Il Socialismo - Anno II - n. 13 - 25 agosto 1903

1 94 IL SOCIALISMO mariti e che con le leggi si. possa far cessare lo sconcio ? Noi non lo crediamo; noi crediamo che tutto questo sia effetto della miseria, e che solo com– battendo le cause che producono e mantengono la miseria noi potremmo ottenere quel miglioramento durevole, quel rinvigorimento di forza delle classi sfruttate che i riformisti opinano potersi trovare nelle riformettè. Noi rivolgiamo quindi le armi contro il protezionismo che rincarando artificialmente il vitto e tutti gli oggetti di prima necessità, diminuisce pra– ticamente la mercede di cui l'operaio può disporre. Noi combattiamo il militarismo, perché crediamo che sieno i sacrosanti denari Jel popolo, estorti con tasse gravose ed inique per finire in quei baratri impro• duttivi che sono le anni e gli armati, che impedi– scono ai lavora!Ori di potersi provvedere di case decenti, di poter mantenere le donne e i bambini in casa, di poter raccogliere un piccolo gruzzolo per far fronte alle malattie e alla vecchiaia. Per le stesse ragioni noi combattiamo il succhionismo in tutte le sue forme, perchè ogni soldo del .pubblico speso in imprese di utilità privata invece che pubblica, è per sempre sottratto a chi lo da. Noi siamo rivoluzionari, quindi, perchè non ci ac– contentiamo di nessuna riformetta artificiale pronta– mente delusa, ma perchè vogliamo che il benessere venga dalla forza delle cose, dal cambiamento radicale nel modo di esigere e di spendere i denari del pubblico, e crediamo che solo con questi cambiamenti radicali si possa conseguire quel benessere stabile e sicuro che invano cercheremmo affrettatamente e provviso– riamente di ottenere con riforme sia pure di etichetta socialista. Non è coi pannicelli caldi che si conquista l'av– venire; le vie del progresso sono bagnate di sangue, ed è col sangue non già con t> acqua disjnfettata che i nostri padri han bagnata la pianticella dell' indipen– denza di cui fruiamo noi ora. Es~i hanno sacrificato per noi volontariamente la parte pili generosa e piì.1 nobile della loro generazione e noi nicchiamo a sa– crificare per i nostri figli, per il nostro avvenire non la ,iit~, non gli averi, ma un miraggio di lusso, di godimenti, di fisime che non godremo mai? Noi siam già fatti così egoisti da voler artificial– mente migliorare la nostra vita bruciando l'olio desti– nato alla lampada dei nostri figli - e questo noi facciamo con la bandiem della pietà e dell'amore del progresso. I lavoratori, del resto, quelli nel cui nome tutte queste migliorie si domandano, han mostrato in questa lotta molta più forza e coraggio che i loro guidatori. Essi han risposto coraggiosamente alb. nostra propaganda al tempo delle persecuzioni, quando · non aspettavamo nessun tniglioramento immediato, quando noi non promettevamo a loro che un bene futuro : essi ci guardano disorient,ati, divisi, diflìdenti ora che noi ripetiamo loro in coro coi borghesi l'egoistico ritornello che già si son sentiti ripetere dal prete e dal padrone: badare ai propri interessi e non occuparsi d'altro. Il popolo italiano che ha con- quistato una patria nuova al di là dal mare col proprio lavoro nel Sud-America,il nostro popolo in– tuisce che solo coi sacrifici, solo col lavoro ostinato e sudato si può conquistare il mondo dell'avvenire ..., chè in paradiso non ci si va in carrozza. Gina Lombroso. PROBLEMI SOCIALI Dalla barbarie alla civiltà Dunque i fatti sono documentati, le prove esau– rienti. 11 tenente Modugno è un grassatore, ha sac– cheggiato, rubato, violato. Un procedimento penale è iniziato contro di lui per questi titoli, senza contare l 1 altro per il divertimento che si è preso di sparare sulla moglie come se fosse una chinesuccia qualunque. La sua sventura sta proprio qui, di avere scambiato la moglie per una chinese. Diamine, non siamo più fra i gialli. Questa volta si trattava di una bianca, questa v_olta si trattava di una europea, cli una concittadina. Ah! se il tenenti no non avesse preso questo meschino abbaglio, le chineserie non sarebbero venute fuori. lo credo e penso che l'ambasciatore chinese che si trova a Roma e gli altri che sono in Europa segui– ranno con molta attenzione le fasi del processo Mo– dugno, e si faranno un'idea ben singolare della nostra decantata civiltà e della imparzialità e serenità dei no– stri giudici. Come? - essi si diranno- Avete i vostri testimoni che attestano fatti orribili e precisi, con nomi e date, di uomini, di località (Pao-ti11g-f1t), di tempo, 'e non interrogate neppure i testimoni del nostro paese. che sarebbero i più essenziali, i più dimostrativi come testimonii d'accusa! Eppure se i vostri ufficiali aves– sero commesso tali delitti in Francia o in Inghilterra non manchereste di fare le debite investigazioni, rivol– gendovi ai Governi di quegli Stati, per mezzo dei vo– stri ambasciatori. È forse perchè siamo di colorito giallo che al nostro Governo non è pervenuta nessuna rogatoria? O non forse perchè - seguiterà a pensare, sorridendo maliziosamente fra i baffi Sua Eccellenza l'ambasciatore Hsu-Khioh, nella sua tranquilla villeg– giatura della Svizzera - voi temete che aperta la via a tali ricerchè, troppe altre brutte cose si verrebbero a scoprire, e molte altre prodezze dei vostri patriot– tici militari verrebbero messe in evidenza. Si dice, è vero, che il Ministero della guerra avesse iniziato una qualche inchiesta contro il Modugno, ma ciò avveniva in moQo tanto clandestino, che se non fosse stato l'uxoricidio, noi1 ne sarebbe trapelato nulla. In una guerra con uno Stato europeo tali fatti non sarebbero forse avvenuti, o se avvenuti avrebbero sol– levato un vespaio diplomatico internazionale e clamori senza fine. Lo sappiamo: La patria è la patria. La guerra è la guerra. Non siamo ancora arrivati al beato regno cieli' umanesimo nel quale i cittadini di tutte le patrie si considereranno come concittadini di una patria sola, la terra. Non abbiamo ancora potuto eliminare dai no– stri animi la pestilenza dello chauvinisme e siamo an– cora in un periodo di civiltà semi-barbarica. Avviene del concetto patria ciò che avviene per quello di reli– gione e cli libertà. Religione? Solo la nostra è la vera, e le altre son false, dicono i credenti di ciascuna delle ottanta religioni, compiendo l'opera deleteria di divi– dere e suddividere l'umanità, e gettarvi i semi di di– scordfa, di odio e rancore fruttificanti poi i conflitti più

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