Il Socialismo - Anno II - n. 14 - 10 settembre 1903

210 IL SOCIALISMO Porre questa linea direttivae camminare innanzi per essa con pervicacia ed energia era la funzione del Partito socialista. · Ed infatti, la causa di quel profondo disagio eco– nomico, che innanzi dicevo, sta nella immaturitàso– ciale della borghesia italiana. Manca da noi persino una vera e propria bor- . ghesia, la quale viva di parassitismo capitalistico - che sarebbe un fenomeno normale e naturale della vita contemporanea, in mezzo a' fecondi lavori di terre razionalmente coltivate e di atti,·e industrie, e di vivi commerci. Tutto ciò è, invece, circoscritto· tuttora a poche e limirate zone di territ0rio d'Italia, ed ivi avviene malgrado l'ordinamento dello Stato, che non si manifesta se non come Fisco. Noi abbiamo una borghesia che vive di parassi– tismi esercitati mediante lo Stato. Lo sfruttamentO del proletariato è compiuto dalla borghesia non tanto sul terreno proprio della produzione della ricchezza, quantO sul terreno imp'roprio dell'ordinamentO am– ministrativo, finanziario e tribmario dello Stato. Il dazio sul grano, e tutte le altre imposte indi– rette dello Stato e dei Comuni, le forniture militari di terra e di mare, i premii alla marina mercantile, l'alto int~resse del debito pubblico, la progressione alla rovescia dell'ordinamento tributario, la pletora burocraticaper << fare una posizione » ai laureati e diplomati, la camorra nelle pubbliche ammi,ùstra– zioni - di ciò vive la borghesia italiana, senza le fatiche e le responsabilita di classe capitalistica - in questo modo sono mantenuti nella fame cronica il proletariato nostro e nella fame intermittente i ceti meno fortunati della borghesia medesima. Di questa miseria e di quel parassitismo s'intesse il disagio economico di tutta la Nazione e del Mez– zogiorno in specie. La linea direttiva del civile italico rinnovamento stava dunque nell'azione decÌsa e continua per la forte e progressiva riduzione delle spese improduttive, per l'abolizione del dazio sul grano, per .la trasforma– zione radicale dell'ordinamento tributario e per il ri– storamento morale ed economico delle amnùnistra– zioni dello Stato e dei Commù. Il Partito socialista assumendo questa linea di– rettiva avrebbe esplicato, in corrispondenza alle con– dizio1ù reali della vita italiana, la propria funzione, non solo perchè avrebbe liberato il proletariato dal peso schiacciante di quei combinati parassitismi, ma anche perchè questa liberazione era ed è il presup– posto necessario e sufficiente del costituirsi anche in Italia de' veri e normali rapporti capitalistici nella produzione e nella distribuzione della ricchezza. La lotta di classe sarebbe entrata cosi nel pieno e lim– pido funzionamento suo. Vi ha di più. Assumendo quel programma di azione ·immediata, il Partito socialista sarebbe statO l'interprete e il fattore del progresso, come recen– temente notava il Kautsky, nella NeueZeit, avvenire in tutte le nazioni éivili - del quale fenomeno io davo da un mio punto di vista le ragioni supreme ' quando dicevo essere il Partito socialista la espressione coeva e specifica, la milizia politica di tutti i fattori nuovi della vita sociale - così d'ordine econonùco come d'ordine etico. Infine, oltre a queste ragiom posmve, stava una ragione negativa, perchè il Partito socialista assu– messe l'azione contro le spese improduttive,contro il dazio sul grano, contro l'ordinamento tributario presente. Ed è che di queste forme anormali e politiche di parassitismo vivendo la borghesia italiana, non po– teva essere se non il proletariato il loro naturale e idoneo seppellitore. Il proletariat0, - dunque il P.tr – tito socialista, che d'altronde era la forza massima per novero di coscienze e per giovenilità di energie, per s:1pienza di metodo e per potere di organizza– zione - fra tutte quelle che, anche nella lotta per l:1 libertà, erano andate - nel Parlamento e nel Paese - dietro di lui. fl Partito socialista, dunque, come tale e perchè tale, risoluta la crisi politica e la crisi finanziaria at– torno al 190 r, doveva convergere la propria azione politica ed orientare la propria azione econonùca con– tro i parassitismi compientisi da una borghesia ignava a mezzo dello Stato, e a detrimento della vita e della dignità della patria. ... Ma al dispiegamento di questa azione non si è pervenuti se non due anni pili tardi. Dovevan prima dileguarsi la grande illusione crea– tasi alla organizzazione contadina, costituita in vista di immediativantaggi - nel primo anno di lott:i rag– giunti di sorpresa - e la grande illusione sorta nel Partito socialista dal fatto della organizzazione me– desima - e, con l'una e con l'altra, doveva dile– guarsi la grande illusione della legislazione sociale. Queste grandi illusioni erano tali poichè esse po– nevano - come suol dirsi in Toscana - il carro innanzi ai buoi. « Nel nostro paese - diceva Arturo Labriola :ti Congresso d'Imola - la borghesia non ha mai fatt0 una resistenza vera alla legislazione sociale. La re– sistenza che ha fatto, muove dalla psicologia, non dalla preoccupazione per gli interessi suoi, che sa ugualmente fortunati, finchè voi chiederete della le– gislazione sociale. La su.1 resistenza fu per paura uél nuovo, e non fu, nè sarà ora, una resistenzadecisa, compatta, bronzea. Lasciate che ci pigli un po' di confidenza, e vi farà quante riforme vorrete. Il diAì– cile sarà la loro applicazione, poichè per essa mancano le possibilità obbiettive - le condizioiù di fatto - in quattro quinti del territorio e della popolazione d'Italia». ' 1 Di tilN criterio soe1'014rico J,Jù, jalitica sodnlistn, in S«ialismo, fa«. 10, 2s luglio u. s. 2 Vedi fa5C. triplo del Socialismo (col resoconto del Congresso d'Imola), 2·s sctt. 1902, pag. 231.

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