Il Socialismo - Anno II - n. 21 - 25 dicembre 1903

332 rL SOCIALISMO È Tolstoi che getta il suo grido violento, anarchico contro il matrimonio attuale nella Sonata a Kret::er, e maledice la violenza brutale del militarismo in Guerra e pace'. · È Massimo Gorki, l'esiliato della teocrazia russa, ,~e– terno vagabondo che schiaffeggia ,in viso ai ricchi com– mercianti tutta la fame del popolo russo. È Enrico Sienkievic che nel libro Alla ricerca delta felicità ci fa sentire le maledizioni e le bestemmie degli emigranti che mostrano il pugno alla patria lasciata. È Enrico lbsen i cui drammi: IL nemico del popolo, Le colonne della società, Casa.di bambola sono una pro– testa violenta contro tutto ciò che è falso, convenzionale, vergogna nascosta di tutto un mondo basato sul pregiu– dizio, dal quale cerca emanciparsi. È l'americano \1/itman che eleva il suo inno al lavoro. È Mario Rapisardi poeta dell'avvenire, che all'avve– nire si volge: e nell'avvenire ha fede. È Zola, questo apostolo gigante, questo giudice se– reno che getta in faccia alla società francese capitalista la tu'rpe Jllorte di 1Vanà, il fallimento della Banca uni– versale di A1aq1tart, l'ambizione violenta di Eugenio Ro1tgon, le turpitudini dell' Assommoir, la rovina del mi– litarismo nella famosa Débàcle. ·È Zola che sposa la causa dei vinti ·e scrive gli evan– geli moderni, si-ntesi dcli' idealità del Partito socialista. E come nel libro, così nei marmi, nei bronzi, nelle tele. Resti pure l'artista borghese a scolpire o a dipin– gere evanescenze decadenti, o conduttori di turbe vio– lenti, o padroni di popoli, non importa, in falange si avanzano soldati dell'arte nuova che ci fan palpitare, che ci fan sentire la pietà per gli umili e gli oppressi, l'ira per gli oppressori, che fan fiorire nella nostra anima tutta una mèsse rigogliosa di nuove aspirazioni verso il bene universale. È l'arte che ritrae il dolore sociale, le miserie profonde che avviliscono l'anima come: Un paese di mare di Cottet, ove son pescatori che per guadagnarsi la vita vanno incontro alla morte; come I minatori di Menier, allegoria del lavoro; come I borghesi di Calaù di Rodin, simbolo della rovina d'una società. È la pittura che getta la sua maledizione dal 0'e– puscolo di Jarochenko che rappresenta operai vinti dalla stanchezza accanto al lavoro, fino alla ribellione di Delacroix che dipinge Una barricata. È la scultura, arte per sè stessa fredda, che ci commuove innanzi al Proxùnus tuus di Orsi, al Fab– bro ferraio di Meunier, al Lavoro di Colton, e dinanzi a quel capolavoro, prodotto di un cervello gigantesco, qval' è: I saturnali del Biondi. Dinanzi a quelle otto figure vive nel bronzo, ve– stite, coperte da toghe, tuniche ed armi romane, si resta come affascinati, come presi quasi da un incubo. E passato il primo istante della impressione molesta sll noi prodotta da quel soldato indebolito, da quei sacerdoti ubbriachi, da quella incretinita suonatrice, in mezzo ai quali si staçca vigoroso, bello, forte il gladiatore, al cui braccio si poggia fidente la bella pa– trizia; passato quell'istante di emozione dinanzi a noi non vi sono più delle figure in veste romana, non pensiamo più alla fine di Roma, ma quelle otto figure si ,elevano alla sintesi poderosa del simbolo, cd allora sullo zoccolo di bronzo appare la società borghese di– strutta dai suoi stessi vizi, non più sorretta dal milita– rismo che è infiacchito, e dalla religione che sta per precipitare nel fango, mentre il gladiatore bello e forte, simbolo del