Il Socialismo - Anno II - n. 1 - 25 febbraio 1903

IL SOCIAI.ISMO altri. In Germania il coltivatore è proprietario. La discesa delle rendite colpirebbe dunque la ma~.,a <lei piccoli proprietari, la quale, indebitata, ~arebbe costretta a ven– der le terre già coperte cl' ipoteche. Evitare questa even– tualità non si potrebbe, nitro che se lo Stato riducesse o abolisse artificialmente il debito ipotecario, 11contraccolpo della discesa delle rendite si farebbe sentire in mezzo ali' industria vera e propria. All'ab– bandono delle terre o al mutamento di cultura (j>ossi– ln"lilàrhe per i fini suoi di difesa della rendila fondiaria lo Scln/Jpel 11011 t•sn111i11n) seguirebbe una riduzione della domanda agricola in prodotti industriali: concimi. stru– menti, motori. I.a crisi dell'agricoltura non starebbe a sè, 1110 colpirchhc gli altri rami d' indus~ria. Lo Schippcl 11011 crede che, diminuita la doman~la interna di derrate. crescerebbe quella esterna e che sic• come la bilancin commerciale si salda in prodotti. do• vrehhe necci-i,:ariamentc crescere l'esportazione di pro-– dotti indui-trinli. Onde si vede che l'industria non soffrirebbe e forM!nemmeno la nazione, perchè In,pope,. !azione agricola s'impiegherebbe nelle fa?br_ichc. con~c è accaduto in Inghilterra. Sono elementt di econon11a intuitiva che i.alo ai protezionisti è lecito ignorare. Con ciò è detto anche che noi ci spa,·cntiamo assai 1>0eocli quella eventuale concorren:,.a _che i la,·°: ratori disoccupati dei campi muo\'erebbcro a1 l:woraton tielle indu~trie. Una parte dei primi emigrerebbe e l'altra potrchbe facilmente trovare impiego nelle fabbriche, le c1uali potrebbero appunto offrirlo per la cresciuta_ do• manda di loro prodotti. Naturalmente non neghiamo punto che que~to perturbamento generale dell'equilibrio economico d'un paese. non si avrebbe a patto di_ ner tevoli dolori individuali e di gruppi. Ogni perturbazione dell'equilibrio organico o sociale implica sofferenze e dolori. Perfettamente ovvio, quindi, che la perturba– r.ione dell'equilibrio economico crei soffcrcn:1.edetenni• nate in questo o quel gruppo cli p ersone. 11 progresso è un maggior reddito che si ottiene anch'esso a spese di un costo individuale e collettivo. Il costo, come si sa, non è altra cosa che la pena. Da ciò si vede che lo Schippel resta attaccato a tutti i pregiudizi ciel vecchio mercantilismo. L.' essei~• ziale per lui è che i dazi esistenti non siano toccali. A raggiungere questo fine tutti i sofismi son buoni. 1 Cosi, a<l ogni pa~so. noi scorgiamo, nel movimento socialist:1, l'evidenza delle due correnti: quella rivolu– zionaria e quella moderata. La prima subordina agl'interessi generali del mo~·i• mento le piccole op1>0nunità del momento e non esua a proporre cd accettare quelle misure, le quali, _Purin meno a note\'Oli perturbazioni momentanee, rechmo un sicuro progresso della. ociet!\. Il libererscambio è certa– mente di queste. L'altra, rivelando ad o~ni passo. l'ins!t~ bisoRnO cli transazioni e di compromessi co.n ~lt ord1111 esistenti, si preoccupa piì.1 delle pcrturbaz1om momen– tanee degl"interessi singoli, che non ~le!le conseg~1enze remote, mn sicure d'un'opera qualsiasi. Lo Sch1ppel, per esempio, non combatte, in principio, il libero•sca~n– bio. ma si spaventn innanzi agli effetti che la sua 111• trQduzione arrecherebbe. Da tali moti e paure trac.li~ il socialismo conservatore e piccolo-borghese la sua e s1• sten1.a, in mezzo al partito della democrazia socialista.. Il cozzo fra liberisti e protezionisti. entro l'istessa cerchia del Partito socialista, è uno dei tanti aspetti della lotta fra lo !-ipirito conservatore e lo spirito rivo• luzionario, che ora si dividono l'imperio degli animi nella nostra società. E dimostra clte 11011 -:·i ha idea la più ri-:•ol11::iom1ria in quanto semplice idea - r/Jt•gli animi ro11st•r:1a/ori11011 possano adattare e adullrrare. 