Il Socialismo - Anno III - n. 18-19 - 10 novembre 1904

280 IL SOCIALISMO Usura in Calabria I. I Vittime. Mi occuperò dell'usura nella vita calabrese, esami– nandone in primo luogo i mali. ccl indicandone in seguito 1 i rimedi Alziamo, dunque, il velo ai misteri e guardiamo ogni cosa nella sua triste nudit~. Una clonna, un con– tadino ha bisogno <li denaro? Ebbene corre eia una delle usuraie professionali, che nei paesi c.1labresi sono le mogli e le sorelle dei così detti galantuomini. L'usuraia si fa fare un chirografo nelle piene regole, si fa consegnare in pegno oggetti d'oro e poi presta venti o piì.1 lire al povero disgraziato, costringendolo a pagare 5 soldi al mese per ogni 5 lire. La 1,nmpirn si gua.rd :t bene di prestare il suo denaro per un mese o due; c~a non lo presta che al minimo per sei mesi. n debitore costretto dal bisogno accetta l'imposizione e paga ogni mese l'interesse di lire una sulle venti lire, cd alla fine de' sei mesi egli avrà pagato L. 6 sopra L. 2 o. Oltre a questa spogliazione infame c'è un altro mezzo ingegnoso per sfruttare il lavoro dei poveri con– tadini e precisamente su quelli che prendono in affitto annualmente due o tre ettari cli terra per seminarvi il grano. Il povero contadino - nelle feste, nella maggior parte della notte - va a coltivare il suo campicello. Egli l'ha zappato con cura, e con speranza ne ha cacciato le erbe e le pietre; resta solamente a gett..1.rvi l grano. Che deve fare? Denaro non ne ha per comprare la se– menza; egli camp.1 alla giornat..1. con cibi miseri e che fanno schifo anche a nominarli. Che farà egli dunque? Ricorre ad una delle suddette sacerdotesse di usura. L'usuraia riceve il bisognoso con gentilezza e g1idice: « Torna domani o posdomani >>. Ella intanto trova il mezzo per sapere se a Tizio il grano serve per semi– narlo o no. Se conoscerà che il grano serve pel con– sumo e che il debitore non ha una casuccia sua, allora ella non gli fa il prestito, o se lo fa, vuole che il de– bitore le porti in pegno l'oro della moglie, o altro, e le paghi all'anno l'interesse di 318 per ogni tomolo, (cioè per ogni 818). Se l'usuraia invece si accorge che il debitore ha bi– sogno del grano per seminarlo, allora ella si mostra tutta gentilezza, dà in prestito il grano a patto che il debitore le paghi il solito interesse di 318 per ogni tomolo. Ella si mostra tutta gentilezza, perchè è certa che il suo grano non corre pericolo. Se per altro s'ac– corge che il debitore è persona poco onesta, allora essa lo costringe a fare un chirografo, in cui il termine di pagamento sia fissato prima del1a mietitura; altrimenti non consegna il grano. Scaduto poi il termine, quando il contadino è sull'aia, ella si presenta e come i ladri grida: « o la borsa o la vita n e il debitore paga. Così i contadini sono trattati in Calabria: essi continuamente lavorano, ma la miseria implacabile con egual metro st.a sempre Joro appresso buia e sconsoJnnte come la mortè. Essi lavorano col rigore del freddo e sotto la sferza del sole, e quando qualcuno cade stanco, affranto, morente, non ha altro conforto che sentirsi per marcia funebre « il domestico suono della cornamusa n dei compagni che si a11ontanano! Lavorate! lavorate! Ma voi non entrerete nella terra promessa, simili alle tribll che il deserto divora; lungi da essa voi vi logorate e morirete prima che il suo verde brilli davanti ai vostri occhi stanchi : Sic vo<iinon vobis nidificate aves, Sic vos non \'Obis fcrtis aratr:i hO\'C ... ... Nè qui finiscono le tristi conseguenze del doloroso morbo dell'usura ; perchè non solo i poveri contadini, ma anche i proprietari sono <la essa flagellati. Scrive il Bitbic nel suo « Credito popolare » che Carlo VIIr, sovrano di Francia, pagò il 42 per cento alla banca di S. Giorgio su 100 mila lire. L' Errera, commentando tale fatto, grandemente si meraviglia e dice: « Se ad un prindpe di buona sicurt?t si chiccleva su un'ingente somma il 42 per cento, figuriamoci un po' quale enorme interesse dovesse richiedersi ad un privato qualunque! )) La stessa meraviglia proviamo noi quando vediamo che anche oggi, in Calabria, grossi proprietari (possi– clenti di 200 o 300 migliaia di lire in terreni e che offrono quindi grande garantia) per ottenrre un prestito devono pagare dal , 5 al 20 per 100 di interesse. Piì1 forte interesse sono costretti a pagare i piccoli proprie– tari di terre. Essi, avendo urgente bisogno di denaro per coltivare i fondi, o per raccogliere il fruttato, o 1>er pagare la tassa di successione, si rivolgono a qualche mpitalista (che per lo piì:1 è un commerciante) e questi non presta la sua moneta che a scandalosi interessi. Ma non vi è il Credito fondiario? Sì, ma per essere sfruttato dagli affaristi e per accrescere mali che esistono. i narra che la spada di Achille guarisse le ferite che faceva; oggi noi 1>0ssiamo ripetere l'opposto per il Credito fondiario: esso moltiplica le piaghe che cerca sauare. Esso è stato istituito per aiutare i proprietari bisognosi, se non che molti consiglieri provinciali (cui si rivolgono i bisognosi affinchè facciano loro ottenere un prestito) promettono di sì, ma nel fatto però consigliano l'Istituto a non fare il prestito a quella determin:\ta persona. Essi invece si fanno dare a mutuo dall' Istituto mede• simo una data somma pagando il 4, o il 4 qz per cento, e poi scrivono al bisognoso nei seguenti termini: « Ho cercato cli tutto per farvi ottenere il mutuo, ma tutto è stato vano. Posso io (se volete) prestarvi la somma che vi occorre, purchè mi paghiate il 12 per cento ». Esaminati, cosl a larghi tratti (siccome ce lo con– sente l'indole della presente rivista) i dolorosi effetti cicl– i' usura, cerchiamo adesso di indicare qualche rimedio efficace e serio. II. Rimedi. Dirò adesso, molto modestamente, quali rimedi a mc sembrino necessari per riparare a tanti mali.

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