Il Socialismo - Anno I - n. 24 - 10 febbraio 1903

ANNO I. IL SOCIALISMO ~ Rivistaquioòicinaleòirettada ENRICO FERRI ~ ATTUALITÀ POLITICA Lapolitica ommerciale deisocialisti. I. In quest'anno scadono i tratlati di commercio sta– biliti fra la maggior parte dei paesi d'Europa. Quale attitudine assumeranno cli fronte alla politica commer– ciale i Partiti socialisti dei vari paesi, che pure rappre– sentano gl'interessi della parte più numerosa d'ogni Stato? In Italia i socialisti appena s'accorgono che il problema esista: invece in German_ia si _è discusso a lungo cd ancora si discute nel Pa:uto. ~1ova pertan~o riassumere qtiesta discussione, net punti, almeno, 111 cui essa presenta un interesse generale. Guardiamo, innanzi tutto, gli antecedenti. Il Partito socialista, che se in qualche parte _d'Europa trascura d'occuparsi ora di politica commerciale lo fa soltanto per momentanea ignoranza della gra~ità del p;o~lema, o per essere la sua attenzione fissata m m.agg1on sog– getti, se ne astenne altra volta con~e. per sistema. e pc~ principio, considerando esso la pohuca commerciale eh un paese come affatto indifferente per gl'interess.i d~lle classi lavoratrici. In che modo questo punto d1 vista fu superato è pure opportuno CS<:"lminare. Così ci accor– geremo che, non diversamente dagli altri gruppi cd. in– dividui umani, il Partito socialista si pone esclusiva– mente i problemi che esso è in condizione di risolvere direttamente. Finchè il Partito socialista fu l'accolta di minuscole sètte separate dalla massa del popolo lavoratore o s~ di essa esercitante, si, un vasto 111flusso, ma come d1 corpo estraneo alla massa stessa e che di essa inten– deva s ervirsi per fini più eleni - sino a eh~ durò_qu~st~ sta.to del Partito socialista, esso, ovvero 1 mampoli d1 coloro che oggi chiameremmo socialisti, guardarono con indifferenza ai grandi problemi della politica com– merciale. Lo aspettato millennio avrebbe risoluto ogni cosa. A che consumarsi nell'inutile sforzo di conseguire qualche minuscolo vantaggio immediato, quando era possibile con un congiurato impeto di volontà ottenere altro e assai di più e meglio? Ma naturalmente questo non si proclamava apertamente, e tutta una serie cli teorie furono escogitate per giustificare questa iucvita– bile astensione dei socialisti sul terreno della potitica commerciale.' . .. In un famoso opuscolo sul movimento cartista in Inghilterra, uscito anonimo, ma scritto sollo l'ispira• zione e con la collaborazione di Federico Engels, è dello che « i cartisti cercarono di far fallire ogni meeting dei libero•scambisti, o vincendo questi ultimi nelle vota- 1 Vedi: MAX SCIIIPPl'.1. 1 (,'ruml::iig-t dtr /lamlelspolilil.•. - Ber– lino, 1902, cap: VII: Dit Arbtilerklasu 1md dit lmrgtrlidu /la11- dd1polilik. ;doni, o facendone sciogliere le assemblee e realizzarono talmente ìl loro fine, che i libero•scambisti non ten• nero più riunioni pubbliche, ma comizi di loro ade– renti, muniti di speciale biglietto. Non ostante ciò, molti comizi andarono a monte. Le due agitazioni [car– tista e libero•scambista] procedettero d'ora innanzi, sino all'abolizione delle leggi sul grano, nel 1846 1 l'una a fianco dell'altra, fra le più violenti contese» (Die Cltar– tislenbeweg1111g ù1 E11gla11d, Ziiricb, 1887). La ragion d'essere di questa linea di condotta se– guita dal primo movimento proletario europeo può così rappresentarsi. 11 movimento liberO•SCambista è dovuto ai capitalisti industriali, lottanti contro il possesso ter– riero. L'abolizione delle leggi protezionistiche sul grano tende a far crescere i profitti del capitale. Questo è il vero scopo dell'agitazione anti-protezionistica. i\la i car– tisti sono socialisti, cioè il fine loro è l'abolizione del profitto capitalistico. Perchè dunque perderebbero tempo a far crescere quei profitti che essi vogliono eli– minare?· Nell'opuscolo sul movimento cartista si legge infatti.: « Grano n b11011merralo significa per la borghesia for::a di lavoro n buon mercato. Potendo il lavoratore acquistare i suoi mezzi di sostentamento pii.1 a buon mercato di prima, egli potrà produrre per un salario pili tenue di prima. La diminuzione dei prezzi di costo delle merci, ottenuta mercè l'abolizione delle leggi sul grano, doveva avvantaggiare la borghesia inglese nella sua lotta di concorrenza contro i fabbricanti di altri paesi. La domanda di merci inglesi doveva salire e la borghesia inglese si sarebbe accostata di un .altro p~sso al suo ideale, far dell'Inghilterra uno Staio 111d11slnale, al quale tutto _il mondo dovesse attingere le merci ~i cui aveva bisogno ... Ma i lavoratori sapevano che 11 pane a buon mercato e l'alto salario, che si diceva l'a– bolizione del dazio avrebbero prodotti, non potevano essere che un pnne jilli::io e un snlario jilli=io. Essi comprendevano perfettamente che se davvero l'aboli– lizione .. lei dazi avrebbe arrecato all'industria un pe– riodo di successi passeggieri. i vantaggi risultanti pt·r la classe operaia sarebbero presto svaniti e solo i ,·nn– taggi dei capitnlisti sarebbero restati. La classe operaia non si lasciò quindi adescare.» i\larx, più tardi, nella A1isère de la Pliiloso/Jhic e nel discorso sul libero scambi9. sostiene ad un di– presso le stesse idee. La sua teoria è semplice. Il van– taggio immediato che le classi lavoratrici rica\'ano dal– l'abolizione del dazio sul grano è presto assorbito dalla concorrenza che i lavoratori si fanno e che riduce i loro &"\lari al minimo indispensabile all'esistenza. Solo il vantaggio ricavato dai capitalisti rimane ed il capi– tale stesso diviene sempre più forte e accentrato. Il pregiudizio che scorre sotto tutte ques~c. dottri,~e è la legge di bron=o del salario, secondo cui il salano non potrebbe mai eccedere il minimo indispensabile all'esistenza. Una tal legge è applicata a diritto e a rovescio ct~d socialisti della metà del secolo scorso. Così nella critica che Marx fa del Girardin (1850) è detto: « l'abolizione d'una vecchia imposta non cle,·a

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