Il Socialismo - Anno III - n. 1 - 25 febbraio 1904

IL SOCIALISMO 9 fetto inevitabile di un fenomeno ancora piì:1 génerale che avveniva nel corpo sociale. La vita umana, come la vita di tutti gli organismi, non è che una lotta contro il dolore ed una istintiva ricerca del piacere. Ogni organismo, 1)er il fatto stesso che esiste, e per il fatto che questa esistenza consiste in determinati rap– porti col mondo esteriore, svolge la sua attività a cer– care quelle condizioni di ambiente che più sono propizie alla sua vitalità. C. Bernard ha dimostrato che il protoplasma in se stesso 1101t lm nessuna facoltà di iniziativa nelle funzio11i.,– ma è dotato, 1ierò,.di una proprietà (detta irritabilità) con la quale reagisce agli stimoli dd mondo interno. ·Tutte le attività protoplasmatiche (nutritiva, motoria, sensitiva) non sono, in sostanza, che reazioni agli sti• moli deli' ambiente. Ecco perchè le· attività biologiche sono sostanzialmente inevitabili come i fenomeni fisico• chimici. li cervello, che è il centro di elaborazione dei fatti psichici, non è che il prodotto della graduale lentissima evoluzione del foglietto esterno della gastrula. Perciò, come è nel campo puramente biologico, così è in quello emi.nentemente sociale. Dalla irritabilità iniziale non differenziata del proto• ge11es primon!ia!is alla sensibilità cosciente dell'homo sapiens la differenza non è di sostanza, ma di grado. Dalla minuscola ameba che nel fondo del mare avverte la presenza di un'alga vicina e la inghiotte, da una pie• colissima liberkiilmia che al contatto di un ago contrae i suoi filamenti, all'uomo che con· tanti vari, complessi, sapienti mezzi cerca cli procacciarsi il massimo di feli• cità, non c'è una distinzione qualitativa, ma quanti– \ativa. La psiche, cioè il complesso tielle funzioni di rela– zione dre si riferisccno [!jla vita di relazione., non è sostanzialmente diversa da quell'insieme di manifesta– zioni organiche (che si usa volgarmente di chiamare vita) çhe si riferiscono alla nutrizione ed alla ri,,ro– cluzione. Ora questa psiche, come la primitiva irritabilità pro• toplasmatica, ha. un solo còmpitoi quello di proteggere !'organismo ( 1). L'arte, pertanto, non è che una manifestazione del• l'attività psichica, e, perciò, non può compiere che una funzione protettiva. Essa, dunque, deve oscillare tra i due opposti poli della vita': il piacere e il dolore. Quando l'uomo primitivo delle caverne scolpiva nella pietra la belva. che aveva inseguito o ucciso durante la caccia, non aveva altro scopo che quello di rinnovare il godimento provato nelle azioni da lui prima compiute. Quando i nostri antenati dell'epoca mesolitica fecero quei pregevoli lavori di scoltura • da cui derivò, più tardi, l'arte egizia e greca - non .intesero fare certamente del l'arte per l'arte, ma lavorare per il piacere che desta la riproduzione di alcuni episodi della vita o di alcune scene della natura. (i) Intorno a questo ·argomento "iilegga l'intcrcssantissim~ volume di Scrgi: L'orieù,~ tki pnommi psirlu'à (l:,cl, Bocca, 190-1), che è uno dei pii.i profondi studi della produzione scientifica moderna. :Ma la civiltà in cui la psiche umana ha saputo in un modo meraviglioso creare l'arte per aumentare la giocondità dell'esistenza è stata appunto la civiltà greca. Invece, colla dottrina cristiana la nostra psiche mancò a quella funzione protettiva Che è pure la sua stessa essenziale proprietà. Il cristianesimo fu una grande rna– lattia dell'anima umana, e non poteva vittoriosamente durare molto tempo perchè incompatibile con le fun– zioni .più elementari della vita. QueSte funzioni, di– rette da secoli dai centri psichici, possono da questi farsi trac.;cinare per un certo tempo anche nelle più ma– dornali deviazioni morbose finchè crescendo, in propor– zione dell<J,deviazione, iJ disagio biologico, i tessuti fondamentali dell'organismo prendono il sopravvento e determinano la reazione. La civiltà pagana nel medio evo non fu potuta di– struggere. Essa visse sepolta nei conventi, nei musei, sotto il suolo, nelle biblioteche, nelle tradizioni. Essa visse, soprattutto radicata nell'anima umana. La reazione benefica, ayvenuta dopo il secolo x, si imbattè in que– sti avanzi, riconobbe in essi gli stessi ideali verso cui sospingeva l'istinto della vita, e prima ancora che avesse il tempo d~ elaf?orare opere originali, trovò più facile (domina anche in questo la legge del minimo sforzo) disseppellire i modelli antichi che corrispondevano stu• pendamente alle esigenze della vita nuova. Cosi venne il rinascùnenlo. D'allora sino ai nostri giorni l'ellenisrno ha pene– trato e dominato tutta la nostra civiltà. Pensate al secolo xix. I due pili grandi avvenimenti politici della Grecia 1823 e 1897 provocano nell'Europa quei memorabili nevrastenici slanci di simpatia pro El/ade, suggellati dai saaifizi di Byron e di Fratti. fl movimento letterario dei primi trent'anni del se– colo xix è caratterizzato dalle ultime battaglie fra classicisti e romantici. Ebbene i romantici non seppero resistere al fascino dell'ellenismo, malgrado che Cha– teaubriand esclamasse: Chi a libererà dai greci e dai ro• mani? L'ellenismo fu per essi come una camicia di Nesso. E filellenisti furono i romantici De Musset e An• tony Deschamps, Byron e Shelley. Dal romanticismo rampollano i caduchi virgulti della decadenza letteraria; e John Keats, il precursore ciel preraffaellismo, e Lecomte de Lisle, il pili forte dei parnassiani, furono filellenisti. La stanca anima moderna cercò di liberarSi dal classicismo, e ha sperimentato tutte le pilt varie e strane forme di arte. Ma « l'arte • confessa uno scrittore spi• ritualista (J) mettendo involontariamente in evidenza la funzione protettiva di questa nobile attività cerebrale, siccome innanzi abbiamo accennato - ma l'arte è im– potente a pacificare l'anima inquieta e turbata dei nostri tempi. Ce lo attestano gli scrittori pii, opposti d' intel– ligenza e di estetica; anche il poeta della natura, Zola, che la fede nella scienza e nell1esperimento avrebbe (r) Henry Bordeaux: A11us moderNes (la vie e/ l'art), 1895.

RkJQdWJsaXNoZXIy