Il Socialismo - Anno II - n. 10 - 10 luglio 1903

IL SOCIALISMO 149 retle .. al~e leggi. ecc~zional_i_contro i socialisti o i. po– lacçh1, 1 danef-1 o I gesuiti: e si rinunziava a porre fra le co11dizio11i dell'appoggio l'opposizione alle spese improduttive. D'altro canto - proprio in contraltare al tVorwiierts - l'Imperatore assumeva l'iniziativa della alleanza di tutti i partiti borghesi, qualunque essi fossero, contro il partito socialista. Dal conflitto fra le due contrapposte iniziative ve– niva, .naturalmente, collegio per collegio, la ·confusione. E il risultato è stato che se noi abbiamo conqui– stato altri 26 collegi, su per giù quanti· ne· avremmo conquistati anche da soli, i nostri voti hanno però salvato l'onore delle armi, con lO seggi, ai lib~rali piÙ o meno radicali, che erano stati i più. tartassati, con gli agrari - i tartassatissimi - dalla elezione di primo scrutinio. 'fartassatissimi gli agrari - e infatti essi, i trion– fatori di ieri, con Ja violenza del numero, al Reid1stag, avevano fatto troppo a fidanza con la tradizionale sog– gezione dei contadini. La numericamente formidabile lega agraria posava sull'equivoco noto della « difesa degli interessi della agricoltura». L'equivoco si è sfasciato, l'incantesimo si è rotto, una volta per sempre. Fittavoli e contadini hanno veduto che il pro– gramma della Lega degli agricoltori, se in apparenza era indirir.zato alla tutela di tutte le classi agricole, in rcahù ne rafforzava una sola: quella dei grandi pro– prietari. Detentori dei tre quinti del suolo nel Meklem– burgo e nella Pomerania e ciel 44 ¼ in media del suolo nella regione Transelbica, i grandi proprietari avevano visto diminuire le loro rendite in virtù di due fatti, di cui in Italia già conosciamo l'uno, e si intrav– vedono qua e là gli albori del secondo: il ribasso dei preni dei cerea I i e la scarsezza del la mano d'opera. La concorrenza dei cereali stranieri aveva ribassato i prezzi; é l'attrattiva nuovissima delle grandi città, anzi delle immense regioni industriali dell'ovest della Ger– mania, aveva spinto gli fnste (i contadini obbligati e disobbligati della Germania orientale) ad abbandonare in inasse compatte la terra ed a dirigersi a frotte verso la,Sassonia (onde il no_me di SachsengOngcr ai conta– dini migranti), la \rVestfalia, i paesi del Re~10, dove le miniere, le officine e la piccola proprietà a base di colture industriali richiedevano larga copia di mano d'opera. I grandi proprietari, rudemente percossi dal ribasso dei prezzi dei cerea\ i e dal rincaro dei salari, non si erano scoraggiati, e mirarono alla riscossa. Ma fu loro torto di non limitarsi a lottare colle armi apprestate dalla scienza agricola, progreditissima in Germania; e di vo– lere risuscitare dal vecchio arsenale delle leggi dell'an– tico regime una serie di disposizioni incompatibili coi tempi mutati. Allo Stato essi chiesero di togliere la libertà di migrazione ai minori di ventun anno, di pre– levare una tassa su coloro che immigrano nelle città e di concedervi il soggiorno soltanto a chi possa pro– vare di avervi trovato una conveniente abitazione. Nei periodi della nJietitura ottennero che ai lavori agricoli fossero applicati soldati e prigionieri; e contro gli operai violatori ciel contratto del lavoro proponevano l'appli– cazione di pene privative della libertà personale. A ribadire i ceppi che avvincono i contadini alla gleba, i proprietari si son serviti eziandio delle leggi sulla colonizzazione interna: della Prussia. Col pretesto di dare.ad ogni contadino una.casetta, un orto ed una vacca, essi vorrebbero estendere su vastissima scala il sistema già iniziato - coll'ausilio ciel credito di Stato - delle colonie agricole. Presso ogni grande dominio ru– rale dovrebbero trovarsi dei coloni possessori di una casa