Il Socialismo - Anno II - n. 20 - 10 dicembre 1903

320 IL SOCIALISMO - La proprietà è il frullo sacro del lavoro... - gli dissi, con un riso di ironia, nel bel mezzo di una lunga chi:1cchierata ad lloc. - Ci:\, - focè lui, - io sono vecchio e mezzo sci:mcato. HO lavorato tutta la vita, mi sono rotto una g:unba sul lavoro c..• non ho nessuna propriet:ì. - Toh ! - feci io, cadende, dalle nuvole. - E tutti i compagni sono cosl. Tutti l:wor:rno, per t.utta la vita, e poi crepano come cani .a un angolo di strada, o sul mar. ci:\piedc, senz:i un pezzo di pane. Chi è quel briccone che ti ha insegnato che la proprietà è il frutto del l:1voro? Dove sono le • proprie!:\ mie, di mio padre, di mia madre, » - tutti morti o vicini a morire di fatica? 11 contadino aveva r:i.gione. Gli economisti ultraborghesi ci tnif. fano con le loro teorie sballate per far comodo a lor signori, da cui tirano lo stipendio. Essi dicono che la proprietà è frutto del lavoro. Ma milioni e milioni di operai lavor:'lno da m:1ne a sera e muoiono sul l:woro senza aver una briciola di proprietà. Il l:1tifondista biscazziere, che entra nella alcova di C\éo con la stessa facilit:ì con cui si ubbriaca di dzampagne; che sposa ln ricca e in futuro incoronatissima ereditiera inglese o americana con lo stesso calcolo con cui azzardn un giuoco di borsa ... il latifon• dista nobile e biscazziere, dico, 110,t lavora, - ma infinÙe pro• priet:ì gli appartengono. Al diavolo, dunque, gli economisti borghesi, cou le loro men– zogne, le loro truffe, ! loro grimaldelli, e... la loro societ~. E non basta mic:t. Qualche volla tutto il lavoro che bisogna fare onde acquista.re (faticos:l.mente ! !! !) la ricchezza e la proprietà ver:l., non consiste che... nel darsi l'enorme fatica di nascere. E magari, - colmo dell'iro• 11ia, - senza forcipe. ln un giornale tedesco leggo in una lista curiosa correcbta di cifre e di documenti, che lutti i principi del saugut, in Prussia, orcupa110 ndt'eurcilo o nella marina un posto ,li uj/iciale più o meno deva/o,- e (al/mli i gonzi!) co11relativo stipeurlio. Ditemi voi se non si è veramente bestie a sopport:1re una ni• di :l.ta di pisciasotto vestiti da mililarc, i ~uali, invece di succhi:l.re semplicemente alla mammella della balia, succhiauo anche le rie• · chezze vive del paese, prodotte con tanta fatica e tanto dolore da un intiero popolo di lavoratori ! F, questo volgare atto di s11ahit111is1110, - che si copre di un manto imperiale, eo;;attamente come il cadavere 'brulicante di vermi si n:i.sconde sotto il lenzuolo funebre, - questo ,•olgare atto di suahio11i.smf si ripete dovunque la nobile filosofia del diritto co• stituzionale, pagata dai padroni, ci insegna ... che la miglior forma di Governo è quella dell':llcova, vale a dire della trasmissione del potere per via di ereòità (e non garnntisco la fcdelt:ì femminile). Quando il popolo, incosciente e impotente, :l.vrà cominci:\lo a comprendere, - le cose non andranno più così. ,.\Ila porta i suahio,,i d'ogni genere! Abiluati a vivere senza far nulla, abituati a palpare le banconote e a far suonare in mano Foro che essi 11011 guada. gnarono, ma che ~pillarono ai deboli e agli ingenui, - non ri– marrà loro che imitare i cos1mni di flfomieur Alpho11se. Continue• ranno così n guadagnare e a int:tscare, - come oggi, - senza fatiche, - e avranno il compenso che tra due mali avranno, al– meno, scelto il minore. I.a leggo e ve b riproduco tale e quale: La co11da1111a di un prete. - ]cri si è cliscus~o din:mzi dia pretura di Tar:into il processo di adulterio a carico di un prete, Berardino De-Gioia; malgrado tutte le pressioni e le male arti dei clericali, il prete e la sua degna complice sono stati condannati a 105 giorni di c:ircere, 1200 lire di muha, ed alle spese proccs- suali, nonchè ai d;mni morali. li prete fu sonoramente fischiato d':il pubblico che applauùì alla meritata sentenza, emessa dal Pretore. Va bene, - dico io. - ?Ila... Ela cappella Sistina che ci St.'