Il Socialismo - Anno II - n. 6 - 10 maggio 1903

94 IL SOCIALISMO - Avvicinati - disse con aria patema l'animale al dotto - :i.vvicinati e noo temere. 11 signor Asinus von Burricchus, decorato dell'Aquila rossa, si avvicinò, più fidente, e i due si scdeucro, accanto all'albero sotto l'ombra fresc..-i e gignnte. Il gorilla osservò a lungo, silenzioso. Toccò lcznamentc, cu– riosamente, il petto, le brnccia, il dorso del. suo interlocutore - e poi, con pietà a cui si mescol:l\'a un filo d'ironia e forse di disprezzo: - Dunque tu sei l'Uomo? - Sl - rispose l'Accademico un po' vergognoso. - Non sci be.Ilo, - riprese l'altro. E dopo un ist:rnte di silenzio: - Piccolo e debole è il tuo corpo, molli i tuoi muscoli - e le tue ossa sono fragili ... Come puoi libcrnmcntc respirnrc l'ari:i. della foresta con un petto co<:l piccolo? Poi crollò b testa, e con tristezza infinita ripctè; - Dunque, sei tu l'L'omo? I.'Acc.'ldemico taceva. 11 gigantesco gorilla comprese il suo im– b.'lr:tzto e l'imerrogò gentilmeme. - Cosi... ,•ediamo, che cosa hai fatto e che (.-osa fai da quel giomo? - Quale giori:io ? - Dal giorno in cui, in un istante di incosciente demenza io ho fatto sc.'\turire dai miei fianchi questn maledetta razza umana. L'Accademico si rialzò su sè stesso. Credeva avere trovato la rivincita: - I lo fono molte cose, e molte in questo istante ne compie - degne di giganti - la rnzza che tu maledici ... E l'Uomo raccontò: - Appena abbiamo cominciato a pullulnre sulla terrn, ab– biamo creato la religione, le frontiere, il prete, il soldato, \n· guerra, il re... - La guerra.? le frontiere? -interruppe l 'Anten:i.to , - la guerra? ~lentre tu potevi vivere (elice e libero, sull:i. t~rra feconda e gc– neros:i., gustando i frulli saporiti e dolci degli alberi e il grano biondo dei solchi bvornti ! Le fromicre? quando tutti insieme po· te,·ate fraternamente vivere sui tappeti di fiori, riposare e donnirc all'ombra degli alberi, in qualunque pane della terra essi sorgano, e navigare i fiumi, i bghi dalle acque pure, senza che alcuno veni"--.Ca impedirvene il p:tSSaggio... Quale errore! - Ilo creduto che bisognasse mantenere I'L:omo nelle men- ,-,0gne e nell'errore per domin.'lrlo... Un momento di silenzio. E poi l'Antenato riprese: - E oggi, mentre noi parliamo, che cosa fanno i miei figli: - Fanno l'imperialismo. - E che cosa è? Roba d:i. mangi:lre? - Sì e no I C'è chi ci m:u1gia, e c·è chi ci si spolp:i. ! Quelli ,;ono i meno, e questi i più. ~la· finchè ci :i.'\rà l'ideale della patria forte e potente, contro alle nitre patrie, questi spolpati sentiranno la gloria della (orza e della potenza della loro patria, e lasceranno che gli altri, deposirn.rii di ule gloria al cospetto di Dio, conti– nuino a mangiare in nome di Dio e della patria. - Bravo! E quanto costn tutto ciò> - Uhm!? Una bazzecola! Ti dirò dcli' Inghilterra.. Il totnle clclle spese mili1ari norm:i.li dcli' Inghilterra era di 725 milioni nel 1888. Questi milioni salirono a 955 nel 1896 ed oggi tocca.no quasi due miliardi. Senza contare, bene inteso, i quaurini spesi nel• l'ultima guerra o dati per la gloria senza fine delle cos1ruzioni navali continuamente rinnovc\l:mtisi. Coloro che nppreizano di piil questo stntQ di cose, pare che siano le vedo\'e e gli orfrmelli dei morti alla guerra. del ;rr:msvaal e a cui la regina d'Inghilterra graziosamente ofTrl, a guerra finita: un:i. sc:nola di cioccolatto e un gioc:i.uolo I Sembra davvero che degli urrak I generali si le- vn.ssero da tutte le parti, in onore della buona regina Aless.'lndra che regalava una tavoletta di cioccolauo per il cad:were,del m:i.rito e un 'pulcinella a cn.mpanelli per il C.'