e di una particella di terreno variabile da mezzo ad un .etta~o; tanto quanto basta, cioè, per rendere il contad1110 innamorato della sua proprietà, renitente ad abbandonare i luoghi natii e costretto a vendere ai grandi proprietari vicini la propria esuberante for-za di lavoro ad un prezzo che sarebbe artificialmente tenuto basso da questa offerta delle braccia dei piccoli pro– prietari, una volta fottili alieni dallo spostarsi verso le città ad alti salari. Machiavellico piane era codesto, di servirsi della invincibile forza che attrae il contadino alla sua pro– prietà, anche minuscola, per creare una popolazione di servi attorno alle grandi proprietà feudali! Allo stesso scopo - con una varietà meravigliosa di mezzi cospiranti allo stesso fine - i proprietari an– davano fondando altresì delle Cooperative di costru– zione, le quali avrebbero per iscopo di foi-nire i capitali per la costruzione cli casette da ;)cndersi, insieme ad un piccolo orto, ai contadini, con ammortamento parte in 47 e parte in 17 anni. Tutto ciò aveva per iscopo di trattenere i contadini sulla terra. I vincoli feudali di cui, sotto forme pal– liate, si propone'va il ristabilimento, erano presentati con le formule attraenti della difesa della piccola pro– prietà, della resistenza al!' intensificarsi pernicioso del– l'urbanismo e con le descrizioni idilliache della vita di campagna. Ma una cosa mancava: il tornaconto ad esercitare la cerealicultura coi metodi consueti della grande proprietà. Malgrado tutto, i grandi proprietari, rovinati dai debiti, dovevano vendere la terra a vii prezzo a medi ed a piccoli proprietari, che lentamente avevano già cominciato un'opera sinora poco• visibile, ma certa, di conquista della terra feudale. Ed allora i grandi proprietari giuocarono l'ultima carta intrapren– dendo una campagna, mirabile per costanza, se non per la nobiltà degli intenti, per il rialzo del dazio sul grano da marchi 3 1 / 2 a marchi 7 1 / 2 per quintale. An– che qui il motivo addotto era la difesa dell'agricoltura tedesca ed il desicerio di pagare pili alti salari agli operai agricoli. Ma gli _operai agricoli sapevano che l'effetto primo del ·dazio sarebbe stato: eia una parte il rialzo dei prezzi della terra e quindi accresciute diffi– coltà per essi di esaudire il loro desiderio di conquista della terra nobiliare; dall'altra parte le rappresaglie degli Stati stranieri contro l'industria tedesca, il ri– stagno cli questa, il ribasso dei salari industriali, il riflusso degli operai nelle campagne orientali e in de– finitiva il ribasso dei salari agricoli. Ecco perchè fittavoli e contadini hanno in molti collegi elettorali votato contro gli Junker. È l'inizio della fine di una grandiosa lotta sostenuta dall'aristo– crazia terriera per conservare l'egemonia politica cd economica che ogni giorno più le sfugge cli mano. Saprà bene il Partito socialista andare· avanti in questo conflitto di interessi, cli diritti, di pensamenti rivelatosi una buona volta agli occhi del proletariato agricolo. Noi sapemmo incunearci là dentro: la vittoria centuplica la nostra energia, e l'aspettazione della no– stra parola: la seminagione fra i solchi della campagna darà intera la messe. li cuneo sarà falange, la falange sarà tutto il proletariato, sino a ieri irretito nell'equi– voco della « protezione dell'agricoltura» . Com'è il nuovo Reicllstag· f Come tutti si aspettavano, il centro 1·imane il par– tito più numeroso: nel passato Reichstag aveva cen– tosei seggi, ora ne ha perduti sette e rimane totalmente con novantanove mandati. Tutti i suoi membri princi– pali sono stati rieletti. Vengono poi i socialisti, che, da cinquantotto che erano nel passato Reichstag. sono divenuti ottantuno, guadagnando ventitrè mandati.

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