Il Socialismo - Anno III - n. 1 - 25 febbraio 1904

IO IL SOCIALISMO dovuto tranquillizzare; anche i dilettanti come Bourget, le di cui facoltà di comprendere avrebbero dovuto essere un istrumento di gioia; anche i sensitivi come Loti, cui la contemplazione della natura e l'ebbrezza dell'amore avrebbero cl,ovuto soddisfare il cuore; anche, talvolta, attraverso la dolce ironia di Anatole France, o la in– cantevole fantasia di Jules Lemaitre ~- E allora si torna alle primavere elleniche (Carducci) ·qu:mdo Anacreoote beveva alle coppe ornate di rose, e l'onda castalina ispi– rava i canti più belli della poesia, e gli Dei passeggia– vano sulla terra. Si torna alla vita ellenicamente pagana. Frine strappa gli applausi nei teatri; gli amori lesbici insozzano le · alcove. profumate; ad Aspasia s'intitolano le riviste, e /es Dryades (i) ... di carta stampata sono i passatempi preferiti dai più raffinati. E se Canova - negli ,entusiasmi pagani dei fasti na– poleonici - abbigliava i suoi personaggi in costumi an– tichi, ai tempi nostri possono le fanciulle vestirsi e fog– giarsi i capelli alla maniera delle donne elleniche. Le scienze positive allargano le loro conquiste, il ma– terialismo evoluzionista (rionfa; e negli atenei e nelle accademie sorge il culto dei naturalisti greci, e risuona il canto di Prometeo. L'educazione della gioventll, la politica stessa degli Stati latini son tutte sature cli ideali antichi. Basta en– trare in una scuola o ascoltare gli oratori nel Parlamento per rimanere stupefatti di vedere tanti cervelli assorbiti dal nirvana dell'antichità. Il filellenismo nell'arte è il riflesso di quanto accade nella vita. Esso è indice di debokzza -e di forza, è la malinconia di un tramonto e la letizia di un'aurora. Il filellenismo artistico e letterario domina nelle so– cietà che non hanno saputo ancora trovare una forma d'arte che compia quella funzione protettiva richiesta dalle nuove esigenze dei tempi. Esso, però, ci dimostra che nella concezione greca dell'uomo bello,forte, libero, della vita giocondamente operosa, della natura una nella sostanza ma infinitamente varia nelle forme e nei fe. nomeni, sta l'embrione di un ideale non ancora comple– tamente sviluppato e realizzato, ma al quale la coscienza moderna non può, non sa rinunziare. (Continua). Cosn,10 RumNo. (r) Ln Drynde, rivista antica bimensile. Esce a Parigi. Moralee Politica Dal primo apparire dell'evoluzione intellettuale, la morale non era soltanto, come tutti gli altri rami del sapere, contenuta nella religione e nella filosofia, ma essa era ancom la forma preferita, l'aspetto f:worito che la rcligtonc e la filosofia rivestivano - come l'olimpico si abbassava all'amore delle fanciulle della terra - nel loro intimo commercio con le scienze della natura. se·. con l'aiuto del pensiero, si risalgono i numerosi stadi sormontati da non importa quale scienza, sì è sicuri di incontrar sulla soglia di questo lungo corso la figur:\ ingenuamente fcstcvole o triste, sorridente o smor– fiQsa, della mor:\lc dei teologi e dei filosofi. In tutti i dominii del sapere e, per conseguenza, cosi nell'arte come nell'azione, si comincia con la veduta superficiale delle cose, con la loro stimaz:ione appros– simativa, con la deter'minaz:ione dei loro rapporti al\'• io• che ne è diversamente commosso, che ora li desidera e ora li teme. Tutte le scienze hanno cominciato per n.vcrc questo vago carat– tere morale o sociale, questo carattere teleologico. La storia della mente mnan:l scopre un altro fatto costante: h tendenza n.d accor– dare degli :lltributi, dei segni esteriori delle cose, rtlle loro intime qualità. . Ogni fenomeno socirtlc si sdoppia rtgli occhi dello spirito ; esso è nello stesso tempo attuale e latente, ci impressiona come un fatto o un'istituzione qualunque, e si svela come una riserva più o meno riccrt di clementi interiori, psichici. Ma, per lunghi secoli, la vera ba.se di un.t tale diffcrenzi:izionc rimane inosscrvatn.. Soli, i suoi ultimi risultati sono