1 \cdi Sc.·1111•1•t-L L'run.!:iig, Jrr 1/an,ltlsjolilik, d:a pag. 199 a p.,g. 2 28. Arturo Labriola. A proposito della mozione contro lespese militari Scrivo mentre continua la discussione parlamen– tare sulla mozione ~lirabelli per la riduzione delle spese milirnri. ~la l'esito del voto non può ei;scrc dubbio, per ora; come 'non sarà dubbio il carattere nnguillesco delle elo– quenti dichiarazioni governative, le quali affermeranno le buone condizioni del bilancio ((dello Stato» per pro– clamare la intangibilità sacra del palladio militare, per terra e per mare, ecc., ccc. Tutto ciò non diminuirà di un milligramma la nostra ostinata volontl\ a continuare l 'ngita:1.ione , soprattutto in paese, contro le spese improdulli1.1e (bila nci militari, interes..;i d el debito pubblico, lista civile. e(.-c.), per or– gani:1.zare e fortificare uno stato d'animo collettivo, che di,•engn p ressione efficace sui governanti per realizzare radicali economie in favore dei servizi civili. del lavoro e della produzione nazionale. Ma i.e questa è, diretta e adamantina, la nostra linea di condotta contro gli avversari. diventa invece singolare l'impre ssione che t aluni socialisti di tendenza riformista hanno manifesta.la, a proposito specialmente del mio discorso p arlamentare contro le spese impro• cluttivc. lo comprendo come nell' A-::a11g11ardia sodalisla (15 febbraio) Arturo Labriola insista giust..1mente Sl~llc (( finalità socialistiche» che deve sempre avere l'ag-lla• zione antimilitarista (o, meglio, l'agitazione contr,o le spese improduttive), rilevando come il progetto Cicc~t~i di riordinamento dell'esercito e del reclutamento 111,Ji. tnrc abbia realmente il difetto politico cli preoccuparsi trop1>0 della pratica attuabilit..-\ immediata, mettendosi sul terreno delle riforme di governo, che sono fun1.ione dei partiti ortodossi e che non riescono mni ni partiti eterodossi, qualunque sia la loro « ragionevolczr.a » e « prnticit..\ modest..'\ ». Ed io sono d'accordo con lui, nell'una e nell'altra nffermnzionc. ~la non comprendo i nostri compagni del Tempo (16 febbraio), quando credono _di ve?e~c n~l mio d!· scorso parlamentare (( una eresia soc1ahsrn. 111 senso n• formista » e tirano l'acqua al loro mulino. concludendo. per la ennesima volta, che non esistono le due tendenze. Ora questa sarà abilit..>t. polemica, ma non è veridica obbiettività. Le due tendenze esistono e saltano fuori e si im• pongono quando si /ralli di 1111a quesliollf: che 11erom• porli /'applica=io11e; ma si fondono in una tenden1..:.t media comune, quando si tratti di questioni, che sono appunto al di fuori o al disotto della tendenza transi• gente od intransigente, riformista o ri\·oluzionaria. Come sarebbe mala fede o soverchia abilità J>OIC• mica. da parte nostra, il meravigliarci che Turati abbia accettato la mia pro1>0sta di svolgere - lui, tran~i– gentc e riformist..'t - la interpellanza sul processo di Candcln, che il Gruppo parlamentare aveva anlclmo a me, pcrchè è evidente che in una questione come quella, tra sorialisli. non vi possono essere due Jendenzc, una per, e l'altra contro l'encomio solenne al hrig-adie~c Ccntauni - cosi è fuor di luogo il ritornello che 11011 es1• stano le due tendenze perchè contro le ~pese impro-– duttive siano tutti d'accordo. riformisti e rivoluzionari. ~In (nel .'forialismo del 25 settembre 1902 pag. 256) riferendo la prima deliberazione ciel Gruppo parlamen– tare (24 settembre), che accettava la proposta mia ~ di Bissolati di una agit..uione contro le spese improdutuve. io rilevavo appunto che questa deliberazione rappresenH\ « una specie di progrnmma medio - fra il pr0J,."Tnmnm massimo e il programma minimo - cd offre 1111 ler• re110 ro1111111e su cui potranno la,·oran: concordi i ~oda• listi delle due tendcnzt·. »

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