Il Socialismo - Anno II - n. 18 - 10 novembre 1903

IL SOCIALISMO Ora se a raggiungere questo c6mpito, come suo scopo ultimo, provvede il partito repubblicano che appunta le sue armi contro l'apparato politico che sorregge questi interessi anacronisti, i11 contrasto coi nuovi grandi bi– sogni del paese, vi è pertanto il partito radicale che si accinge ad instaurare quella serie di riforme politi– che ed economiche, che avvicinano l'avvento della re– pubblica, diminuendo e combattendo le forze ostacolanti di quelle classi che sono interessate alla persistenza dcl– i' istituto monarchico sorrettore. E allora - data la con.ce1.ione evolutiva delle suc– cessive riforme - che possono essere causa ed effetto del moto separato dei partiti popolari, si vede che il partito radicale, partito borghese francamente democratico, non può compenetrarsi e collaborare coi partiti liberali e con– servatori, perchè quelli rappresentano interessi antago– nistici che è suo c6mpito appunto escludere e combattere. Stabilita questa relazione dei partiti nel paese e nel Parlamento, segue che i partiti popolari per instaurare un Governo veramente riformatore e democraticamente borghese debbono sapersi formare, nel modo più utile e pili congruo, la loro maggioranza nel Parlamento. Onde i partiti popolari, e più segnatamente il socia– lista, non possono, senza corrodere la loro azione di classe, impicciolirsi nella politica delle riformette com– piute a passi achillei e che, come i dannati di Dante, sono confinate in un eterno girone. Questo è il rifor– mismo senza preveggenza e senza mèta dei conserva– tori. L'esigenza riformatrice dei partiti popolari comin– cia con la loro prima approssimazione di riforme, che è la riduzione delle spese improduttive per la trasfor– mazione tributaria intesa ad accrescere la produzione del paese, rendendola più libera e più perequata. È eia questa riforma che comincia la caratterbtica dei partiti popolari. Ogni altra riforma formale di bilancio può costituire l'eterno tran-tran. dei partiti conservatori-li– berali, ma non può formare l'obbiettivo dei partiti po– polari. E in questa enunciazione vi è tutto il problema meridionale, che i partiti liberali e conservatori sono incapaci di risolvere, tanto esso dipende <la un'ardita attuazione di riforme democratiche, politiche e tribu– tarie. E in questa enuncia1.ione è compresa, assieme alla riduzione delle som1l1e del debito pubblico e ciel suo costoso servigio, e assieme alla riduzione delle spese militari, lecite ed illecite, la riduzione delle tariffe do– ganali in senso liberista. Al di qua di queste riforme, vi è l'illusione della « riformetta » che non trasforma, non opera e non muta: che inganna i sensi dando la sen~azione di pro– cedere mentre si è fermi. 1 La soluzione del problema italiano, è vero, comincia dal programma radicate in tutta la vastità del suo con– tenuto politico e tributario i e solo in tal senso dovrebbe essere pacifica pei socialisti non ideologi la tesi dcli' in– coraggiamento d'un Governo radicale borghese. Ma quando il partito radicale italiano, per manco di azione, e per deficiente consapevolezza della sua posizione storica nel paese, si perde nei viottoli e ne– gl' intrichi parlamentari, corrompendo la sua opera tra– sformatrice; ma quando tutto il suo contenuto immediato 1 Il nostro assunto che si produc:ino e ~i conseguano piìi facilmente le riforme con l'attivitlll 1ep.,ra1a e intensa dei partili 11e\paese, non esclude fa fondatione di speciali Leghe antil'iscali e libcris1ichc, in cui gli uomini di llttti i pariiti popolari' r«:hino il loro contributo. Da molto tempo anzi v:1do s.ostcnendo la necessiti d'una a;unde Ura likrill" ilfflitma che v:1lg:1a dilTondCTenel p:1esc la nozione della ncccssitlll della nostra tra.sfor• m:u:ione doganale. Pare che quest:1 idea ora trovi sempre pii1 seguito; e queil:1 Uga uri fra breve, 1111 fatto cnmpiuto. diviene una specie di « programma massimo» lontano, allora non tocca al partito repubblicano e socialista cimentarne o incoraggiarne la decadenza. S1:>etta invece ad essi con l'accentuazione del loro specificato pro– gramma affrettare un ambiente in cui il partito radi– cale trovi minore resistenza per l'attuazione del suo programma, o, ciò eh' è lo stesso, affermi l'immediatezza delle sue conquiste. Il partito radicale italiano ha disperso negli ultimi tempi perfino la nozione di ciò che è il suo particolare còmpito storico antiparassitario, ed è ben lungi dall'es– sere e professarsi di blocco liberista e antimilitarista nel senso pieno della parola. Ora un tal pa.rtito può riac– quistare il suo esatto spirito storico soltanto evitan~lo i confusionismi nei c6mpiti e nel lavoro dei partiti popolari, ossia rendendo più distinta e più chiara la sua posi– zione particolare di fronte ai due partiti popolari da un lato, e di fronte alla stessa gradazione liberale dall'altro. Quando il Partito socialista compie la sua opera di orga– nizzazione proletaria, arma e fortifica il partito radicale, il quale attinge appunto in quelle classi medio e piccolo– borghesi che per difendersi dall'elevato salario sono sempre piit costrette a difendersi il profitto da ogni ecces– siva oppressione dello Stato. E cosi del pari il partito repubblicano, combattendo il privilegio politico ereditario, e attaccando le istesse basi dell'ordinamento politico, costringe lo Stato, per compiere meglio opera cli conservazione temporanea cli governo, a divenire pieghevole alle riforme democra– tiche pili avvertite nel paese, e quindi fortifica anche esso il partito radicale. Onde tanto i repubblicani che i socialisti tanto meglio riescono a formare un governo democratico-borghese, quanto più seguono, senza stan– chezza e senza transazioni, l'opera loro politica ed eco- nomica. .r li partito rad~cale sentirà in .Questa decisa situazione di rapporti politici, più immediato il bisogno di attuare il suo programma, e vedrà nell'istesso tempo con mag– giore intelligenza la direttiva che deve presiederne l'a– zione. Meglio intendendo il suo c6mpito utile ad ognì forma cli parassitismo e cli monopolismo politico, esso diventerà più decisamente liberista in economia e libe– rale in politica e più coraggiosanlente riformatore. Attraverso le « riforme» si farà la storia di domani. Ma ogni riforma che non segue un deciso passo in– nanzi sulla via della evoluzione che conduce gradual– mente al Socialismo, è una riforma che non entra nel– !' orbita di attività dei partiti popolari. Onde ci pare che per provvedere ai problemi pili incalzanti della presente ora storica italiana, dallo ac– crescimento della. produzione nazionale alla question<. meridionale, dal sistema doganale alla riduzione del fi– scalismo, vi sia - come sostengono anche i cosi detti « socialisti riformisti» - da instradare al potere un Governo di democrazia borghese schiettamente radicale. Ma frattanto questo c6mpito non soltanto deve com– piersi restando salva la specifica e intera azione cli cia– scuno dei partiti popolari, ma non potrà effettivamente attuarsi che attraverso lo esercizio dell'attività degl' in– teressi di classe antagonistici che stanno al fondo dei partiti popolari. Enrico Leone.

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