Il Socialismo - Anno II - n. 20 - 10 dicembre 1903

IL SOCIALISMO che furono veri focolari di progresso politico e indu– striale e contribuirono tanto potentemente ad estendere le relazioni fra popolo e popolo ed a creare monumenti di diritto e di consuetudini economiche, con effetti sociali e politici ben diversi da quelli antecedente– mente cercati. Alle nostre organizzazioni economiche, la storia ce lo fa capire, è riservato un tal c6mpito. Sorte per neutralizzare l'effetto della concorrenza nella mano d'opera, che deprime i salari al minimo dei mezzi di · sussistenza e fa quindi misere e ribelli le classi operaie, esse hanno a poco a poco assunto una .funzione di tutela anche degli stessi interessi dcli' industria capi– talistica, rendendo pill difficile, con l'aumento de' salari, la concorrenza de' sistemi antiquati o meno moderni di fronte alle nuove scoperte ed alle nuove applica– :doni della scienza. Esse hanno oggi un effetto econo– mico indiretto non previsto, quello di premere automati– camente sull'intraprenditore e sul capitalista, obbligandoli a trasformare i vecchi metodi produttivi, a migliorare la produzione, a diminuirne il costo, servendosi dei nuovi trovati, a tenersi sempre all'avanguardia, nel febbrile, affannoso procedere che Marx antivedeva scrivendo: · « La divisione dei lavoro trae seco di necessità una magg-1:or divisione di lavoro; l'applicazione delle mac– clu:ne, una magg-io-reapplicazione di macchine; il la:-uoro su vasta scala, w1, lavoro su. più vasta scala ancora». In ultima analisi l'organizzazione di lavoratori è divenuta uno stimolo alla concorrenza capitalistica, assumendone e co1111:iiendoneindirettamente, per quanto parzialmente, Ja funzione. Ed allora, se tale è l'effetto attuale dell'organizza– zione proletaria, che sarà nel futuro? Che sarà allorchè la coscienza di classe, oggi ancora latente nella società cd embrionale nell'animo e nel cervello de' lavoratori, avrà raggiunto un forte sviluppo ed una incrollabile energia? Quando le due grandi classi in conflitto, capitale e lavoro, ben più nettamente divise fra loro, si guarderanno in faccia e si combatteranno corpo a corpo? Potrà l'organizzazione operaia serbarsi neutra, sul terreno economico f' O non dovrà, invece, per forza di cose, per la stessa legge della lotta di classe, assu– mere definitivamente e vigo~osamen'te la sua funzione politica per conquistare i poteri sociali e raggiungere la egemonia dei lavoratori intesa all'attuazione pratica del collettivismo? A me par chiaro che a questa funzione debba ineluttabilmente venire l'organizzaziohe. E noi ne ve– demmo i sintomi positivi nel 1902 ed a proposito delle elezioni amministrative, con la partecipazione diretta di molte Leghe di contadini alla lotta amministrativa contro i padroni (azione politica) e ciò perchè il difetto di veri partiti locali creava in quell'ambiente la pili netta spe– cializzazione fra le due classi in connitto, contadini e proprietari. Ed un altro esempio, il migliore, ce lo hanno fornito (con contorno di ribellione ai deliberati ciel partito e di attentato alla sua unità) gli stessi transi– genti turatiani a Milano allorchè, sopraffatti nella Fe– derazione, ove l'obbiettivo immediato della vittoria popolaristica era rimasto virtualmente battuto dall'ob– biettivo consequenziale della vittoria socialistica, C!,;!--i ~tessi chiamarono la Camera del lavoro a compiere 1:1. fum:ione politica, da loro tanto condannata cd ana– tcminma ieri cd oggi ancora. Ed allora si domanda: Perchè, dato che ci do– vremo arrivare senz'altro in tempi non lontani, perchè disinteressarsi e ferocemente osteggiare il carattere politico delle Leghe? Per mantenere forse il segreto di pulcinella? O per non iscontentare i Mfnisteri di borghesia mt{)Va o le Giunte democratiche popolaristicl,e, composte di grossi industriali e di ... cavalieri del lavOro alla Baccelli? Io non so, nè credo si possa trovare altra ragione, ammenochè non ritornino in vigore per le Camere di lavoro quei concetti opportunistici che l'amico Cabrini (uno de' nemici della politica nelle Leghe) condannava con tanto vigore alle riunioni di Reggio Emilia nel 1901 a proposito dell'alleanza fra le mutue cooperative e le Camere di lavoro: o meglio an– cora non si voglia ripetere la prima, infantile obbiezione che fu mossa dai borghesi e dai preti al positivismo socialista: « Che ragione c' è di essere socialisti e di predicare il Socialismo, se tanto e tanto, come dite voi, la società muove verso la proprietà collettiva e verso lo sfacelo della borghesia? » Ed allora, ridotte le obbiezioni a quest'ultima: « Perchè fare della politica oggi pelle Leghe, se tanto e tanto dovranno assumersene il c6mpito per forza propria? » A me pare' che non si possa meglio rispon~ dere, se non col sistema del sofista Zenone: « Perchè non fare della politica nelle Leghe, se dovranno farla esse stesse ineluttabilmente ed automaticamente? Perchè non antivedere e prevenire l'opera di formazione della coscienza socialista, infondendole l'ardore della fede, non soggiogandola soltanto con la prepotenza degli in– teressi? Anticipando la trasformazione in organi politici delle Camere del lavoro, non si farebbe, in ultima analisi, che anticipare la conquista della coscienza proletaria, avviandola verso quell'aurora di luce e di pensiero scientifico, che è tanto lontana e tanto incompresa dalle masse. operaie organizzate dell'oggi. E si avrebbe cli pili: lo sviluppo dell'azione di reale resistenza operaia non soltanto nei rapporti fra capitalista e lavoratore, ma altresì fra lavoratore e società, per tutto quanto riguarda la difesa dei diritti manomessi giorno per giorno a danno dell'operaio individuo. Gli uffici di consulenza medica e legale; la riforma avveduta delle istituzioni di carattere sociale (scuole professionali, uni– versità popolari, case del popolo, uffici del lavoro) e la loro codificazione pratica come avviamento alla costitu– zione della società socialista; la statistica saggiamente e seriamente elaborata a sussidio dell'opera di conquista proletaria; le stesse leggi sociali, tanto care a' rifor– misti, divenute campo di attiva e costante agitazione, imposte e volutè dalla classe operaia a mezzo de' suoi maggiori organi di classe, non con la coreografia dì tre– cento'. o cinquecento comizi, ma con la professione siste– matica e legale sugli organi dello Stato borghese, tutto ciò riceverebbe impulso e vigoria di propositi e di sane aspirazioni, nell'esercizio diretto della funzione po– litica da parte degli operai organizzati. E se ne avrebbe ancora, non de' mostriciattoli di leggi sociali, o delle statistiche incomplete, o degli uffici di consulenza eb– domadari : ma un vero e proprio organamento tecnico, inteso alla tutela del diritto operaio cd alla codificazione delle nuove forme sociali, oggi in gran parte pcrma– ne1ni :i.Ilo stato di. aspirazioni.

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