Il Socialismo - Anno II - n. 7 - 25 maggio 1903

104 IL SOCIALISMO come appartenessero ad un'altra razza od un'altra epoca e perciò non possono essere intesi dalla loro. Perciò vediamo nella politica come nella scienza, essere 1I genio più utile che nece!-sario; previene o pre– cipita i tempi, ma appunto per questo è diOìcilmentc accettato, ccl anche imposto, difficilmente riesce. Il tempo gli dù ragione, ma il tempo non ha bi– sogno cli geni : senza questi sa fo.r la sua strada. Con pochi geni la China, e con nessuno l'Egitto come ora la Svizzera, stabilirono le pili grandi antiche e fe– lici civilt...'\,mentre le grandi civiltà create dai geni cli Ciro, di ).\Jessandro, si spensero tutto un tratto. Le riforme di Pietro il Grande provocarono una reazione che si pretende fosse più dannosa dcli' ignoranza che egli snebbiò. E l'opera di Cavour e cli Garibnldi, come l'opera di Bo– livar e quella di 1 apolconc, come quella di ì'\lnrcel e di Calais in Francia, e di Cola cli Rienzo in Roma, si sfasciano sotto i nostri occhi. l\loltc rivoluzioni trionfarono senza un vero capo, come, per esempio, quelle della Grecia moderna, della Svizzera. dei Ve– spri. Valles il rivoluzionario pili moderno scriveva: « Coloro che credono es!)ere le insurrezioni condotte dai capi sono ingenui. La te~ta dei capi è come la fem– mina dipinta a bordo di un bastimento che emerge nella burrasca e sparisce poi». Al pili i capi delle rivoluzioni non fanno che rias– sumere in una sintesi, in un gesto robusto quello che era it pensiero e il desiderio dominante. Così anche la storia, come gli uoinini, è dura pel genio, il che prova quanto poco sia necessario. Il ge– nio che contrasta da ogni parte con la media degli uomini, non può da questa essere favorito. Cesare Lombroso, LIBRI ED OPUSCOLI Letteratura femminista C11ARLES LETOURNEAU, L11co11ditio11 tle lafn11111e t/1111s ll'S tliversrs racrs et rivi/isatio11s « Bibliotéque so– ciologique intern:ition:ile ». - Gi:ird et E. Brière, Paris 1903, p. xv1-509, lire 9. I. Nov1cow, L'affrmubissemeut de la /emme. - Fé– lix Alcan, Paris, 1903, pag. 267, lire 3. Prcccdul!\ d:1 qu:i.lche p:igiu di prescncu:ione biogn.fle:i. del suo discepolo P:i.pill:iult, ci :ippare quest!\ opcrn del l,~tourne:m, edit!l dopo l:i su!\ morte; opem riassuntiva e dens:i di documenti e dati di fatto, e <1uindiutilissim:1 come libro di consult:izionc, ve– mmentc comple::i ed eS!luricnte in qu:inlo riguard:i tuttociò che concerne l:1 condizione della dol\"a d:il lato :mtropologico, storico, etnico, psicologico, giuridico, ecc. Egli si mostr:i. qui come nelle altre sue opere così unh•ers:i.1- mente diffuse (Phisiologit dt1 p,usious; Psicolog-it (//miqut,· 1..a guèrrt ,) lrovtrJ lu ,igts) il forte e tenace l:ivor:uore, tutto in– tento :id npprofondire le sue ind:i.gini , scrvendo1;i del suo spirito eminentemente penetrativo, scrb:i.ndosi, per qunnto è possibile, olr biettiv:uncnte sereno. Forse alcuno potr¼ rimprovcmrgli l:i. m :i.nc: mz :t.di proporzione nelle diverse parti dell'opcm su:t.; m:i. credo egli :i .bbi:i.creduto opportuno diffondersi m:i.ggionnentc sulle condizioni meno note e sjudi:lte che su quelle dell:1 doun:i grec:i., cristi:mn, rom:ln:i., già sì largamente trattate da altri. Egli ci fa sfil:i.rc din:i.nzi con ricchezza di d:lti etnici ed antro– pologici l:1 donn:i. di tutti i popoli e ciò succcssh·:imcnte in tUlte le epoche e civiltà, giuogendo a spie~re come quell:1 che, oltre il sesso, costituisce l'cssem:iale dilTcrcnzi:izionc della donna dal– l'uomu sin dnt:i. d:tll'ad:m:uuento e dalla dh•crs.'\ storia che h:i. crc:ito e consolirlato m~m mano le di"ergcnze, divenendo in ~l-guitu :i.n:11omicheohre che fi,iologiche e psichiche; e conclude ricono– scendo nella dom1:i. il lrllil ,r1111io11 rm l'uomo ed il fanciullo. Ell:i potrà es'..Cre, e lo è di so"enic, rivnle dell'uomo nelle esplic.uioni dcli' ingegno e della l'ila nui"a, m:i ella è, !