Il Socialismo - Anno III - n. 12 - 10 agosto 1904

IL SOCIALISMO tramento delle forze economiche, e sta bene; ma con– fidare come egli fa sulla immigrazione tedesca per la ricostituzione di una classe intera che va scomparendo significa, secondo noi, mirare ad una eventualità che non potrà scongiurare, ma semplicemente allontanare un pericolo. L 1 Adam, che non è punto socìalista e che è dotato di grande penetrazione, non deve certamente essersi illuso sulla portata e sul valore del temperamento sperato. Comunque per noi socialisti l'osservazione è di grande importanza ed è la riprova evidente della teoria soste– nuta che, per il libero gioco delle forze economiche, ne– cessariamente deve avvenire la sempre maggiore con– centrazione di ricchezze da una parte e daWaltra la pro– gressiva e crescente proletarizz~zione delle masse. Tale teoria è stata recentemente oppugnata dai ri– formisti del partito Socialista tedesco a capo dei quali è il Bernstein, e da altri altrove, in base a dati stati– stici che sembrano accennare in Europa ad un. maggiore e crescente sviluppo della piccola proprietà e della pic– cola borghesia ; ma a torto. Non sono paragonabili o almeno non possono per or~ procedere pari passo paesi tanto profondamente di– versi quali sono gli Stati liberi dell'America e quelli della vecchia Europa. Da noi è tutto un passato antico da distruggere, un paSsato che paralizza la libertà dell'iridividuo e quella delle associazioni come paralizza o menoma il processo di concentrazione capitalista. Vincoli più o meno reali e palesi, vincoli d'ogni natura, il sentimentalismo vec– chio e nuovo, la statoloiatria che è la base di ogni no– stra politica, limitano la esplicazione delle vere e reali forze del capitalismo così come quello del proletariato. . Là negli Stati Uniti le forze antagoniste non trovano ostacoli gravi nella esplicazione loro, nè nella tradizione nè nello Stato. · L'orizzonte è spazzato e la visione del fine e l'im– piego dei mezzi a conseguirlo dipendono dall1intelligenza e dalla libera energia delle classi in conflitto. La lotta di classe con tutte le sue battaglie ed i suoi dolori trova là il terreno più propizio. Da una parte il grande, l'ultra potente capitalismo, dall'altra la massa innumerevole proletaria. Nessun cuscinetto ad attutire il cozzo che inevitabilrn.ente avverrà assai prima che non nella nostra Europa. Ma se l'Europa deve per necessità di ambiente se– guire per ora metodi di lotta diversi, se le peculiari condizioni ~ue, del suo capitalismo e della sua media bo}ghesia, del suo proletariato ritardano lo sviluppo e la còncentrazione delle forze in nome delle quali la grande battaglia dell'avvenire si pre~nnuncia, pur tutta– via non è a credere col Bernstèin e coi teorici del ri– formismo che il principio della lotta di classe debba es– sere s0stituito coll'altro della cooperazione ài classe. Gli antagonismi profondi d'interessi, le grandi cor– renti del pensiero, della logica e dell'azione sociale se possono qualche volta incontrar dei freni, degli ostacoli al loro processo, non perciò deviano sensibilmente d3-l loro corso che è segnato dalle leggi inesorabili della storia. G. LF.RJ )A. SCIENZA ED ARTE patriarchidel socialismo XVII. PROUDHON. I 809-1865 Pietro Giuseppe Proudhon è un titano. Da bambino, a Besançon, ove nacque il 15 gennaio 1809, nel prato presso la casa de" suoi poveri genitori, egli custodiva le \'tlC– chc. A dodici anni la protezione di un uomo ricco gli permise di entrare come esterno nel Collegio di Bcsançon. donde uscì all'età di diciannove anni, per entrare in un grande stabilimento tipografico tli Besançon, ove fu in breve ele\•ato al grado di correttore A di– ciannove anni Proudhon era g'à eruditissimo e la sun intelligenza, sviluppatasi attraverso le molte letture ch"egli facC\'a senza eons:1- crarsi ad un ramo speciale dello scibile, si approfondì nello sludio della teologia e dell'ebraico, favorito dalle opere vaste dì quelle materie e in questa lingua che si pubblicavano nella tipografia. Proudhon nulla aveva ancora dato in luce che lo ri,•elasse; ma coloro i quali lo circonoavano s'erano già persuasi che ben presto il nome di Proudhon sarebbe suonato alto ed egli sentiva :\ttorno a si:: il fremito dell"aspettazione e della fiducia. 11viaggio che ebbe occasione di fare per le principali citi:\ della Francia operò vivamente sul suo cervello. Proudhon si senti subito repubblicano e, ciò che è singolarissimo segno della robu• stezza della indole sua, bisognoso di indipendenza. Alle offerte che gli vennero fatte, di ritorno da Besançon, dal giornale falansteriano L' lmparlia/, egli oppose un rifiuto. And\) ancora in giro per la Francia, e fu nel 1836 che nella stessa sua città natale, unendosi a due soci, fondò. una tipografia, microscopica istituzione - s"in– tende - ma che costituiva tuttavia quella entità e quella forza tutta personale di cui un uomo, che si sentiva già grande, aveva bisogno. •E il Lipografo incominciò a lavorare componendo e stampando un Essai d~ grammaire géniral che fu come una appendice agli Elimmls primitft du langues dell"abate Bergier. La consapevolezza del latino, del greco, dell"ebraico erano già in questo strano lavoro in cui, inoltre, fa già capolino l'acute1.z.a filosofica geniale del futuro innovatore della coscienza sociale. Fu, sventuratamente, tutto ciò che la tipografia dì Proudhon dette in luce, poichè un anno dopo la bella ini1.iativa cadeva come, pur troppo, tutte le iniziative di questo genere. Proudhon era tutt"altro che facile a perdersi d"animo. Ma il momento economico gli si presentò assai difficile, ed egli avrebbe forse finito per perdere la magnifica tranquillità del suo spirito se non si fosse presentata !"occasione di una pensione istitui1a in me– moria di suo marito a Besançon dalla vedova Suard in favore del letterato più giovane riconosciuto il più degno dall'Accademia di qJelli che fossero del dipartimento del Doubs. Si trattava dì una rendita di mille e cinquecento lire durante tre anni. Ma era prima necessario il titolo di baccelliere. Proudhon sì procurò subito il di– ploma, dopo il quale egli vinse il posto, che lo costringe\'a ad and:uc a risiedere a Parigi. Si dice clic egli facesse promessa formale all'Accademia di OC· cuparsi del miglioramento dei • ses frères •. come egli chiamava gli operai. Ecco Proudhon al suo posto. Il suo immane desiderio di scienza sociale navigò con forza e con abilità per il mare ampio delle di– scipline eConomiehe. In breve la sua tenacia e la sua capacità ebbero vinte tutte le difficoltà della cultura in quCsta parte dello scibile. Si sa con certezza che Proudhon leggendo e studiando per la prima volta un autore economista. ne scriveva contemporanea– mente la critic:l. Quel suo cervello aveva la felicità di un angolo visuale straordinario. che gli permetteva di afferrare subito ]"errore, il malinteso, l'assurdo, il partito preso negli autori che prendeva a conoscere. Nei primi me1i del 1839, Proudhon meditava un'opera di mole sul problema della proprietà. Ma i suoi doveri accademici interru1")– pero per un ce.rto tempo la realizzazione di tale cli segno, e 1" Acca-

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