\a fare? Percbè il nostro caro papa Sarto, - il quale nella sua prima circobre-cnciclica-ridame ba eccitato i giovani pn:ti ad abbrac– ciarsi caloro&'lment<' (sic) l'un l'altro, non ha preveduto i moheplici effetti della sua strombazzata e non ha invitato tutti coloro che si dedicano ali' immondo mestiere di confessore e di biascic:Hore di messe, - a fare un giro... istruttivo, nella clinic!l. chirurgica della Cappella Sistina~ l,;n bambino domanda al suo n~stro: - Ma, in religione, ci sono varie scuole... Qu:tnte scuole ci sono? - Parecchie, figlio 1,lio, parecchie. - E come si chi:imano? - ì\fa, ceco, per non pnrlare che della nostr:t beata religione cristiana, ti dirò, che e' è la scuola luterana, I:\ c3l\'inista, l'orlo• dossa, la scozzese, la presbiteri3na, ecc., ecc., ecc., ecc.. E il bambino, - che forse aveva già mangiata la foglia: - E in matematica, quante scuole ci sono? - Un.'l sola. - E perchè? - Perchè ... PerchL. Insomma, silenzio, o vi punisco. Toh ! Il perchè è semplice. Perchè la verità è 1111a sola. i\la, al maestro, la cosa scottava, e se la rimandò in gola. Gli allori di Guglielmone - il fustigatore di bimbi e I' impri– gionatore di donne - non fanno dormire il suo co11ega austro• ungarico. I poliziotti di l.eopoli (pcrchè non la chi:l.m:mo Sartopoli ?) hanno arrestato un mucchio di studcntini di. ginn:tsio "(ro-12-14 :i.nni) accusati ... di prOp:'l.ganda rivoluzionaria nell'esercito. Rùba che farebbe ridere, - se non strappasse lacrime di rabbi:'l e di sdegno. Con questi mezzucci cercano di stare in piedi. i\fa neanche con la forca, St;'lrete in piedi! Neanche con i cannoni! Neanche con gli eserciti sterminati che preparnle contro di noi - m:t che un giorno marceranno insieme a noi, dopo nver spezzato le :l.nni che ponete nelle loro mani! I.or signori se ne infischiano della fame delle moltitudini. Mentre noi ci b:l.ttiamo le mani sulla pancia, che risuona come otre vuoto - loro spendono ;nilioni e milioni per comprare Stru• menti di guerra. ·1 cannoni, i fucili, le fortezze, le piastre-Bel• tòlo, costano miliardi, pili che sufficienti a nutrire llllti i pezzenti, tuni gli straccioni, ltttti i morti di fame dell'Europa intiera. ì\la che impona? Che :l.bbiano in mano uno strumento adatto a col– pirci se noi ci muoviamo. Ecco tutto quello che chiedono. J\la lo strumento si !)pezzerà. L'uomo si stancherà lll\ giorno di lasci:lrsi ::i.rruolarc vilmente, nelle caserme, come montone spin10 a scudisciale nell'ovile; - e qu:indo - aven_do compreso che il piì, sublime principio di morale è quello che insegna: non ucci– dert ! avrà spezzato le :trmi e rifiutato di camminare al suono barl1:lro e selv:l.ggio delle cannibalesche musiche militari.. allor:l., -· allora, miei signori, - scenderete gi\l d:ti troni, dagli :l.ltari, <blle <'.asseforti. L'epoca nuova, - l'epoca della giustizi:\, della Pace e del ]a. voro, :l.vrà principio! Nix. ENRICO ·FERRI, direllore-respoma/Jile. Roma, 1903. - Tipografia Cooperativa Sociale, vin Barbieri, 6.

RkJQdWJsaXNoZXIy