-Oprnttutto, ed :tnche suo 111:tlgr:ido,m:lcirc, nutrice cd educ:itricc. i\li~<;ione di cui il Lc1ourncau ricono~ce ed es:'llt:t tull:t l:l nu– bili:\ e 1'11tili1?t soci:ilc. Qu:i.nto alla p:i.rità o no della po1cm:i:tlità intellettuale il I .e– toumc:i.u non .;i dissimul:t I:\ p.'\tente inforiorit:\ renuninile. I grnndi artisti crc:uori, egli dice, sono tuui di sesso m:ischilc; cd in music.,, piuur:i, iicuhur:'l, tutti i c:i.pol:ivori sono di creazione m:i.schilc. E riporla il p:trere di Stuart Mili, il qu:1lc dice che tulle le donne sono artiste, m:t, intendiamoci, nel senso di :i.matrici, di cultrici del bello, negando loro quasi ogni facoltà cre:lli\·a. Qu:isi :i mitig:i.rc la crudezza dcll':i.sscrto riporta ~mche il )Xl• rcre di un :iltro scrittore inglese (Il. Ellis) reminista come Stu:i.rt Mili, che, dopo :1ver riconosciuto l'inreriorità rcla1iv:1. alle donne nell:i cuhum :lrtistic.'l, trova loro tutta"in, ed n buon dritto, tUl:t. superiorità néll'arte drnmmatiCll, essendo le :iurici di primo ordine piì1 numerose degli :i.ttori di P :i.ri valorr. In lettemtura, sempre ,e. condo lo Stuart Mili, l' inforiori1à fomminilc si riduce :id un sol pu1110, ma gr:we: l':is._<.enz.'l d'originalità. • Esse non h:inno, egli dice, prodotto :tncom di quelle gmndi e luminose idee che .:egn:ino un'epoc.." nell:1 stori:i. del pensiero.• E difatti cos.'\ potremmo noi citare per attcst:1re il con– trario? Ciò 11011 \'uul dire, pertanto, che debba continu:lrc :id essere nell':i.\•venire; e c'è nn1i di che mer:ivigliarsi quando si pensi :1\le conditioni più o meno costrittive, m:1di suddit:i., --cmpre fatte :i.11:i. donna. Qu:into alla crimin:ilità riforiscc l'opinione del Quetclet, il qunlc ritrnc d~i <lati st:i.tistici che l:1 percentu:\le è di 4 o 5 volte mi– nore uelln donna. Cos.'l che lo Stuart Mili spiega con In csistem:n più dome<.tic:'l e casaling:i. e che il Quctelct s':\ffrctt!l !\ confot:ire, constatando che nell:i criminalit!l. domestic:i. la donn:t. hn 1n:11ggior p:ine. Cita infine l'opinione dell:i insigne antropolog:t russa, dotto– ress:'I.T:lmowscL:y, la qual1t, coni.ider:mdo l:i prostituzione come il succcdnneo della delinquenz:t nella donna, ristnbilisce l'equilibrio criminologico fra i due sc'5i. li Letoume:iu giunto in fondo :il suo libro senz:t essenti mai bsci:i.to prendere la mano dal suo io, senza m:i.ipronunci:i.r-i, pago delle più semplici ill:uioni tr:111cd!l dati di fatto,· si pennette in ultimo, non dirò delle prorezic, m:i. delle sper:mze molto lusin– ghiere rispcuo nll:i. donna. dell'n,·,·enirc. Anch'egli, l-~gucndo In corrente, straripnntc or:i.m!li, invoca la ugu:aglianza rrn i due sessi; riconusccodo come non sia po~ibile se non !lllr:werso :id unn riforma grndu:t.le ma profond:i di tutte le istituzioni: matrimonio, famigli:l., regime della proprietà e del l:\voro, dell'orgn.nizz:i.:i.:ioncpolitie:i.. • In uno stato sociale più s.'\no, più giusto, meglio ordin:i.to, la differenza socinlc, mcnt:ile cd :i.nche fisica fra i due sessi ~'\rà :i.ttenuatn. • Allor:i iii :\Vrà minor numero di t!,mnt-giomllolo e quintli meno uomini brut:ili fino nlln bcsti:i.lità . Nè l'uomo nè l:i. donn:t ,•i perder:mno di certo, e \:i socictA vi gu:i.d:1gner:l molto ccrt:unente. Ed è con quesla sentimentale volat:l che si chiude il ,:;crio e scientifico volume di uno dei pili foni e tenaci l:i.voratori dei nostri tempi. l.:topistn? l,"n po' forse, mn non certmnente qu3nto il Novicow, di cui :ipparc in p :i.ri tempo un ,·olume sul medesimo tem:\, date, s'intende, le debite ,•ari:u:ioni. Il libro tratta la pi\1 vit:1\e delle quesLioni fomministe che oggi :igitn l:tntc menti e t:i.nti cuori.

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