Il Socialismo - Anno III - n. 7 - 25 maggio 1904

IL SOCIALISMO Quanto al riformismo francese battè una sua strada particolare. Jaurès ·trasformò la rivoluzione fran– cese in una dottrina. La dichiarazione cli ·rours stabilisce che « il socialismo procede insiememenlc dalla democrazia e dalle forme novelle della pro– duzione. » Nella stessa dichiarazione, con un abile tour de maùt, il socialismo è ridotto ad una appli– cazione dei diritti dcll'11omo. « Egli è - dice il pro– gramma di Tours - per estendere a tutti i citta– dini le garenzie iscritte nella dichiarazione dei di– ritti che il nostro grande Babeuf ha reclamalo la proprietà comune, garanzia del benessere comune». <eRitorno a Kant >>, positivismo e dottrina della democrazia : ecco i tre travestimenti filosofici del riformismo. . .. C'è una ironia profondissima in tutto ciò. Se ad occhio e croce po~itivismo e dottrina della riyolu– zione danno qualche aria di borghesismo, è lo stesso con Kant. li riformismo tradisce il segreto della sua funzione storica nella scelta della sua pro– fessione ... filosofica. L'ideologismo è l'ebbrezza dello spirito, ed è un vecchio adagio che, Ùt vi110vcritas. Dimmi il filosofo che pratichi e ti dirò chi sei. La simpatia per Kant del revisionismo tedesco è una rivelazione, quanto la Critica dclltl ragio1t p11m. 1 el I 755 Kant dedica la sua Teoria del Cielo a re Federico « sforzandomi io sempre - scrive nella dedicatoria - quale il pii, umile e rispettoso dei sudditi, rendermi in certo modo utile alla patria ,, . ;\(a quando la conquista militare strappa la sua Konisberga al regno di Prussia e l'incorpora alla Russia, eccolo devoto intorno ad Elisabetta a sco– dinzolare per una cattedra. Non era certo egli fatto della pasta dei Lessing, degli 1-!crdcr e dei VVinkelmann, i suoi grandi contemporanei, che sdegnavano servire nelle Corti dei piccoli despoti tedeschi! Così l'uomo che con la potenza della critica demoliva Dio, l'immortalità e la libertà e risolveva in un processo meccanico· l'esistenza universale, amava esprimere il suo p~nsiero nelle nebbie d'un gergo incomprensibile che meditata– mente tendeva a rendere estraneo il popolo ai risultati sovversivi della sua critica. E non ostante ciò, quando egli venne in conflitto con la-censura prussiana, scrisse a Federico Guglielmo II: « A fine di evitare ogni sospetto, io solennemente di– chiaro alla i\1aestà Vostra, che d'ora innanzi mi asterrò da ogni pubblica trattazione di temi rife– rentisi alla religione naturale o rivelata ,>. E con– fermava di rendere questa dichiarazione « qual di Vostra Maestà fedelissimo suddito (gctrmcstcr lj,,_ tcrtan). » Questo è l'uorno che il riformismo te– desco propone a modello al forte proletariato della grande nazione. Ebbe tutta la secca impassibilità del borghe– succio incapace di slanci. Dissero che fosse questq la olimpica serenità del pensatore, ma quanto nella vita egli si discosta dall'eroismo di. un Socrate o di uno Spinoza. Ebbe scarso il sentimento della amicizia e dell'amor familiare. Con l'orgoglio d'un mercantuzzo ritirato dagli affari, scriveva : " Quando qualcuno batte alla mia porta, io posso dire con cuore pacato e sereno : avanti ! perchè io sono sicuro che nessun creditore è di fuori >>. E perchè si tollerasse la sua filosofia distruttrice e sovversiva, faceva concessioni ai pili volgari pregiudizi scienti– fici del suo tempo, e nella sua teoria del cielo, ove sino il nome di Dio era dimenticalo, ingiuriava Democrito ed Epicuro, sulle cui opinioni pure la sua dottrina era appoggiata. Pure intese cd ammirò la rivoluzione francese. Nemmeno il Terrore lo spaventò. Nel I 797 scri– veva : << essa (la rivoluzione) può essere stata tal– mente gravida di miserie e di violenze, che un essere benpensante, quando pure potesse felice– mente ripeterla una seconda volta, non si decide– rebbe a farlo a tal prezzo ; ma questa rivoluzione, io dico, suscita nell'animo di ogni spettatore una simpatia confinante coll'entusiasmo e che non può avere altra origine se non in una disposizione morale della specie umana)). Egli accettava if fatto, ma non osava desiderarne la ripetizione e res~ò quindi 0.5tile ad ogni violenza rivoluzionaria. << Forse con la rivoluzione - egli scriveva - divien possibile di– struggere un dispotismo personale od una sitibonda ed avida oppressione, ma non mai attuare una vera riforma degli spiriti ; anzi nuovi pregiudizi dirige– ranno in luogo degli antichi la massa priva di vita spirituale )). Questo spiega la simpatia che il riformismo ha sempre avuto per Kant. Biedermann dice che « la sola cosa che Kant considerasse convenientemente era un'auto limitazione dei poteri riel despota, sia per indulgenza propria, sia per pressione dcli' opi– nione pubblica l>. . .. Ma Kant apparterrebbe al socialismo per la sua etica. Egli ha prescritto: « agisci in maniera che tu ad0peri la umanità così nella persona tua che di ogni altra persona come scopo e non solo come mezzo )). Questo principio vien predicato la base del socialismo, poichè si argomenta che nella so– cietà socialistica tutti gli uomini diverranno nel contempo scopo e mezzo. Il Mehring si sbarazza assai facilmente di questa mascherata. « Dal punto di vista storico, quella sentenza di Kant s'appalesa qual precipitato ideologico del fatto economico che la borghesia, per ottenere un· oggetto di sfruttamento valevole per il suo modo

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