colti per tempò ; essi dànno luogo alla distin•• zione corrente frn. il dlJ'illo e la morale. Col preecderc la conoscenza scientific~, il linguaggio usuale ristringe il significato di questi ter• mini, e sovente lo svisa. Tuttavia, sr era di già ossèrvato il vero ordine di successione che )egri. queste due classi di fenomeni, poichè, con molta giustezza, si faceva derivare il diritto dalla morale. E volentieri anche si comparava il diritto a un abito di cui si copre e si para la morale : abito sovente usato sino alla corda, che lasciava vedere il suo contenuto, vero cencio che bisognav:l rinnovare al più presto, sotto la minaccia di crisi religiose, politiche, economiche e, alla fine, sociali o morali. Ricordia1\lo, in due parole, la fortuna diversa che si ebbero <1uestc due grandi divisioni del sapere sociologico. L·analisi delle cose appai-enti, dell'e.tltr1Cre sociale, sì sbriciolò in unn. moltitudine di rami descrittivi. In quanto all'aspetto intimo, ali' inlt:ri<Jre del fenomeno sociale, lo studio che se ne _potè fare rimase, sino a oggi, essenzialmente indiviso. lo ammetto volontieri la tesi delle scuole moderne che insistono sul primato e sull° indipendenza della fede morale di fronte alla fede religiosa. Questa tesi conferma la /rgge di c<Jrrdazio11t fra le scim:;e e la jilosojia: Il sapere particolare prepara necessariamente la via al sapere generale, e la scienza offre un fatto più primitivo che l:'l religione. Essa fornisce :\ quçsta tutto il suo contenuto, la sua ma– teria cosmologica e la su~ materia morale. La immensa, la meravigliosa p.1rte sociale rappresentata dalle religioni - parte che i· metafisici le disputarono con buon esito in certe epoche di alta coltura inte\lettu:\le - è certamente dovuta a questo fatto, che le ,religionì possiedono e coltivano con cura una sociologia grossolana conosciuta sotto il nome di morale. Questa potente leva, che oggi sfugge dalle loro , mani indebolite, serviva loro a sollevare e a dirigere le sociee1. umane. È tr:t i sociologi del passato che si allineano Confucio, Budda, Mosè, Cristo, Maometto, tutti i fondatori di religioni e i grandi moralisti. Questi primi sociologi, come i primi astronomi, e i primi fisici, furono qualche poco occul– tisti e anche taumaturghi; ma, non ostante questi metodi dilcttosi, i loro precetti sono stati sovente delle tr0\ 1 atc ardite e feconde nei risultati. Cosl, tutti, essi ricerc:lrono ardentemente il movente·suprcmo dell'azione buona, della condotta lodevole. E tutti, quasi dai primi pa.ssi, furono unanimi a esaltare, a ele\•arc questo fatto d'osservazione corrente: I' incHnazionc che ,ci conduce verso gli altri. Tuttavia, mentre la teologia si atteneva al co,ulnl puro e sem– plice del fatto altruista e non oltrepassava ciò che una certa scuola, invaghita, come il suo capo Rousseau, degli orizzonti fuggevoli del passato, oggi chiama la morale del cuore, la metafisica rischiava, con timidità da principio, poi con un'audrtcia crescente, la marcia verso un ideale ignoto, incerto, ma che accordava già alla ragione umana una larga parte d'influenza. Veramente, a dispetto delle sue aspirazioni razionali e non ostante qualche sforzo notevÒle, qualche appliCazione felice del metodo sperimentale, la metafisica non potè forzare il corso naturale dell'evoluzione delle nostre cognizioni; essa non potè :\(frettare l'avvenimento definitivo della sociologia. Essa era e rimarrà, come la religione, ma con un carattere progressivo più marcato, una dottrina intim:lmente empirica, una specie di vesti– bolo precedente la verità futura. Gli stessi critic.i, del resto, sembra che si indirizzino verso i due gruppi importanti di filosofi - i positivisti e gli evoluzionisti - che, verso la metà del secolo scorso, tentarono, a loro volta, di rinnovnr le basi della morn.le. li positivismo si n.ttn.eca strettamente alla morale altruist:\ eia. bora.la dall'antichit:\ pìlt remota (India, Cina, Egitto, Giudea) e dal

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