\d:i.verèdel padre. - Ora comincio a capire che cosa è l'imperialismo - disse ingenunmcnte l'Antenato. - In queste parti dell'Afrie.1. ho sentito pmlare di un certo re Leopoldo. Che cosa fa lui? - Eh 1 Fa l'imperialismo anche lui. Avendo esteso la sua reale protezione dalla ballerina Cleo dc Mérode al Congo tulio iutiero, - i suoi soldati e i suoi missionari compiono tra voi opere mera– vigliose. Con la frusta il negro, tuo figlio degenere, vienè persuaso della civiltà europea; e per rendere pili persuasivo l'argomento, il missionario belg:i. impieg- ;i.un bastone irto di chiodi; e per ncu– tir.znre In sensibilit?t i colpi vengono dati sotto la pi:i.nta dei piedi. 11mirncolo pii1 grande è questo: che duemila bianchi sanno tenere in soggezione più milioni di negri. E tu parli della nostra inca– pacità! Stretti sono i noslri petti, - ma il pensiero che dirige i nostri muscoli conosce ogni malizia e ogni astuzia. Gli uffici:i.li bc\i;,_,i bruciano i villaggi intieri, tagliano la mano a chi solleva osser– var.i ,ni intempesth•e e vendono gli uomini negri, presi con la forza, alla Compagnia del Congo, in qualità di schiavi. Ogni test:t <li schi:i.vo è p:i.g:i.la50 franchi, e così l'uomo di sp:i.d:i.divenla uomo di denaro. - Noi ci serviamo degli stessi metodi - continuò l'Accademico, fiero di mostrare che la razza umana aveva gundngnato in nstuzin ciò che a,•eva perduto in oss.'l e muscoli, - noi ci serviamo degli stessi metodi per tenere al nostro servi7.iOmilioni e milioni di schiavi bi:mchi che, sulla terrn, nelle o(ficine, nelle miniere, 1:wornno per noi. Noi siamo una piccob. minor:lnzn, ma, malgrnclo ciò, tutta l'Europa che lavora, tutta l'Europa che piega le braccia sotto il peso della fatica, creando In ricchezza, è :ti noslro servizio e noi ci impadroniamo della ricchezza che e!i.s:t crea. A questo ci servono le sciabole, i cannoni e le unifonni. La sciabola sp:wenta e uccide i lavoratori: noi ce ne sen•inmo quando se ne presenta l'occasione. A Leopoli un processo ha mosu:i.to che gli u (fici:i.li bastonavano i loro soldati. Questo è nulla. Pochi giorni fa un ufficiale tedesco ha ucciso di sua mano un soldato perchè costui non l'ha salutato. I~ uso assni comune, fra i nostri Tedeschi, che l'ufficinle adoperi In sua sciabola, - e non solo sui suoi sold:ni, per tenerli in riga e farli marciare contro gli sciopernnti e i nemici di c;na ~f:lestà, ma anche sui bor– ghesi. Anzi i borghesi sono prcreribili. M:i. non si fa mie.'\ rntto questo per cattiveria! ohibò! noi si :i.mo giusti e gonfi di idee mo– rali. Prova ne sia che l'u(ficinle J-lu,;sner, dopo avere ucciso il sol– datino, ha scritto una lcuera in cui si legge questa frase: • lo non ho agiti) oè per odio nè per cattiveria. Non ho fatto che il mio do– vere di soldato • . A questo punto il ltoril\a digrignò i denti. I.' Accademico ebbe un leggero brivido e si affrettò ad aggiungere: - Bisogna s:tpcre che, secondo le nostre idee tedesche in m:\leria d'onore militare, I-lussner aveva il diriuo cli servirsi della sua sp:i.d:i per punire un soldato che si rifiula\'a di s.\lutarlo c che, come egli racconL'\, aveva tentato di alzare la mano su di lui... - Amico - interruppe l'n.nim:ile - non h:i.imai pensato che me– glio sarebbe per voi tuui spe,:znre In sciabola, rifiutare l'obbedien:rn a chi comanda In strage, e riposare fraternamente tutti, dopo avere lavorato tmti - tuni quelli che possono - ripos.'lre sotto la luce del grande sole, lranquillnmente, sui prati verdi, lungo il ruscello d'argentv, sulla riva del l:tgo silenzioso e del mare infinito? - C'è qualcuno che la pensa CO'-Ì. Sono i sovversivi. Essi non vogliono uccidere - pa,:1.iI - - e credono che verrò. il giorno in cui le frontiere cadranno. Essi sper:i.no che nei tempi futuri ognuno avrà e godrà del frutto intiero del proprio lavoro e sti– m :i.no che la terra debba essere bene comune come l'aria, 1:i.luce, e la bellczz:i. profonda del ~ielo... P:uzi ! Essi non si accorgono

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