanti dell'oggi forse domani torne– ranno apparentemente alla solita esistenza. Di fatto, però, gli avvenimenti dell'ultima settimana di gennaio hanno prodotto nella società russa una crepa che non. è più possibile richiudere. Non è più il medesimo za– ri'imo, la medesima classe operaia, non più la medesima società, che escono dal vortice della rivoluzione. Lo zarismo ha già ricevuto nell'intimo suo essere il colpo di grazia, e la sua ulteriore esistenza, breve o lunga, non potnì. essere che una agonia. Per la prima volta esso si è trovato faccia a faccia con quella classe del popolo che è destù,ata a rovesciarlo. Dinanzi ·al mondo intero esso ha dimo– strato di esistere oramai non grazie alla passività, ma rtmlro la positiva volontà di quello strato sociale, la cui volontà politica determina le sorti sociali. Per la prima volta il proletariato ha combattuto compatto ed apertamente, ed ha avocato a sè la direzione politica <lella società nella lotta contro l'assolutismo. Perfino l'ultima arma della forza brutale, mercè cui l'assolu– tismo ha riportato oggi la scarsa vittoria, s'è ottusa, appunto per l'uso che se n'è fatto: non v'ha dubbio che l'esercito è demora!izzato e politicamente scosso da questa guerra civile, quanto non avrebbero fatto de– cenni di propaganda nella caserma. Difficilmente lo za– rismo potrà arrischiarsi una seconda volta a tali vio– lenze militari contro il proprio popolo. Ed ora soltanto comincia il vero còmpito del par– tito socialista, perchè la rivoluzione duri in permanenza. La tendenza della miopia politica di vedere cioè l' in– successo e la fine della lotta, là dove non v'è che il principio de11a rivoluzione, indica di per sè il dovere dei socialisti in quest'ora. Combattere nella massa ope– raia l'abbattimento, il pessimismo sul quale specula la reazione, chiarire il senso intimo degli avvenimenti straordinari della prima battaglia, prevenire lo scora– mento così facile nella massa quando in una rivolu– zione borgluse il risultato non appare subito visibile e palpabile scoramento meschii,,o che senza <lubbio si impadronirà domani degli eroi liberali russi - ecco il ricco lavoro che incombe prima di ogni altro al Par– tito socialista. Certo nè in Russia, nè altrove, il Partito socialista può creare artificialmente momenti e situazioni storiche, illusione questa di imberbi giovanetti declamanti per le piazze, ma quel che esso può e deve fare è di sfrut– tare la situazione chiarendone al proletariato il senso storico e le conseguenze, e animandolo così agli ulte• riori momenti della lotta. La necessità suprema nell'attuale mornento in Russia è assistere la massa dopo la lotta, illuminando, incorag– giando, infiammando E questo còmpito non l'adempi– ranno nè i Gapony - meteore che appaiono nelle rivo– luzioni per poi dileguarsi per sempre • nè i liberali, che ognora dopo uno sforzo si rjpiegano paurosamente su sè stessi, e nemmeno gli svariati avventurieri delle ri– voluzioni, pronti sempre ad esplodere nei grandi at– tacchi. Anche in Russia questa funzione non saprà compierla çhe il Partito socialista, superiore ai momenti singoli d:;-lla lotta, perchè le sue finalità oltrepassano i singoli momenti d'una singola lotta, e il quale perciò non vede in un insuccesso ciel momento la fine ciel mondo; in una p3rola il Partito socialista per il quale il proletariato non rappresenta il mezzo per la con– quista della lil>ert;\ politica, ma la libertà politica il me1.zo per l'emanci1)azione dell:i classe lavoratrice. ROSA LUXEMBURG. Ostruzionismo ferroviario e poiitica proletaria TI proletariato italiano fa molto cammino nella strada della sua costituzione politica in partito di classe; esso non deve in questo momento apparire agli uomini di governo nè facile ad ammansarsi nè tantorneno ad essere giocato di sorpresa. Lo sciopero generale del settcmbre, contro cui la borghesia crede di aver riportato ampia vitto– ria e piena soddisfazione coll'esito delle elezioni del novembre successivo, le quali secondo essa avrebbero nientemeno che dimostrato ad evidenza la profonda avversione e l'orrore del paese intero verso lo sciopero come forma di manifestazione politica e diretta del proletariato, nonchè il suo ben fermo proposito di rintuzzarne gli ardori, non è stato certo l'ultima ragione che ha indotto l'ono– revole Giolitti ad introdurre nel progetto di legge · pel riordinamento ferroviario gli ormai famosi ar– ticoli 71 e 72, coi quali avrebbe toìto ai ferrovieri il diritto di organizzazione e di sciopero. Si dice che !'on. Giolitti, dopo 4 anni di vita dissolutamente liberale, tocco dal dito di dio, prenda il cilicio. Sono naturalmente i maligni: la gente pratica invece si accontenta di constatare ch'egli non avrebbe nè potuto nè osato in nessun modo fare altrimenti dopo che papa e cardinali lo hanno aiutato a mettere insieme quel po' po' di Camera che a giudicare dalle prime mosse promette assai pili di quanto non si sperava e di quanto egli, Giolitti, forse avrebbe voluto.

RkJQdWJsaXNoZXIy