proletariato, afferra la donna, la strappa alla prostituzione cd alla schiavitù, e con essa volge il viso ali 'avvenire. Il Prometeo ha spezzato le catene che lo tenevano avvinto; 1 'ane non è più fine a sè stessa, ha volto il suo sguardo alla vita, ed i soldati dell'ideale, reggendo una penna, un pennello, uno scalpello corrono pieni di fede verso l'avvenire. A questi artisti, oggi il nostro saluto. Archita Valente. LIBRI ED OPUSCOLI E. V ANDERVELDE, Essais mr la queslio11 agra.ireru Belgique. - Èditions du mouvement socialiste, 1903. - L. 2.50. Il grnnde agilatore socialist:t. pubblic..'l riuniti in volume tre S.'l.ggi che insieme concorrono :'l dilucidare la questione agrari:.. belga, ed il cui interesse travalica i confini della sua p:itria per appassionare anche noi che, sia pure in proporzioni minori, ci trovbmo dinanzi agli stessi fenomeni. li primo dei S.'lggi riflette b. picco b. proprietà rurale; è un rapporto presentato al Congresso socialista agricolo di \Varcmmc nel 1897, le cui conclusioni, salvoun :-tstenuto, furono accctt:uc al– l'unanimità. Gli ahri due studi sulle città tentacoli e la cooper:l– zione rur::i.\c sono conferenze fatte agli studenti socialisti di Parigi nel 1897, nel 1901. Nel 1897 cominciava nel Belgio la prop:ig,.nda socialista nelle campagne e pochi coltiv:ttori prendevano p:1rte ai Congressi; oggi i Congressi annuali sono in realtà :1gricoli e le loro conclusioni rendono sempre più evidenti i risult:1tidegli studi del Vandcrvelde: deC:1dcnz:1della proprietà dei collivatori, accrescimento dell' in– fluenz:1delle città sulle campagne; sviluppo progressivo delln <'00- perazione rurnle. Nel 1840 su 106 eltnri d_i coltum ordin:1ria 34.22 erano col– tivati dal proprietario stesso, 31 cd 11 nel r895; la diminuzione generale è quindi in r:tgioue del 9.09 °/;,, la quale per certe pro– vincie raggiunge anche l'r 1.75 °fo. In modo genernle si può dire che la proprietà dei cohiv:ttori regredisce proporzionalmente· al• l'aumento del valore del suolo dovuto ai progressi dell'agricoltum e del!' industria. Così si vcrific.'ll':tffermazione di Ma.rxdel 111volume del Capitale : • Una conseguenza necessaria della proprietà privat:t della terrn, in regime capitalist:t, è la separnzionc del coltivatore– proprietario in due persone: proprietario ed intraprcn~itore ... Minacciata dalla sparizione dei diritti comunnli, spogliata delle piccole industrie che forniv:tno un supplemento di risorse, l:t pro– prietà. dcll':tgricohore non offre più che una debole resistenza alle C!l.used'espropriazione che b minaccitmo. Oggetto del secondo studio sono le città tentacoli, le qu:tli esercitano una iufluenz.'l sempre più grande sulla situazione econo– mica delle campagne. Non vi è paese del continente, salvo forse la Sassonia, dove la concentrazione urbana si effettui con al– trettanta forza.e rapidità chC nel Belgio, onde l'influenza. delle crisi cilladine sulle campagne si ripercuote sempre pi\11 e le popola– zioni agricole dipendono in modo sempre maggiore dal dominio delle città. Però non vi è villaggio che non contenga. un numero pi\1 o meno considerevole di operai industriali in direlto contatto con · la città; a quest:i. penetrazione dell'agricoltura con l'industria si deve in parte il rapido progresso del Socialismo nelle campagne e lo sviluppo della cooperazione rurale. Di questa si occupa il terzo studio, giungendo alla conclusione già accennal!\: sviluppo progressivo della cooperazione rurale: scm

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