Il Socialismo - Anno II - n. 17 - 25 ottobre 1903

IL SOCIALISMO « accidentale, un quid che vola dal cli fuori su di esse. « e che oggi può CS.'-Crc una cosa, <lomnni un'altra. « Se un quintale di frumento si scambia contro un « gramma o un chilogrnmma di oro, ciò non dipende « affatto dalle condizioni inerenti a questo frumento e « a questo oro, ma da circostanze totalmente estranee « ad entrambe le merci. Perchè, diversamente, queste « condizioni dovrebbero farsi valere anche nello scam– « bio, dominarlo completamente. e avero un'esistenza << indipendente, anche prescindendo dallo scambio, tal– « chè potrebbe essere possibile un valore totale delle « merci. Questo è un nonsenso, dice l'illustre Loria. « Qualunque sia il rapporto cli scambio delle merci, « questo è appunto il loro valore, e ciò basta. Il va– « !ore è dunque tutt'uno col prezzo, e ogni merce ha « tanto valore quanto è il prezzo che può toccare. li « prezzo, poi, è determinato dalla domanda e datl'of– « ferta, e chi chiede di più è un pazzo se attende una « risposta. « La cosa però incontra una piccola difficoltà. Do– « manda ed offerta nello stato normale si equilibrano. « Dividiamo dunque tutte le merci esistenti nel mondo « in due metà, nel gruppo della domanda e in quello « ugualmeute grande dell'offerta. Ammettiamo che eia– « scuna rappresenti un prezzo di nrille miliardi di fran– « chi, marchi, sterline, ecc. Ciò fa insieme, secondo « il calcolo volgare, un prezzo o un valore cli 2000 mi– « liarcli. Nonsenso, assurdo, dice il signor Loria. I due « grùppi possono rappresentare insieme un prezzo di « 2000 miliardi, ma quanto al valore è un altro paio « di maniche. Quando noi diciamo prezzo, allora ab– « biamo: 1000 + 1000 = 2000.Ma quando noi diciamo « valore, abbiamo invece: 1000 + 1000 - o. Questo « nel caso che si tratti della totalità delle merci. La « merce di ognuno dei due gruppi non valè se non « 1000 miliardi, perchè ognuno dei due vuole e può « dare questa somma per le merci dell'altro. Ma se « noi riuniamo la totalità delle merci nelle mani di un « terzo, il primo non ha più nessun valore nelle mani 1 « l'altro neanche e il terzo neppure - infine nc~suno « ha più nulla in mano. « È da ammirare l'aria di superiorità con cui il « signor Loria ha talmente svisato il concetto di valore, « che non ne rimanga più la menoma traccia. È questo « il colmo dell'economia vQlgare ». 1 L..acritica vivace, ma meritata di Engels, è corro– borata dal fatto che la moneta, che rappresenta in oro il prezzo o valore totale delle merci, non è che la forma moneta del valore, sviluppatasi storicamente - come vedemmo nell'analisi della teoria marxista - dalla forma valore generale e quest'ultima dalla forma sem– plice del valore data dalla equazione: )( merce A = Y merce B. Poichè il ragionamento così decisivo deW Engels, si può esprimere coll'equazione: X merce 1° gruppo (dom:md:t) = ! 1000 miliardi c:i.dun X merce 2° gruppo (offcrt:t} = gmppo in oro. ossia la riproduzione perfetta della forma moneta del valore. J Com}lhlUNli ed nt'ri,mte di Fr.DKRICOE-.:c;1u.s.Edizione 1896, p:ig. 36. Il l.ori:t è poi in contr:idizionc con sC stcuo, poichè si :issocia :i.Ile consi– derazioni del Mnrx sulla $Composizione del 1,rodotto dcli' inticra socicti in . capit:ilc cost:intc consumato, ca11italc variabile e plusvalore, ossia al valore •totale delle merci da lui negato, come si vedrà nd seguito del presente ~lltdio. ~la la critica del Loria può farsi ancora sotto un altro punto di vista. I ,a societù capitalisticn può divi– dersi in due grandi gruppi di scambisti: da un lato la classe capitalista, dall'altro la classe lavoratrice. La classe capitalista compra sul mercato la forza lavoro della classe operaia al suo valore normale come merce e si impadronisce ciel suo valore d'uso nella produzione, facendole produrre un sopraproclotto, un plusvalore. :'\oi abbiamo quindi dapprima l'equazione: Merce forza lavoro = ad esempio, 1 ooo miliardi : cioè lo scambio tra capitalisti ed operai. Supponendo il capitale costante cli consumo nullo, il valore del prodotto avuto, nel!' ipotesi del saggio del plusvalore al I oo ¼ sarà: Valore forza lavoro 1000 + plusvalore 1000 =- 2000 miliardi. Il valore totale delle merci è quindi possibile, poichè, qnche trattandosi della società intiera, si hanno davanti due gruppi che si scambiano le merci di cui sono in possesso, per continuare senza interruzione il processo produtth·o: cioè, si manifesta - esistendo pur sempre uno scambio - il valore di scambio propriamente detto. Si giunge alla stessa conclusione ove si divida la società in due gruppi o grandi sezioni: 1° i capitalisti che producono unicamente dei me::::idi produzione; 2° i capitalisti che· producono unicamente dei mez::i di consumo. Il primo gruppo pu9 dare la seguente equa– zione: 4000 e+ JOoo v + 1ooop! = 6000. li 2° gruppo: 2000 C + $00 V+ 500 ft/ = 3000. Trattandosi della riproduzione semplice, il valore di 3000 del 2° gruppo rappresenta 1500 v + 1500 pt = 3000 ossia l'intero valore da distribuirsi sotto forma di sa– lario e profitto (1500 v + 1500 pi) ai lavoratori cd ai capitalisti, mentre 9000 (6000 + 3000) rappresenta il valore totale delle merci prodotte. ( Capitai, Il, pag. 442- 445). E quindi possibile un valore totale delle merci. come del plusvalore, checchè ne dica il Loria e quelli che lo seguono. Quindi non ci pare che abbia ragione neanche il Leone quando regala alla teoria marxiana un carattere idealistico, concedendole soltanto un carattere realista dal punto di vista sociale. D'altronde il Leone ammette «che il valore ha un'e– « spressione completamente empirica nella formula: iv «(valore)=- c) cap. costante consumatola+ V (cap. << variabile)+m(plusvalore); e che ciò che fa divergere ii « valore delle merci dai singoli prezzi di vendita è la « distribuzione cli uno soltanto di questi termini, cioè: m. << Per cui, per mutare che possa questo elemento m nella « determinazione dei singoli prezzi, la somma algebrica « di tali prezzi dà l'istesso risultato della somma arit– « mctica dei loro valori » 1 • Ora, se i prezzi del mercato sono dei semplici in– dici di distribuzione ciel plusvalore, c;oè del solo ele– mento m, il carattere realista, non solo sociale, ma anche empirico dal punto di vista individuale del capi– talista rimane pur sempre; poichè, sia il fenomeno dei prezzi che quello ciel plusvalore - che si ripartisce non in ragione del lavoro impiegato, ma in ragione del

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